Cinghiali

di Emanuele Bennati*

Accogliamo con favore l’annuncio dell’assessore all’Agricoltura Roberto Morroni di provvedere a uno stanziamento straordinario per il risarcimento danni alle colture agricole relativi al 2020; uno sforzo importante che va nella direzione di non rompere una collaborazione tra agricoltori e cacciatori che, anche se con qualche attrito, in questi anni ha tutelato le produzioni agricole. Auspichiamo che vista l’esperienza fatta si inizi fin da subito un percorso di modifica del regolamento regionale numero 34 e del regolamento regionale numero 5, al fine di trovare una soluzione alle inutili tensioni che essi creano. Alla luce di tutto quello che si è detto in questi giorni sulla vicenda dei due Atc umbri, era chiaro fin da subito che l’obbiettivo finale non era quello di tutelare i cacciatori, né quello di tutelare gli Atc.

La volontà di Federcaccia Umbria – con al seguito Enalcaccia e Liberacaccia – di tentare il commissariamento dei due Atc adducendo strumentalizzazioni sui bilanci e chiedendo il rinvio sull’approvazione – già sapendo che comunque in votazione avrebbero espresso un voto contrario – è stata una mossa politica sicuramente studiata da tempo, come abbiamo appreso tutti in questi giorni per il tramite della stampa, dove le tre associazioni hanno lamentato il mancato rispetto delle promesse fatte in campagna elettorale; sedotte e abbandonate. Non a caso i problemi sollevati riguardano solamente gli Atc Perugia 1 e Terni 3, mentre viene preso ad esempio di gestione l’Atc Perugia 2 dove, guarda caso, le tre associazioni sono parte dell’ufficio di presidenza. Ma se “Sparta piange Atene non ride”, la discussione è troppo riduttiva se si parla solo di danni causati alle colture agricole, mentre per gli altri sono accusati di fallimento su tutto.

Se la buona gestione è il pronta caccia che l’Atc Perugia 2 effettuerà anche quest’anno alla fine di agosto, come oramai è buona pratica da qualche anno, non credo che siamo sulla buona strada, né che siano contenti i cacciatori. A chi chiede l’azzeramento dei vertici degli Atc Perugia 1 e Terni 3 perché in continuità con la vecchia amministrazione, facciamo presente che anche il vertice dell’Atc Perugia 2 è espressione della passata amministrazione, a meno che non si siano verificati rapidi cambi di casacca; appare quindi evidente che il disegno era ben preciso: mettere in difficoltà i due Atc per procedere alla sostituzione dei vertici. Per chiarire il quadro ai cacciatori, la questione bilanci è stata usata in maniera strumentale, in quanto nel caso in cui si arrivasse a un commissariamento perché i bilanci non vengono votati, il commissario non avrebbe altra possibilità se non quella di applicare i regolamenti regionali; quindi chiedere comunque i soldi alle squadre.

Nel caso in cui si arrivi all’elezione di un nuovo comitato di gestione senza aver modificato i regolamenti regionali, il nuovo comitato dovrà comunque procedere all’applicazione degli stessi: con la modifica fatta al regolamento degli ATC a partire dall’anno 2021, il nuovo comitato si troverebbe nella condizione di poter disporre senza poste di bilancio il totale delle risorse, potendo in autonomia far fronte all’aumento dei danni, con la conseguenza che per mantenere certi livelli di gestione occorrerà comunque aumentare le quote d’iscrizione agli ambiti; come risultato ci troveremo comunque un aumento distribuito per tutti i cacciatori.

Strumentalizzare l’Atc è il segno della debolezza del mondo venatorio, il quale attacca a testa bassa l’unico organismo che vede i cacciatori protagonisti della gestione. Se si ritiene che gli Atc abbiano fallito nella gestione non ci si può certo tirare indietro dalle responsabilità scaricando le colpe sui componenti del comitato, i quali sono stati a loro stessi nominati dalle rispettive associazioni; probabilmente il fallimento è di queste ultime che non si assumo responsabilità di governo, dato che è più facile sollevarsi dalle responsabilità nei momenti di difficoltà per questioni  opportunistiche. Non crediamo che questi siano i rappresentati che i cacciatori si meritano.

Ma quello che ci preoccupa di più sono le posizioni populiste che si sono delineate all’interno della maggioranza di governo di questa Regione: se da una parte c’è un assessore che cerca di navigare in un mare in tempesta tentando di approdare in un porto tranquillo, dall’altra parte della stessa maggioranza c’è chi sta agitando le acque adducendo questioni paradossali per chi è chiamato ad amministrare una Regione. In questa situazione a farne le spese saranno comunque i cacciatori. Non possiamo sostenere le posizioni populiste che non hanno visione per il futuro della caccia, parlando solamente alla pancia dei cacciatori: sulla proposta di calendario voluta dalla maggioranza delle associazioni umbre, che prevede l’inserimento della tortora in preapertura, sappiamo già che fin che non ci sarà il via libera sul piano di gestione della specie e che, quindi, non sarà possibile il prelievo venatorio in preapertura.

Per quanto riguarda il colombaccio la proposta di inserire tre giornate di preapertura, interrompere il prelievo e riaprire il 5 ottobre per poi proseguire fino al 31 gennaio, non aggira la sentenza della Cassazione circa i tempi di prelievo della specie esponendo il calendario a inutili ricorsi; ma soprattutto, a nostro avviso, non gratifica nemmeno i cacciatori, in quanto il giorno tanto atteso dell’apertura generale che tutti i cacciatori aspettano, penalizzerebbe gli appassionati di questo tipo di caccia. Arci caccia sia in Consulta faunistica che negli incontri avuti con le altre associazioni, ha ribadito la necessità di avere un calendario venatorio al sicuro da eventuali ricorsi e da facili strumentalizzazioni, cosa disattesa che sta creando problemi ancor prima che lo stesso sia approvato, anzi è notizia di oggi e per la prima volta accade in questa Regione che si approva un calendario venatorio parziale.

Prendiamo atto della volontà della Regione di tentare un’ultima carta chiedendo una deroga all’Ispra sull’applicazione del divieto di caccia nei valichi montani in attesa delle decisioni che assumerà la Regione Marche. Occorre aggiungere che la protezione della fauna selvatica, in questo caso migratoria, dovrebbe essere interesse primario delle associazioni venatorie e dei cacciatori; anziché fare sempre vittimismo, dovremmo essere tutti consapevoli che la fauna selvatica è una «materia prima rinnovabile, che si rinnova attraverso la riproduzione, ma non è infinita, se la stesa non è oggetto di una gestione attenta e oculata, nell’interesse di tutti i cittadini cacciatori e non».

*Presidente Arci caccia Umbria

Questo contenuto è libero e gratuito per tutti ma è stato realizzato anche grazie al contributo di chi ci ha sostenuti perché crede in una informazione accurata al servizio della nostra comunità. Se puoi fai la tua parte. Sostienici

Accettiamo pagamenti tramite carta di credito o Bonifico SEPA. Per donare inserisci l’importo, clicca il bottone Dona, scegli una modalità di pagamento e completa la procedura fornendo i dati richiesti.