Claudio Coccoluto a Perugia (foto Karen Righi)

di Angela Giorgi e Danilo Nardoni

28 marzo 2020, quasi un anno fa. Claudio Coccoluto non rinuncia a mettersi in gioco, partecipando a una delle prime – allora apparentemente pionieristiche – interviste in streaming. Quando Matteo Grandi, in uno dei suoi ‘Dialoghi della speranza’, chiede all’artista come sarebbero sopravvissuti, secondo lui, gli eventi dopo la pandemia, Coccoluto ricorda l’Italia all’indomani degli anni di piombo: un’esplosione di vita. «Roma di notte, negli anni ’80, era una Roma felliniana. E quando ci sarà di nuovo questa esplosione, noi ci faremo trovare pronti».

Troppo presto Claudio ci ha lasciato troppo presto e non potrà essere al nostro fianco quando «ci faremo trovare pronti». O forse sì. Forse sarà comunque con noi, nelle parole e nei ricordi di quanti hanno avuto la fortuna di condividere passaggi di vita incastonati nella storia della club culture; ma sarà anche con noi quando un adolescente di una città qualunque prenderà in mano il suo primo vinile e appoggerà per la prima volta la puntina sul solco; quando i dancefloor di tutta Italia e del mondo ricominceranno a grondare del sudore e dei sogni del popolo della notte, quando le vibrazioni usciranno di nuovo dai sound system con tutta la loro potenza catartica.

Icona dei club Autentica icona del mondo notturno, Claudio Coccoluto è stato tra gli alfieri del clubbing made in Italy nel mondo, di una scena che ha avuto anche nell’Umbria un suo Eldorado. Possiamo averlo dimenticato, le generazioni più giovani potrebbero non saperlo, ma la nostra regione è stata una terra dove la club culture ha prosperato per decenni, arrivando alla ribalta nel panorama nazionale – e non solo – per i suoi club leggendari e i suoi dj dal tocco magico. Artisti della consolle, votati a una passione perenne per la musica e per la condivisione, che in questi giorni hanno ricordato Claudio Coccoluto come artista e come essere umano.

Dj Ralf «Ci conosciamo da quando le nostre carriere sono partite e, sin dall’inizio, il nostro percorso è stato parallelo: penso soprattutto al contesto di Ibiza, dove accadeva spesso che io suonassi in una sala e lui nell’altra nello stesso locale o quando condividevamo gli stessi appartamenti», ricorda Dj Ralf. «Ma non eravamo mai diventati così intimi come nell’ultimo anno, in seguito alle due serate di “reunion” che abbiamo fatto con Alex Neri, una al Tenax e una al Fabriq, dopo il successo di Samurai, un format che poi è diventato anche un album. In questi ultimi mesi ho conosciuto Claudio un po’ più a fondo e ho potuto apprezzare moltissimo alcuni aspetti del suo carattere, per esempio la sua grande positività e forza, la dignità con cui ha affrontato la malattia: quando ci sentivamo, non ho mai letto nelle sue parole qualche segnale di cedimento, nemmeno nella nostra ultima chiacchierata recente. Abbiamo fatto tante chiamate collettive con amici e a me piaceva farlo divertire e regalargli spensieratezza, cosa che amo fare con la gente in generale e in particolare con lui, che rideva sempre a crepapelle alle mie “clownerie”. Tra tutti noi, era forse il più mediatico e nell’ultimo periodo si è battuto per dare dignità al nostro lavoro. L’unico rammarico che ho è che, tra marzo e aprile del 2020, avevamo fissato una data al Bellaciao: sarebbe stata la prima che avrebbe fatto in assoluto lì con noi, ma purtroppo siamo stati costretti ad annullarla per la pandemia. Ci eravamo ripromessi che sarebbe stata la prima cosa che avremmo fatto dopo la riapertura».

Marco Molinari «Nel giorno in cui tutti lo hanno giustamente commemorato come il dj italiano più famoso nel mondo, nel mio cuore e nella mia mente si sono rincorsi emozioni e ricordi dell’uomo ancora prima dell’artista», esordisce Marco Molinari, il dj perugino che forse più di tutti lo ha frequentato. «Questo è stato per me Claudio: un amico, una guida, un saggio confidente, una persona solare spiritosa e incredibilmente umile. Lo conoscevo da 20 anni ed è stato sorprendente, fin dal primo giorno che ci siamo incontrati, il modo in cui ha custodito e coltivato il nostro rapporto. Ho ammirato subito il suo approccio nei riguardi della musica, eterno sperimentatore ed esploratore di nuove sonorità, pur rimanendo sempre fedele alle radici della scena underground. Mi mancheranno un’immensità di cose: gli infiniti scambi di opinioni sui dischi appena usciti, gli appuntamenti notturni lungo i caselli delle autostrade, gli affettuosi abbracci ai miei figli e il suo sorriso malizioso che mi autorizzava perfino a firmare autografi a suo nome mentre mixava. Claudio sarà per sempre come quel vinile speciale che custodisco in mezzo a tanti: emozionante, concreto, vero, eterno».

Viceversa «Claudio era e rimarrà “IL DJ” italiano più famoso al mondo», afferma Vincenzo “Viceversa” Cerquiglini, storico dj umbro che con Coccoluto ha condiviso serate anche fuori regione. «Ha sapientemente non solo mixato la musica ma anche la sua immagine, tra mainstream e scena underground, a suo agio tanto nei club quanto sul palco di Sanremo o a Radio DJ, con le sue analisi sempre precise, sia in musica che rispetto alla società; non da ultimo, grande artefice in studio di ottime produzioni house. Personalmente ho molti ricordi di Claudio, vissuti nella scena romana della seconda metà degli anni ’80 e, nei primi anni ’90, nella prima scena rave della capitale; e ancora il primo Space Babes al Quasar, le serate al Red Zone. Sono stato suo ospite in varie date a Napoli, con il suo gruppo organizzatore “Angels of Love”: al tempo, con tipico sarcasmo partenopeo mi definiva “l’imperfezione punk più divertente che abbia mai sentito”. Poi servizi fotografici fatti per l’agenda DJ della Panini e gli spot TV come testimonial della Wrangler, tutte cose che accomunarono noi dj underground in quelli anni spensierati, in un momento storico in cui le discoteche erano “l’ombelico del mondo” e vi era molto tempo extra per stare insieme dopo le serate o per set. Tutte storie raccontate dal documentario “Italohouse story” uscito qualche anno fa, con le interviste ai top djs dell’epoca, tra cui appunto il compianto Claudio. Una vita dedicata seriamente alla musica di qualità, rigorosamente su vinile. Un amore talmente forte per tutto questo da trasmetterlo potentemente al bravissimo figlio Gianmaria».

Marco Cucchia «Ho conosciuto Claudio nel 1990 al Piper di Roma per il DMC», racconta Marco Cucchia, altro dj perugino che lo conosceva bene. «Era una persona di un’umiltà e una disponibilità uniche, verso tutti. Non te lo aspetteresti da un personaggio di quel calibro, e che calibro! La sua cultura musicale sconfinata, la tecnica, la continua ricerca sonora: un bagaglio ricchissimo che percepivi tanto nei set quanto nelle produzioni discografiche.  Era uno che lasciava il segno. Abbiamo perso un protagonista della nostra scena, un precursore, un maestro, un amico».

Ricky L «Claudio era un dj di quelli veri e lo dico senza retorica», è inoltre il ricordo di Ricky L, una delle “firme” musicali leggendarie del Red Zone e non solo. «Per veri intendo quelli che come lui hanno dedicato la loro vita solo alla musica, conoscendola tutta e condividendola con passione e sincerità. Mai scontato, Claudio era sofisticato ed elegante nella sua arte e nella vita. Un ambasciatore nel mondo di autentiche emozioni mediterranee. Ci mancherà tanto, lui e la sicurezza che ci infondeva nel sapere che ovunque ci avrebbe rappresentato con profonda dignità. Con tutta la stima che ho e il cuore in frantumi».

Gianluca Calderozzi Non solo i suoi colleghi a ricordarlo. Anche chi le serate nei club le organizza si unisce al coro di commozione e ricordi. Per Gianluca Calderozzi, storico main man del Red Zone, la “casa” umbra – e non solo – per eccellenza della club culture. Claudio Coccoluto è «una persona che conosco da sempre e che ho rispettato tantissimo. È un pezzo di storia che se ne va. I ricordi sono tanti, dal 1988 in avanti. Penso alle prime volte insieme allo Scorpione, anche con Marco Trani – un altro di quella generazione di grandi dj che non c’è più – fino a tutti gli anni ’90 e primi duemila al Red Zone e non solo. È impossibile contare le serate che ha trascorso nelle discoteche di tutta Italia, Umbria compresa. Più che ricordarlo in quella veste, i miei pensieri sono andati a quando realizzavamo l’Agenda Dance, con 100 discoteche e 100 personaggi, che poi veniva distribuita nelle scuole. Tra questi, nelle 7 edizioni lui non è mai mancato, veniva sempre ai provini che facevamo l’estate a Milano Marittima. E nel giorno triste della sua morte sono andato a rispolverare dal cassetto scatti unici di quelle giornate».

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