di Camilla Laureti*

Nel 1979 la Fao ha avviato la «Giornata dell’alimentazione» con l’obiettivo di sensibilizzare il mondo sui temi legati al cibo. Mai questa giornata è stata così attuale. I dati della Fao dicono che nel 2021 erano 828 milioni le persone al mondo che soffrivano la fame. L’ultimo rapporto sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione dell’organizzazione delle Nazioni Unite ci dice che 3,1 miliardi di persone non possono permettersi una dieta sana. Numeri destinati purtroppo ad aumentare. Lo scorso anno oltre 100 milioni di profughi sono scappati dalle proprie terre perché vittime di violenze. I “profughi climatici” in fuga dai disastri ambientali sono oltre 30 milioni.

Sicurezza alimentare Sono questi i dati ‘dietro’ la Giornata di quest’anno che non a caso è stata dedicata al tema del ‘Nessuno deve essere lasciato indietro’, delle diseguaglianze, quindi. Numeri che dicono della necessità di intervenire in maniera coordinata e con la massima urgenza: il tempo, purtroppo, sta per finire. Pandemia, cambiamento climatico, il conflitto ucraino, la grave emergenza energetica si sovrappongono a rendere il quadro alimentare del mondo più drammatico. È il tempo per una vera e propria rivoluzione culturale fondata sul rispetto della terra, su un impegno forte e condiviso verso la sostenibilità ambientale. E allo stesso tempo è il momento di ritornare alla nozione di “sicurezza alimentare”, e ricordare che quel cibo di cui reclamiamo la accessibilità, deve essere sano e di qualità. È questo quello che dobbiamo assicurare, a tutte e tutti.

Europa protagonista In questo tornante della storia l’Europa deve essere protagonista. Perché dobbiamo contribuire su tutti i tavoli internazionali per promuovere collaborazione su questi temi ma insieme va rafforzato il lavoro impostato in questi anni. Pensiamo da un lato a politiche sempre più indirizzate alla sostenibilità: a cominciare da una Pac sempre più verde e in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo. E, dall’altro, all’azione per affrontare le situazioni straordinarie che stiamo vivendo. E quindi, ad esempio, le misure a tutela della sicurezza alimentare: dalla deroga temporanea alle norme sulla rotazione delle colture fino ai fondi per sostenere i Paesi più vulnerabili, come i 600 milioni di euro per aiutare i paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico ad affrontare una crisi alimentare inasprita dal conflitto in Ucraina.

Oltre Risposte come queste non sarebbero state possibili senza l’Unione europea. L’abbiamo già visto durante la pandemia, lo vediamo durante la crisi che ci colpisce da mesi. Ma bisogna andare oltre. Attorno al tema del cibo ci deve essere un coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali: dall’Europa sino ai comuni, coinvolgendo corpi intermedi, cittadinanza, associazionismo, mondo della cultura. Perché di questo si tratta, di un grande passaggio culturale, e l’Italia, che su questo tema è all’avanguardia, deve essere in prima linea. Significa finanziamenti mirati, programmi di educazione all’alimentazione, iniziative contro lo spreco alimentare. E molto altro, sempre con l’obiettivo di colmare diseguaglianze che nel tema del cibo sono ancora più inaccettabili che altrove. Questo è al cuore di questa iniziativa globale della Fao a cui partecipano 150 Stati: un’iniziativa che guarda al mondo, ma che parla, da vicino, ad ognuno di noi.

* Membro del Parlamento europeo