villette in vendita a perugia
©Fabrizio Troccoli

di C.F.

I valori catastali di Perugia e Terni sono al limite della penalizzazione per i proprietari di case che ricadono nel territorio comunale di Perugia e Terni. Emerge da un’analisi del quotidiano Il Sole 24 ore in collaborazione Nomisma che ha incrociato per i 103 capoluoghi italiani i valori catastali, e quindi l’imponibile Imu, coi prezzi di mercato delle case al fine di stimare dove sia ancora conveniente, se non un affare vero e proprio, possedere un immobile a uso civile e dove, invece, aver acquistato un’abitazione può essersi rivelata a una beffa fiscale.

Perugia L’elaborazione, viene spiegato, prende in esame il valore catastale medio (abitazioni in categoria A/2 e A/3, il 79% del totale) e le quotazioni medie di fine 2020 (per un appartamento di 90 metri quadrati, tipologia usato civile). A Perugia il divario tra il valore di mercato e quello catastale si attesta sopra a 1, vale a dire che il primo è ancora superiore al secondo, e i proprietari possono tirare un mezzo sospiro di sollievo sull’investimento compiuto, anche se il rapporto è molto a ridosso della soglia di penalizzazione. Sì, perché a Perugia l’indice segna 1,37, con la quotazione immobiliare stimata intorno ai 117 mila euro e quella catastale all’incirca a 85 mila euro.

Terni Peggio va ai proprietari di abitazioni a Terni dove la differenza tra i due valori è ancora inferiore, attestandosi a 1,1 a causa di un prezzo di mercato per un appartamento di 90 mq che segna indicativamente 92.500 euro, mentre quello catastale 84.400 circa. Nella città dell’Acciaio, dunque, per poco le quotazioni immobiliari superano l’importo figurativo fiscale. Secondo Il Sole 24 ore, infatti, sono dieci le città italiani in cui i proprietari vengono tassati sulla scorta di valori catastali che non hanno riscontro sul mercato e, all’opposto, ci sono nove città, tra cui Venezia e Milano, in cui il rapporto è superiore a 2.

Analisi «Dietro i divari tra le città non c’è mai una spiegazione unica. Gli estimi attuali fotografano il mercato di fine anni ’80 e da allora ci sono città e quartieri in cui i prezzi sono cresciuti o diminuiti» spiega Il Sole 24 Ore che evidenzia anche come «fuori dai capoluoghi è probabile che il catasto sia più penalizzante per i proprietari, perché nei piccoli centri i valori di mercato riflettono di solito le minori possibilità di affitto e rivendita». In questo senso, è stato  l’atto di indirizzo 2021-23 del ministero dell’Economia, che ha sollecitato maggior aggiornamento e integrazione dei database immobiliari «anche nell’ottica di una più equa imposizione immobiliare».

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