Pubblichiamo l’intervento scritto per Umbria24 dall’avvocato (ed ex assessore della prima giunta di Andrea Romizi) Francesco Calabrese a proposito del rimpasto di giunta che, come emerso dalla cronaca delle ultime ore, sembra essere finito definitivamente in un cassetto. Recentemente Calabrese ha pubblicato un libro sulla sua esperienza da assessore e su diverse vicende politiche che hanno riguardato il centrodestra umbro.
di Francesco Calabrese
Mi consento qualche inevitabile riflessione sul tormentone del rimpasto nel governo regionale che sta impegnando il centrodestra umbro da un tempo infinito. Non ho timidezze nell’esprimere un giudizio critico su come formata la Giunta regionale al suo insediamento, matrice di ogni azione successiva, come normale in ogni istituzione democratica che ha il suo motore nell’esecutivo. Trovai incomprensibile e sbagliato veder calare dal Veneto uno dei cinque assessori, peraltro nella complessa e delicata materia della sanità, dove non può non essere indispensabile conoscenza e radicamento territoriale. Non mi risulta un altro caso del genere nei cinquant’anni di regionalismo italiano, e, da cittadino dell’Umbria, la vissi come una ingiustificabile mortificazione, mi veniva in mente il ‘padroni a casa nostra’. Mi era, poi, parso poco lungimirante e avventurosa l’idea di non comprendere nel governo regionale uno dei partiti della coalizione che aveva contribuito a quel risultato, con eletti, di rodata formazione, in entrambe le province. Peraltro, si può riconoscere a FdI, oltre i risultati elettorali di quegli anni, un dinamismo sconosciuto agli altri partiti del centrodestra, a Perugia come in Umbria.
All’epoca, all’inizio di quella campagna elettorale, mi permisi, senza tante perifrasi, di mettere in guardia Donatella Tesei dal caratterizzare troppo la matrice del suo impegno facendolo dipendere da dinamiche politiche nazionali. Matteo Salvini, finita la campagna elettorale, sarebbe tornato a Roma o Milano, al più alla regione successiva, la responsabilità umbra sarebbe rimasta sulle sue spalle, noi con lei. Se troppo dipendenti da quelle dinamiche, sarebbe diventato un elemento di fragilità. Poi so anche capire che un impegnativo e complicato contesto politico, nazionale e locale, non l’ha particolarmente aiutata. La mia visione dell’epoca tale è rimasta e vale ancora oggi per il tema del rimpasto. Siamo ormai entrati nella fase conclusiva della legislatura, l’anno prossimo i cittadini dell’Umbria saranno chiamati a decidere cosa sarà del governo regionale per i cinque anni successivi.
È dato di comune esperienza e osservazione che è questo il periodo nel quale si portano a compimento buona parte delle missioni strategiche progressivamente impostate nel corso del mandato, anche con accelerazioni fisiologicamente dettate dall’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale. Cambiare adesso la composizione di Giunta a me pare un’idea di raro autolesionismo, anche per chi la propone. Ricordo bene e ho ben presente che, nonostante non fossi di primo pelo, con alle spalle un lungo percorso politico e istituzionale, ma non in quel ruolo, mi ci volle almeno un annetto per imparare a padroneggiare il ruolo di assessore ed era il Comune di Perugia, quello regionale ha inevitabilmente maggiori complessità. Il solo ipotizzare oggi un rimpasto di giunta, ma valeva anche a ottobre, vuol dire minare l’azione del governo regionale nella fase più delicata e importante di una legislatura, anche mandando allo sbaraglio chi dovrebbe subentrare.
Nei manuali della politica, quando un partito rivendica maggior ruolo e peso nelle responsabilità di governo, come pur legittimamente pone FdI, non esiste solo la formula del rimpasto, non ne ho presenti nei periodi conclusivi, ma esistono più opzioni possibili con formule organizzative che possono stabilmente garantire un’apertura dell’operato di giunta a un diverso protagonismo delle forze politiche che compongono l’assemblea regionale. Ciò vale ancor più per chi la presiede. Anche coinvolgendo i nostri parlamentari umbri in stretto raccordo con il governo nazionale e FdI ne ha due di sicuro calibro. Serve solo un po’ di creativa fantasia, anche in politica è essenziale, per trovare le giuste formule organizzative, con generosa capacità di apertura da parte di tutti.
Mai dimenticando che siamo in Umbria, non in Lombardia o Veneto, il centrosinistra il fondo elettorale l’ha già toccato ed è facile prevedere che per le prossime elezioni saprà rinnovare una sua credibile proposta politica, figlia dell’oceanico bagno di umiltà che gli hanno imposto gli umbri in questi anni. Prevedibile e anche auspicabile, perché è il confronto al miglior livello di idee e persone che fa crescere tutti, al miglior servizio di cittadini e territori. Perdersi nelle discussioni che stanno impegnando il centrodestra nel periodo, addirittura collegandole al come si presenterà agli umbri alle prossime elezioni, finirà solo per minare le prospettive di una stagione politica sulla quale i cittadini umbri hanno, loro sì, generosamente investito molto.