Camilla Laureti

di Camilla Laureti

È da un anno che parole come Covid19, lockdown, ristori, regioni a colori sono entrate nelle nostre vite e ancora non ci hanno abbandonato. Siamo stanchi di non essere liberi. Siamo stanchi di non avere la possibilità di fare tutte quelle piccole cose che ci sembravano semplici abitudini e che neanche ci rendevamo conto del ruolo che avessero nella nostra quotidianità. Non saremo più come prima. Non torneremo più ai tempi di prima. Se non ci muoviamo, se non agiamo, potremmo anche tornare ad essere peggio di quello che eravamo prima. Dipende da ognuno di noi. Ancora di più da chi oggi ha un ruolo istituzionale o è un decisore politico, a qualsiasi livello. Penso a questo anno attraverso cinque immagini, che permettono a tutti noi di ripercorrere questi 365 giorni.

L’infermiera Partiamo dalla foto del 9 marzo 2020 dell’infermiera dell’ospedale di Cremona, con ancora addosso la mascherina, il camice e i guanti, piegata dalla stanchezza con la testa tra le mani, addormentata sopra la tastiera di un computer alla fine di un turno massacrante. Subito divenuta il simbolo del ruolo che tutto il personale sanitario – sia durante la fase emergenziale nei reparti di terapia intensiva, sia in questi giorni di campagna vaccinale – ha avuto in questa pandemia. C’è la foto anche di un’altra infermiera, con il volto segnato dalla mascherina e che abbiamo visto nei giorni scorsi sul palco di Sanremo, a ricordarcelo.

Il presidente della Repubblica Ci sono poi le immagini dei più alti livelli istituzionali per ricordarci il ruolo dello Stato e della Chiesa nel nostro Paese. Il presidente della Repubblica che, il 9 marzo 2021, a un anno esatto dall’immagine dell’infermiera, viene fotografato mentre fa la fila per farsi il vaccino. In contrasto a tutte quelle notizie di chi invece tenta di saltare la fila e le regole, come fosse al supermercato o alla posta, per salvarsi prima degli altri.

Il Papa C’è l’immagine del Papa, solo in una Piazza San Pietro vuota e lucida di pioggia, nel giorno del Venerdì Santo di un anno fa, il 27 marzo 2020, a ricordarci, con la lettura del Vangelo, che siamo ‘tutti sulla stessa barca, fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme’.

La ristoratrice Poi c’è l’ultima immagine, per ordine di tempo e non per importanza, che ci parla del lavoro, delle persone che lo hanno perso in questa pandemia, delle persone che, a causa dell’emergenza sanitaria e del lockdown, con il lavoro hanno perso anche i loro sogni di futuro. È quella di Camilla, giovane ristoratrice di Ostia, ritratta il 15 marzo 2021 davanti ai fornelli spenti della cucina del suo bistrot. Anche lei, come l’infermiera di Cremona, con la testa tra le braccia, disperata, a ricordarci di cosa significhino le aperture e chiusure a singhiozzo che si sono succedute in questi mesi.

Messaggio Tutto questo riguarda tutta l’Italia, unita, senza distinzioni, quella stessa Italia della quale in questi giorni festeggiamo l’unità e la nascita. Chiunque abbia un ruolo in questo momento ed è al lavoro per portarci fuori da questa emergenza e per non farci tornare ai tempi di prima, queste cinque immagini deve averle bene in mente. Forse così, solo così, potremo trasformare questa crisi in un’opportunità per il nostro Paese. Come ha detto Papa Francesco peggio di questa crisi c’è solo il rischio di sprecarla. E non possiamo permettercelo. Lo dobbiamo alle centomila persone che, ad oggi, hanno perso la vita a causa del Covid.

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