di Marco Sollevanti

«Ci metto il cuore». A chi le chiede cosa le piace del suo lavoro, Gabriella Ceccarelli risponde senza pensarci due volte: «Potersi conoscere a vicenda, tra culture e paesi differenti, è una gran fortuna. Ecco perché amo quello che faccio». E spiega: «l’Ufficio di rappresentanza della Regione Umbria che dirigo è un ponte che collega l’Umbria e l’Unione europea. Sul ponte circolano, a doppio senso, informazioni politiche e finanziarie, progetti di promozione culturale e territoriale. Si tratta, in altre parole, di avvicinare sempre più gli interessi di queste due realtà, per ricavarne benefici preziosi e reciproci. Il tutto grazie a una vivace rete di relazioni personali con europarlamentari e funzionari regionali». Una rete che Gabriella cura ogni giorno, da quattro anni, con passione.

Umbra a Bruxelles Un’umbra a Bruxelles, Gabriella non lo nasconde. Sa di aver inflitto un dolore ai suoi cari quando è partita per questo incarico. La parte più difficile è proprio convivere con questo senso di reciproca mancanza. Eppure, Bruxelles è una città accogliente: «Qui siamo tutti diversi e nessuno è sbagliato». Per Gabriella, infatti, integrarsi è stato facilissimo. Anche perché ha potuto continuare a coltivare le sue vecchie passioni, dal canto allo studio. Ed eccola entrare subito nella corale Brussels International Singers. Frequentare un master in Affari europei all’Università Libera ULB. «Il mio lavoro mi fa sentire attaccata alla mia terra: mi sento più umbra di prima», spiega. Di fatto, l’apertura mentale che si respira a Bruxelles e la forte motivazione professionale l’hanno resa ancor più orgogliosa delle sue origini. E così, con il sorriso sulle labbra, racconta: «In riunione con i colleghi europei, io saluto prima in italiano, poi in inglese. È un segno di autenticità molto apprezzato perché qui c’è spazio per l’originalità».

Distanti ma simili C’è una cosa che ha sorpreso Gabriella quando è arrivata a Bruxelles. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, in tantissimi conoscono e apprezzano l’Umbria. Ci vengono in vacanza, ci si sentono bene. «Chi ci conosce ci ama – esclama – poiché noi umbri siamo umili e riusciamo presto a fare amicizia». È proprio questa la somiglianza più evidente con i belgi: «Nemmeno loro si danno tante arie, anzi non si valorizzano abbastanza. Non hanno pregiudizi. Hanno un grandissimo senso dell’autoironia. Sono scanzonati e perciò risultano simpatici e accoglienti». C’è, comunque, una differenza sostanziale: diversamente dall’Umbria, la terra belga è da sempre multiculturale, basti pensare che Bruxelles è la seconda città più internazionale al mondo.

I tempi del Covid Ad accomunare umbri e belgi ci sono anche le restrizioni della pandemia. Anche la vita professionale di Gabriella è cambiata. Nel suo lavoro, infatti, il contatto umano e le relazioni dal vivo sono fondamentali. «Con i colleghi mi capitava spesso di iniziare un discorso o una trattativa in ufficio e terminare davanti a un caffè, in un locale del centro», ricorda con nostalgia. Ma Gabriella non ha perso la speranza: «Torneremo presto a essere più umani. Ci sarà ancora tempo per vederci, conoscerci, scambiarci sensazioni ed emozioni». D’altronde, il peggio è passato. Per lei, i mesi più duri sono stati i primi, quando si informava costantemente sulla situazione in Italia e sulle misure del governo: «Allo scoppio della pandemia ho sofferto – racconta – perché qui a Bruxelles le autorità non prendevano provvedimenti adeguati come in Italia. C’è stata leggerezza, un’iniziale sottovalutazione dei rischi. Mi sentivo davvero poco tutelata».

I giovani umbri e l’Europa Nonostante il Covid per i giovani umbri sono tante le opportunità di stage e di lavoro in Europa. A loro, la Responsabile dell’Ufficio di Rappresentanza consiglia prima di tutto di imparare le lingue. «Non in maniera meccanica – precisa – ma divertendosi. Perché quando si parla una lingua straniera ci si sente cittadini del mondo. Si sperimenta un’altra vita, si conosce una parte finora nascosta di sé». Del resto, ne è convinta, tutti possono diventare protagonisti e contribuire a migliorare l’Unione europea. E aggiunge: «L’Unione è una preziosa opportunità per dare il meglio di sé, facendo sentire la propria voce, rivendicando ognuno la propria unicità: io stessa mi considero cannarese, umbra, italiana ed europea». Grazie a questa consapevolezza, potranno essere ancora tante le idee in circolazione sul ponte tra Umbria ed Europa: un ponte che Gabriella, giorno dopo giorno, continua a costruire. Con impegno ed entusiasmo. Con la sua terra nel cuore.

Articolo realizzato nell’ambito del Progetto FISE- Europe Direct Terni – Comune di Terni –Dip. di Scienze Politiche dell’Università di Perugia, con il cofinanziamento della Commissione Europea

 

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