Brunello Cucinelli e il suo papà Umberto (foto tratta dal sito brunellocucinelli.com)

di Brunello Cucinelli

In questi giorni che si avvicinano alla fine dell’anno, in cui tutti, nella serenità del cuore, guardiamo al nostro passato recente e lontano e ne facciamo il punto; in questo tempo sereno in cui si guarda agli orizzonti di un radioso futuro, il mio pensiero va a voi, giovani. Vi amo profondamente, e vi vedo tutti attraverso gli occhi di un padre e di un uomo che pensa sempre con l’anima rivolta al futuro. Siete per me come il sale della terra, i grandi e le sentinelle di domani, degni, come ogni altro essere umano, di vivere alla ricerca della felicità. I vostri occhi sono luminosi e pieni di una grande energia: intravedo sempre in voi qualcosa che può essere gioia, speranza e talvolta anche delusione. Lo scintillio nei vostri occhi è così vitale che, anche quando mi trovo in circostanze di lavoro, lascio istintivamente la forma abituale per l’insolito, e vi parlo con la semplicità che unisce fratello a fratello. Non ero molto diverso da voi, alla vostra età. Oggi sono un uomo che ha seguito il suo sogno speciale, qualcuno che ha finalmente esaudito l’antico desiderio, nato da mio padre con le lacrime agli occhi offeso sul lavoro, il sogno di vivere umanisticamente verso se stesso e verso gli altri.

Questo, penso spesso, rende nobile la mia intenzione. Perciò, a volte, quando siamo insieme in qualche occasione pubblica, con gli occhi fissi nei vostri, senza mai lasciarli per tutto il tempo, mi piace raccontarvi la mia vita, come vedo oggi la povertà della mia infanzia come un dono e non come un condanna, come in quella povertà non mi mancasse nulla, né il cibo né, soprattutto, la felicità, e questa felicità, che era la vera ricchezza, la trovavo ogni giorno nella bellezza della natura: le albe bianche come gigli, i cieli sfolgoranti di azzurro e rosso, il primo sole che asciuga lentamente la rugiada argentea, la musica mormorante della pioggia nei boschi, il nobile corteo delle stagioni.

Vi dico spesso come la ricchezza non è, come può sembrare, un peso leggero da portare, e solo se la sapete trasformare in dono è gradita al giusto. Potreste incontrare dolore nella vita, sfortunatamente, come un nemico strisciante che attende ognuno, in agguato nel futuro. Ma allo stesso tempo il dolore, come ci insegnano tanti antichi studiosi, è un dono, e come diceva Oscar Wilde, che lo ebbe come compagno per oltre due anni nel carcere di Reading, “è il più sensibile di tutto ciò che è stato creato”.

Vi parlo, commosso dalla vostra giovinezza, dell’utilità di uno sguardo giusto sul mondo. A meno che tu non siate in grado di guardare lontano, non troverete molte ragioni per una vita reale. Ma la vista è il viatico di ogni vita sostenibile e felice, ed è tra i doni più preziosi che abbiamo ricevuto dall’umanità. Lo sapeva bene Leon Battista Alberti, che ha fatto dell’occhio alato il suo stemma d’artista. Gli occhi sono fatti per guardare lontano, il più lontano possibile, fissando l’orizzonte, come Alessandro Magno da bambino, quando trascorreva lunghe ore in riva al mare con gli occhi rivolti all’infinito, e con il cuore proiettato oltre il tremolante blu, linea che separa il cielo dall’acqua, immaginò quelle terre che presto avrebbe conquistato per unire le più grandi culture del mondo allora conosciuto. Guardando lontano, miei cari giovani, potrete immaginare e dar vita a bei sogni, e sentirete il senso del tempo, che non ha mai fretta quando vuole raggiungere grandi traguardi, di quel tempo che sembra limitato rispetto all’anno o al lustro, ma comincia a volare alto rispetto a uno o più secoli. E passando dai sogni agli ideali, guarda il cielo. Ama l’arte, ama la bellezza, perché in loro c’è la verità che unisce l’anima al mondo reale. Astenetevi dall’ira, che ingombra le vie dell’anima e impedisce al cielo di soffiare su di essa i suoi incantesimi.

Finora, anche per colpa nostra di genitori che vi hanno trasmesso l’idea del lavoro quasi come una punizione per non essere bravi a scuola, a volte avete avuto delle speranze offuscate. Ora è il momento di intraprendere una nuova visione: non è facile possedere la propria anima, ma voi siete tra quelli che possono farlo. Poi, quando vi commuovono i petali fiammeggianti di un papavero o l’odore di un frutto maturo attorno al quale ronzano le api, quando il vento, soffiando a suo piacimento, vi sembra un Mercurio che annuncia terre lontane, e il suo passaggio è musica dolcissima, allora sarete nel beato stato di speranza e del mondo scintillante che ti aspetta. Leggere libri: come pensava l’imperatore Adriano, fondare biblioteche è come costruire granai pubblici. Non è sempre necessario studiare tutto; se il libro è un libro vero, di quelli in cui chi ha vissuto con spirito umano racconta la sua verità con parole semplici, o di quelli che contengono la saggezza dei popoli antichi, apritelo a caso, ogni singola mattina della vostra bella giovinezza e poi per tutta la vostra bella vita, e leggete non più di dodici righe dei libri che vi capitano. È un modo piacevole e proficuo per cominciare la giornata, e non dimenticate che accanto all’intelligenza che deriva dall’educazione c’è sempre l’intelligenza dell’anima

Non abbiate mai troppa paura dei vostri errori, che sono errori di tutti, perché è dal fallimento che rinasce la grandezza; non vergognatevi di piangere, perché, come disse una volta il grande pilota Ayrton Senna, le lacrime sono il carburante dell’anima. Ricorda che un gesto nobile riscatta più di un errore. Non sentitevi mai migliore degli altri, perché in ognuno di noi c’è sempre spazio per le grandi idee. Siate premurosi verso gli altri, negli affetti familiari, negli studi, nel lavoro, nella vita sentimentale, perché se rimanete troppo concentrati su voi stessi, la strada giusta rimarrà incerta. La felicità non sta tanto nel possedere ciò che amiamo, ma nell’amare ciò che è degno di essere amato.