di Maurizio Troccoli
Avrebbe potuto ascoltare tutti e poi ricordare loro cosa significhi un patrocinio. E invece, Romizi, ha compiuto la scelta più svantaggiosa per lui: quella di non concederlo all’Umbria Pride, dopo il polverone dei giorni scorsi. La brutale sintesi è che la sua scelta non è liberale. Quella di Tesei sì.
Attorno a Romizi che, per sua natura, avrebbe sicuramente concesso il patrocinio al Pride, si è alzato un muro di conservatori tradizionalisti che gli hanno chiesto di dire no al patrocinio, anche a poche ore dall’appuntamento. Qualcuno, in occasione della candidatura di questi esponenti, prima ancora di essere eletti, avrebbe dovuto informarli del fatto che non si governa solo per chi la pensa come te. In quel caso rischi di fare apparire, come giganti del pensiero, chi ti ha preceduto.
Vale anche per il patrocinio che non significa: sono d’accordo con te. Ma, molto più semplicemente: sostengo il tuo diritto di esprimerti, nelle forme della correttezza, previste. Insomma il patrocinio lo concedi, magari ribadendo il rispetto di certi principi e regole. Ma lo concedi. Cogliendo anche l’occasione di ribadire una contrarietà di opinioni. Come può venire in mente a qualcuno che abbia una cognizione del valore delle istituzioni, negare un patrocinio a una manifestazione che rivendica diritti? Soprattutto se sei sindaco di una città come Perugia, con una sua identità culturale ben riconoscibile, fuori, come non arcaica.
Sarebbe bastato, ad esempio, lasciarsi ispirare dal comportamento che, sulla vicenda, sta decidendo di assumere la Chiesa, rispetto alle posizioni di chi, come Pillon, si dichiara vicino, non raccogliendo il benché minimo segnale di sostegno. Romizi, il significato di un patrocinio lo conosce. Molti attorno a lui, non soltanto non si sono assunti la responsabilità di indicare pubblicamente una posizione, ma hanno sottolineato che fosse di esclusiva competenza del sindaco. Dimostrando – spiace dirlo – di essere disponibili a perdere una interessante occasione per dimostrare spessore politico. Confermata, dall’evidente fuggi fuggi di molti alle richieste dei giornalisti di sapere e di capire, almeno le rispettive posizioni. Ci hanno ricordato la regola della scelta non collegiale di un patrocinio, di esclusiva competenza del sindaco.
Dalla serie: fatti suoi. Che, ha gestito cedendo sul terreno liberale, fino a consegnarlo a chi, da posizioni ben più impegnative, ha avuto più coraggio di lui. Donatella Tesei. Non conta come la presidente ci sia arrivata. Se perché lo voleva o scivolandoci, fortunatamente, dentro. Per poi essere accerchiata e decidere di mostrare i muscoli, rimanendo sulle posizioni determinatesi. Conta, invece che, agli atti, rimane il sì della leghista Tesei, e il no del liberale Romizi. Anche se le intenzioni fossero diametralmente opposte. Persino rispetto alle conclusioni.