di Stefano Bucaioni
Presidente di Omphalos Lgbti
Se le recenti candidature a sindaco di Perugia dell’ex giocatore Baiocco e dell’ex allenatore Cosmi non fossero scritte nero su bianco in tutti i quotidiani locali, sembrerebbe di vivere in una distopia. Uno di quei film in cui si immagina un futuro palesemente assurdo, ma plausibile e prevedibile sulla base di alcune tendenze negative del presente.
E invece siamo a Perugia, anno 2023. Immersi nel percorso di avvicinamento alle elezioni amministrative del prossimo giugno, dove le tendenze negative del presente sono purtroppo molto evidenti. La confusione su temi e progetti per la città regna ancora sovrana e nomi e coalizioni si annunciano e si ritrattano da un giorno all’altro. Alcune candidature sembrano passare addirittura da uno schieramento all’altro con una facilità disarmante, come se valori e visioni differenti, su cui ci si dovrebbe giustamente confrontare, non contassero più nulla.
In tutto questo trambusto, che sarebbe anche comprensibile in questa fase, sembra però prendere sempre più piede una pericolosa tentazione. Quella di far giocare anche questa sfida, così importante per la città, a chi di sfide evidentemente se ne intende: il calcio.
Un mondo, quello del calcio, che sarà anche capace di far sognare una parte di città, ma che di politica e del bene comune non si è mai interessato e che ha più volte dimostrato di essere molto lontano da aver risolto i propri gravi problemi di misoginia, razzismo e omotransfobia. Questioni di cui certo non sono indenni neanche i partiti, ma perché cadere dalla padella alla brace?
Nulla contro le due stelle del calcio nostrano, sia chiaro, ma non basta la popolarità per amministrare una città. Serve preparazione, predisposizione all’ascolto e al confronto, conoscenza delle problematiche della città, visione d’insieme, prospettiva politica e capacità di progettazione. Serve aver passato del tempo, molto tempo, a discutere e confrontarsi sui bisogni reali delle persone a 360 gradi. Serve avere una visione su lavoro, educazione, sanità, urbanistica, diritti, cultura. Tutto quello che ci si aspetterebbe da chi ha fatto un percorso nei luoghi chiave della democrazia, i partiti e i movimenti politici, e non negli stadi di calcio.
E non si dica che l’eventuale personaggio popolare avrebbe alle spalle una squadra preparata per supportarlo. Se è vero che Perugia ha bisogno di assessori competenti, ha certamente bisogno anche di un primo cittadino o una prima cittadina altrettanto competente e preparata.
Non voglio rassegnarmi all’idea che partiti e movimenti politici non abbiano più niente da offrire all’amministrazione della cosa pubblica e sono convinto che non sia così. Ma per vincere una competizione elettorale e per governare una città, una regione o un paese servono idee, progetti e persone formate, non il personaggio famoso di turno. Questa rincorsa del consenso “ad personam” sa molto di populismo spicciolo, dal quale spero che almeno i partiti e i movimenti progressisti sappiano rifuggire.
Lasciamo giocatori e allenatori ai campi da calcio e concentriamoci nel far tornare protagonisti della politica partiti e movimenti. Da lì devono uscire temi, progetti e persone per guidare le nostre istituzioni. Da lì si deve ripartire se si vuole veramente riconquistare la fiducia delle cittadine e dei cittadini.