di Danilo Nardoni
Come potrebbero chiamarsi degli incontri studiati per avvicinarsi al vino in maniera nuova e inconsueta? Per conoscere le sue storie più dal profondo? Ma chiaramente “Incontri di allontanamento dal vino”. Nell’enoteca perugina Venti Vino di Borgo XX Giugno, seduti all’ormai celebre tavolo sociale, è ripartita la nuova edizione del format che consente di bere vino per esplorare le distanze tra quel che c’è nel bicchiere e le storie, il luoghi e le persone verso cui quel bicchiere conduce. I primi tre appuntamenti sono stati già archiviati, tutti con il pienone, ma ora a novembre si prosegue con altrettanti incontri e con il modo più diretto per conoscere il lavoro di dinamici vignaioli. Incontri rivolti a quel pubblico attento ai vini rari e ai viticoltori più ombrosi.
Nelle puntante precedenti, l’enoteca perugina ha ospitato Pietro Stara, torinese di nascita, genovese di residenza. Insegna Antropologia nel Master di Wine Culture e Communication presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Bra), ha scritto un libro di storia del vino, “Il discorso del vino: origine, identità e qualità come problemi storico-sociali” per i tipi della Zero in Condotta di Milano e ha un blog. Stara ha tenuto inchiodati i partecipanti col “Viaggio delle Malvasie”, unitamente alla varietà di vini proposti, di ogni latitudine, a corredo della degustazione.
Poi sono tornate anche le “Chiacchiere da Bancone” con Halarà, il progetto enologico di cavalli di razza del vino naturale quali Corrado e Valeria Dottori de La distesa, Nino Barraco, Giovanni Scarfone di Bonavita, Francesco De Franco di ‘A Vita, Stefano Amerighi e Francesco Ferrari di TancaNica. Halarà (dal greco: “prendila con calma”) che ben sintetizza lo spirito del progetto (condiviso). Due ettari di un vigneto strappato al rischio espianto, dopo la scomparsa del proprietario. Vigna in Contrada Abbadessa a Marsala, esposta a nord, con argille compatte e sottosuolo calcareo. Sottoposto ai venti del Mediterraneo. Impianto ad alberello marsalese con oltre trent’anni d’età. Due vitigni, uno a bacca bianca il Catarratto e uno a bacca rossa il Parpato. Vini rari, a causa della scarsa estensione dei vigneti, prodotti dalle più esperte mani del vino cosiddetto naturale.
Il più recente è stato l’incontro con Giampaolo Gravina, insegnante di Estetica del vino al Master in Wine Culture dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e al Master in Filosofia del cibo e del vino dell’Università Vita & Salute di Milano. Con Camillo Favaro ha scritto le due edizioni di Vini e terre di Borgogna (ArteVino); con Armando Castagno e Fabio Rizzari, dopo aver pubblicato i libri Vini da scoprire e La riscossa dei vini leggeri (Giunti), ha recentemente dato alle stampe un piccolo repertorio di Vini Artigianali Italiani dove compaiono diversi vignaioli artigianali umbri (Paolo Buongiorno Editore). Accompagnati dall’esperta Gea Calì, i presenti si sono addentrati nella produzione delle giovani leve etnee, ragazzi di buona volontà e talento, che faticano per produrre vini meravigliosi in uno dei luoghi più potenti e misteriosi della geografia vinicola italiana, l’Etna.
Ora si prosegue martedì 14 novembre per giocare in casa con Giampaolo Bea nell’incontro di allontanamento intitolato “Custodire e salvaguardare l’identità”; un viaggio con l’intento di raccontare Montefalco e i vitigni che rendono unica la cosiddetta “ringhiera dell’Umbria”. Terra gentile che dà vini prepotenti e scorbutici, come certi temperamenti ostinatamente fedeli alle proprie idee.
Martedì 21 novembre toccherà invece a Stefano Amerighi, in un percorso che unisce Cortona al Rodano da parte di uno dei produttori italiani capaci di pensare in francese. Si preannuncia già come una bella degustazione di confronto. Infine, per il 28 novembre e come una delle date più importanti del programma di incontri, dalla lontana Dolceacqua, l’enoteca ospiterà Nino ed Erica Perrino, Testalonga: 61 vendemmie fatte senza tradire le proprie idee, artigianalmente e con testarda tenacia, per uno dei vini più iconici della viticoltura naturale. Pochissime le bottiglie prodotte, che per un motivo affettivo che non si spiega, sono sempre garantite nella bottega di Borgo XX Giugno.