È nei momenti critici che bisogna interrogarsi sul futuro e cominciare a costruirlo. Il declino, che negli ultimi decenni ha segnato l’area ternana, con gli effetti economici della pandemia in corso può trasformarsi in crollo. Questi stessi effetti rendono impossibile continuare lungo “la strada vecchia”. Comunque dovremo prenderne una “nuova”. Sbagliare questa scelta potrebbe essere fatale per tutta la nostra comunità cittadina. Per restare una città dobbiamo puntare da subito sulla crescita economica. La crescita è condizione non sufficiente, ma necessaria per ampliare le possibilità per tutti e le libertà per ciascuno. Per questo, è necessario riattivare a Terni una sana competizione tra persone, gruppi, idee ed interessi. Non serve essere tutti d’accordo su tutto. Serve al contrario che le nostre diversità cooperino e competano applicando ogni loro energia ai singoli punti di una agenda comune, breve e strategica. L’adeguatezza dell’agenda di cui abbiamo bisogno dipenderà innanzitutto dalla scala alla quale sarà pensata. L’Unione Europea nonostante le difficoltà resiste e cresce come straordinario esperimento di innovazione politica e civile. Tanti fattori rendono però sempre più incerto il limite meridionale della sua area geografica veramente vitale e corrispondente al suo motore economico e civile. Fra dieci anni questo confine si fermerà al Po o sarà più a sud, sino ad includere anche la parte centro-meridionale della penisola? È qui che si dà la partita vera che ci riguarda. È a questo livello che dobbiamo porre e giocare la nostra nuova partita. La ripresa delle città medie del Centro Italia aiuterebbe a tenere più Italia dentro l’Unione Europea e dentro il mondo delle “società aperte”, ed a mantenere saldamente l’Unione europea nello scacchiere mediterraneo. Per non restare marginale, la questione ternana va incardinata nella questione dell’Italia Centrale.

La crescita da subito, per restare città: cinque punti per un’agenda

  1. Le opportunità di cui siamo ricchi. Livelli di istruzione, risorse paesaggistiche, sicurezza, sistema sanitario, qualità urbana, imprese multinazionali, cultura manageriale della grande impresa e il saper fare manifatturiero di un vivace tessuto di micro e piccole imprese, sono beni che nell’area ternana hanno una concentrazione superiore alla media dell’Italia centrale e meridionale. Anche la quantità, lo stato ed i costi del patrimonio abitativo inutilizzato ci avvantaggiano rispetto alla stessa porzione di paese. Il contributo alla crescita che viene da questi tipi di beni è evidente. Queste opportunità possono anche favorire l’attrazione di nuovi residenti, arginare il nostro declino demografico, far fronte alle nuove sfide dell’organizzazione e della produzione, dalla manifattura digitale allo smartworking ed ai servizi avanzati. Il tutto va messo a sistema per far crescere una città nella quale sia anche piacevole vivere e lavorare.
  2. Gli attori primari. Nelle condizioni presenti, ogni singola impresa capace di mercato con radici a Terni è il bene più importante. Le multinazionali che ancora si addensano nel tessuto economico ternano non sono né ospiti indesiderati né strumenti di assistenza. Non importa che facciano anche altro altrove, importa invece che per loro sia importante e conveniente quanto fanno qui. A Terni è innanzitutto il “pubblico” dei governi nazionale, regionale e locale che spesso ha fallito, non il “privato” delle imprese. Se, da un lato, si sono riversate risorse pubbliche “nelle” imprese con la speranza di ricadute occupazionali positive, dall’altro non si è adeguatamente investito “per le” imprese, valorizzando il territorio e trasformandolo in terreno fertile per il lavoro e l’intrapresa economica (si pensi alla sorte della piastra logistica, allo stato dei collegamenti infrastrutturali, ecc.).
  1. Una “massa” adeguata anche per la amministrazione locale. Terni a Terni non basta. Per avere la forza di imporsi, ad ogni suo elemento servono dimensioni maggiori: quelle del suo sistema locale del lavoro, tra 150.000 e 180.000 abitanti, almeno una decina di comuni. La regola della “massa critica” vale per ogni tipo di attore sociale e vale per l’amministrazione pubblica. Del resto, qualcosa come una “grande area ternana” non è un sogno, ma esiste già. A farne una realtà sono i movimenti quotidiani per studio e lavoro di decine di migliaia di persone. Semmai è la “piccola Terni” che non esiste più: quella della “nostalgia” e delle mappe amministrative. Anche gli strumenti per dare all’amministrazione locale queste nuove e più adeguate dimensioni esistono già: dalla costituzione di agenzie per funzioni specializzate tra i comuni, a partire da Terni e Narni, alla creazione di un unico comune in cui resteranno ambiti di autonomia per i singoli centri, perseguendo anche obiettivi di alleggerimento e di forte semplificazione delle procedure burocratiche. Un’amministrazione di questo peso non dovrà delegare, ma potrà trattare da pari a pari – come vuole la Costituzione italiana – con altre amministrazioni e con altri attori pubblici e privati, università, governi regionali, città medie, aree metropolitane, imprese, disponendo del peso per promuovere alleanze strategiche.
  2. Il nodo delle connessioni. Ogni forma di connessione va rafforzata, la chiusura strutturale come quella identitaria della città sono l’anticamera della sua marginalizzazione. Dalle infrastrutture logistiche, come il corridoio Civitavecchia-Ancona ed il corridoio nord dell’area metropolitana romana, a quelle digitali, dalle reti della cultura a quelle dell’istruzione e della formazione. È urgentissimo e possibile dare maggiore velocità alle infrastrutture Roma-Ancona ed alla E45. Occorre mettere all’opera il valore strategico di Terni e dell’Umbria Flaminia: Orte-Narni-Terni-Spoleto-Foligno. È urgentissimo e possibile realizzare interventi risolutivi sulla mobilità urbana, tenendo finalmente conto della pianificazione integrata dell’area ternana e implementando azoni ispirate alle migliori pratiche europee.
  3. La varietà indispensabile. Sui banchi delle nostre scuole ogni giorno la varietà culturale ed etnica riscrive le graduatorie dei rendimenti scolastici. A Terni molti “primi della classe” sono figli e figlie di famiglie immigrate dalle quali dovremmo cominciare a prendere esempio. Questa positiva sovversione potrebbe allargarsi ad altri ambiti sociali e potrebbe ripetere quanto si verificò oltre un secolo fa, quando a formare nuove e più dinamiche élites locali furono anche neo-ternani provenienti allora dal resto della penisola. Capace di ripresa è solo una città nella quale il merito viene prima, una città che riconosce nella diversità culturale un valore aggiunto.

Serve una agenda, breve e strategica, non per ridurre le differenze tra noi, ma per metterle all’opera, per farle fruttare vuoi attraverso la competizione vuoi attraverso la cooperazione. È in questo modo che aumenta la probabilità che per questi cinque gruppi di problemi prendano corpo nuovi processi e si affermino le soluzioni migliori. La narrazione della vecchia Terni è stata bruscamente interrotta. Le ultime pagine sono state strappate con violenza dalla pandemia in corso. Di fronte abbiamo pagine bianche. Cosa ci vogliamo scrivere? Chi sarà a scrivere? Un gruppo di naufraghi sopravvissuti e stremati? La vecchia e fallita coalizione dei “conservatori”? La speranza è che possa finalmente farlo una coalizione di “innovatori”. Una coalizione che per le giovani generazioni sia motivo di speranza e provocazione alla responsabilità. La speranza non è un sentimento attendista, ma la condizione entro la quale solamente possono maturare un’agenda nuova e nuovi progetti. La speranza non la nostalgia è l’orizzonte e la condizione entro cui possiamo scegliere il futuro di Terni e dell’area ternana.

Lettera firmata Alessandro Almadori Pawel Gajewski, Antonio Alunni Maurizio Leonardi, Silvia Angeletti,  Augusto Magliocchetti, Giorgio Armillei, Riccardo Marcelli, Tiziana Benucci, Patrizia Mecocci, Sonia Bertocco, Cristina Montesi, Alessandro Betti, Gabriele Nardini, Stefano Bolletta, Francesco Neri, Alex Borrelli, Luciano Neri, Giorgio Brighi, Stefano Pallotta, Emanuela Buccioni, Alessio Patalocco, Maurizio Cipollone, Ideale Piantoni, Lucio Conti, Rita Pileri, Massimo Cresta, Marco Plini, Francesco Croce, Gianni Pocetta, Giuseppe Croce, Maria Grazia Proietti, Daniela Di Noia, Alessandro Rossi, Linda Di Pietro, Chiara Sabatini, Luca Diotallevi, Vera Sabatini, Pier Francesco Duranti, Marco Sciarrini, Italo Federici, Stefano Sereni, Bruno Felici, Assem Tofeily, Annalisa Fioretti, Alessandra Trionfetti, Antonello Fiorucci, Andrea Tropeoli, Alessio Foconi, Federico Zacaglioni, Mauro Franceschini.

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