Un fucile (Jp Valery - Unsplash)

di Emanuele Bennati*

Non si placano le polemiche tra cacciatori sulla pre apertura, al di là della politica che gioisce e lucida medaglie per aver conquistato la pre apertura alla tortora ma si sa, siamo in campagna elettorale e il modello di politica del noto personaggio interpretato da Antonio Albanese Cetto la Qualunque la fa padrone, mentre dall’altra parte della barricata una politica assorta nei suoi pensieri, come cantava Vasco Rossi, interviene sul tema a spot. In questa vicenda sono emersi tutti i limiti della politica. È il momento che il mondo venatorio si ponga alcune domande. Quello che è successo negli ultimi due anni in Umbria è il fallimento delle politiche venatorie, che non hanno supportato i cacciatori cercando di far comprendere loro le complesse dinamiche che ruotano attorno alla caccia, agli interessi conservazionistici internazionali e alle strategie europee per la conservazione della biodiversità, che hanno caratterizzato gli ultimi trent’anni delle politiche europee e che in maniera prepotente influenzano le scelte che siamo chiamati a fare nel redigere i calendari venatori e nella gestione del territorio; scelte che hanno un forte impatto emotivo sui cacciatori.

Le regole Diventa quanto mai necessario a questo punto chiarire alcuni aspetti fondamentali. La tortora secondo la classificazione Bird life international è considerata Spec 1, ed è cioè gravemente minacciata e inserita nella Red list della Iucn con la classificazione vulnerabile. Secondo la direttiva Europea 2009/147/CE concernente la conservazione degli uccelli selvatici in funzione del loro livello di popolazione, della distribuzione geografica e del tasso di riproduzione in tutta la comunità le specie elencate all’allegato II (tra le quali è inserita la Tortora selvatica Streptopelia turtur) possono essere oggetto di atti di caccia nel quadro della legislazione nazionale, fermo restando che nel caso di una specie in declino la caccia non può per definizione essere sostenibile, a meno che non faccia parte di un piano di gestione adeguato che preveda anche la conservazione degli habitat e altre misure in grado di rallentare e di invertire la tendenza al declino. Nel marzo 2022 pertanto è stato approvato il piano di gestione nazionale della tortora selvatica, in recepimento del piano di azione europeo il quale prevede una gestione adattativa del prelievo a livello continentale, che siano sempre applicate misure di miglioramento ambientale su scala significativa, che vengano effettuati controlli adeguati relativamente al rispetto delle norma sull’attività venatoria e che venga effettuato un prelievo massimo del 50 per cento rispetto agli abbattimenti degli anni precedenti e, infine, che venga adottato un sistema di rendicontazione immediata degli abbattimenti affinché il prelievo non superi la quota stabilita.

Le tappe Alla luce di quanto sopra la Regione Umbria in sede di consulta faunistica ha comunicato alle associazioni venatorie le prerogative per esercitare il prelievo della tortora. In particolare è stata sottolineata la necessità di stabilire il contingente prelevabile (dato desumibile solo dalla lettura dei tesserini degli anni precedenti), un sistema che consentisse la rendicontazione immediata degli abbattimenti mediante tesserino elettronico o altro sistema comunque sempre tramite smartphone, in quanto al momento non si dispone di altri strumenti in grado di soddisfare tale requisiti; decisione contro la quale alcune associazioni venatorie si sono opposte fin da subito. Altro punto necessario era quello di dimostrare i miglioramenti ambientali previsti nel piano di azione. Nel mese di giugno ci è stato comunicato dalla Regione il numero dei capi prelevabili e nella riunione del 4 agosto, la Regione interpellando le associazioni ha chiesto se introdurre o meno la specie in pre apertura adottando le misure previste dal piano di gestione della specie. A tale data non era ancora stato implementato nessun sistema di rendicontazione degli abbattimenti, e solo nella riunione del 23 agosto ci sono state illustrate le modalità per la rendicontazione. A quel punto c’era poco da fare se non accettare quanto proposto; l’alternativa era quella di non cacciare la tortora in pre apertura. L’assessore astutamente ha chiesto che la decisione fosse assunta all’unanimità e, di fronte a ciò, qualunque associazione si fosse permessa di dissentire sarebbe stata messa alla gogna dalle altre.

Stati generali Questi sono i fatti. La scelta era tra non fare la pre apertura oppure farla sulla base della corretta applicazione del piano di gestione. Per Arci caccia l’unico rammarico è che tutto ciò si poteva evitare se le decisioni fossero state assunte nei tempi giusti; in tal caso avremmo avuto il tempo di informare i cacciatori delle modalità di prelievo, correggendo gli errori in corsa nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno. Nel mese di marzo avevamo già sollecitato l’assessore di approvare il calendario venatorio, come prevede la legge, entro il 15 giugno, anche alla luce del fatto che a dicembre erano stati approvati i nuovi Key concept, i quali prevedono modifiche sostanziali sulle date di migrazione pre nuziale e indipendenza della prole, periodo in cui secondo la Direttiva uccelli non è ammesso il prelievo venatorio; ma questa è un’altra storia, sperando che non finisca male! Continuando a non informare correttamente i cacciatori si fa solo il gioco dei nostri detrattori e di chi vorrebbe scrivere la parola fine sulla caccia. Il prossimo 29 settembre le associazioni venatorie saranno chiamate a presentare le loro proposte in occasione degli stati generali della caccia in Umbria, convocati dall’assessore Morroni; sarà poi compito della Regione elaborare una proposta per i prossimi anni auspicando che la decisone finale sia assunta anche in questo caso all’unanimità e non a maggioranza.

*Presidente Arci caccia Umbria