di Walter Verini*
La decisione dell’Amministrazione Comunale di Foligno di intitolare uno spazio pubblico all’estremista nero Angelo Mancia è sbagliata e divisiva. Sono tra quelli che pensano – non da oggi – che gli anni Settanta, gli anni dell’odio, vanno elaborati e superati. Non mi riferisco alle stragi fasciste e ai depistaggi di pezzi dello Stato e poi al terrorismo “rosso” (che ammazzava anche operai comunisti come Guido Rossa e personalità come Aldo Moro). Quelle stragi, quegli attentati, sono ferite aperte nella storia civile e nella memoria collettiva. Non possono essere né dimenticate né rimosse, né perdonate. In quegli anni, però, piombo e odio causarono anche la morte di troppi ragazzi e ragazzini. Bastava avere in tasca un giornale di sinistra per essere sprangati, bastonati anche a morte. Ed era sufficiente avere un giornale di destra per avere lo stesso trattamento da estremisti di opposta matrice.
IL CASO DI PIAZZA MANCIA A FOLIGNO
Le vittime furono tante. Ragazzini di diciassette, vent’anni. Recentemente ho ricordato la strage di Primavalle in Parlamento, l’orrendo assassinio dei fratelli Mattei da parte di appartenenti a Potere Operaio. Ma ho ricordato anche le orrende uccisioni di Paolo Di Nella, Walter Rossi, Valerio Verbano, a Roma. Ramelli e Fausto e Iaio a Milano. Purtroppo l’elenco sarebbe tragicamente lungo. Angelo Mancia, il suo tragico percorso di estremista neofascista, scandito da gravi fatti di violenza e armi che lo portarono anche in carcere, si inserisce in questo quadro.
Dedicargli quindi una via così, senza un percorso condiviso che porti a valutare cosa furono quegli anni, senza una memoria intera, fatta di nomi e cognomi di ragazzi di opposte collocazioni che praticavano un reciproco odio cieco, è un atto unilaterale e – per questo – divisivo. Quell’odio di quegli anni, quel considerare l’avversario un nemico e non, appunto, un avversario, va ripensato perché non torni mai più, in Politica come nella vita. Per questo non è inutile ricordare la memoria di quelle vittime-ragazzi. Ma tutta la memoria, senza celebrazioni unilaterali che rischiano di essere identitarie e perciò quasi assolutorie di violenze cieche. Infine, non dimentichiamolo: possiamo e dobbiamo fare ciò che ho auspicato con la necessaria serietà e serenità perché viviamo in una democrazia, dove il dialogo e le ragioni dell’altro possono essere elementi fondamentali del dibattito pubblico. Una democrazia, scolpita nella Costituzione antifascista, nata dalla Resistenza di tantissimi donne e uomini appartenenti a forze politiche e culturali italiane diverse, che combatterono insieme agli Alleati contro il nazifascismo. Democrazia che abbiamo festeggiato in occasione della più bella Festa Nazionale che è il 25 Aprile.
*Lettera aperta del senatore Pd, Walter Verini, al sindaco di Foligno, Stefano Zuccarini