di Danilo Nardoni

Si caratterizzata come una eccezionale possibilità di operare in modo sistematico su un vasto numero di opere di uno stesso autore, in questo caso del Perugino, così da avere una panoramica unica su tutti i lavori presenti nel territorio umbro del “Divin Pittore”, il progetto «Luci e colori sul Rinascimento umbro, da Perugino a Raffaello. Indagini diagnostiche sulla materia e le tecniche esecutive». Per spiegare come si sta operando sul territorio, grazie a un lavoro coordinato da Vittoria Garibaldi e Manuela Vagnini, martedì è stato aperto il sipario sul cantiere allestito al Nobile Collegio del Cambio di Perugia. Così il rettore del Cambio, Vincenzo Ansidei di Catrano, e Marina Balsamo per il Laboratorio di diagnostica per i beni culturali di Spoleto (struttura che cura dell’iniziativa) hanno accolto la stampa per una breve presentazione. Il progetto integrale, reso possibile dalla Fondazione Perugia e dal Comitato promotore delle celebrazioni per il V
centenario dalla morte di Pietro Perugino, che ricorre quest’anno, interessa 36 dipinti, ad affresco, su tavola o tela, lasciati dal Maestro in 25 luoghi nel territorio dell’Umbria, precisamente a Bettona, Cerqueto, Città della Pieve, Corciano, Deruta, Foligno, Fontignano, Montefalco, Monteleone d’Orvieto, Panicale, Perugia, Santa Maria degli Angeli, Spello e Trevi. Il lavoro, iniziato a fine del 2021, ha visto già alcune tappe come a Città della Pieve, Bettona e Deruta.

Lavoro modernissimo In questi giorni invece il Laboratorio umbro (David Alessandrini, Michela Azzarelli, Manuela Vagnini) – in collaborazione con i colleghi ricercatori Aldo Romani, Catia Clementi del Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie dell’Università di Perugia (socio del Laboratorio), Francesca Volpi del Laboratorio Arvedi di Diagnostica non invasiva dell’Università di Pavia, Maria Letizia Amadori e Valeria Mengacci del Dipartimento di Scienze chimiche applicate dell’Università di Urbino e Chiara Anselmi del Cnr Iret di Porano (Terni) – è impegnato nello studio della decorazione ad affresco della Sala delle Udienze del Collegio del Cambio, uno dei massimi traguardi della pittura italiana agli albori del Cinquecento e una delle opere di maggiore notorietà e grandezza del Perugino, all’apice della sua carriera, da sempre all’attenzione anche conservativa dei giurati dell’istituzione. «Siamo lieti di poter collaborare con un progetto di questo spessore, un lavoro modernissimo in un luogo così antico, per poter guardare al meglio lo stato di conservazione» ha affermato Ansidei di Catrano.

La ricerca L’incontro, limitato nel numero delle presenze per esigenze di sicurezza e per permettere ai ricercatori di non interrompere la loro attività, ha permesso di accedere sui ponteggi e ammirare da vicino uno dei più affascinanti capolavori di Perugino, osservare le modalità tecniche utilizzate e ragionare pur brevemente sulla presenza di collaboratori, tra tutte su quella di un giovanissimo Raffaello. «Le attività di ricerca – ha spiegato Vittoria Garibaldi – hanno infatti come obiettivo l’approfondimento della conoscenza della materia costitutiva e delle tecniche di esecuzione utilizzate. Analizzando il naturale degrado dell’opera la diagnostica può fornire indicazioni sui dati tecnici e confermare informazioni provenienti da fonti diverse non solo legate allo stato di conservazione, ma anche relative alla storia, alle trasformazioni subite nel tempo e alla tecnica esecutiva e quindi perfino smentire una attribuzione». I risultati delle indagini, eseguite in modo sistematico con strumentazioni portatili tecnologicamente avanzate, verranno poi messe a confronto – è stato annunciato – con quanto sta emergendo e emergerà dalle altre opere oggetto del progetto. Tutto questo sarà poi oggetto prossimamente di un convegno internazionale e di una pubblicazione.