«Onorevole Ministro, dopo due anni in cui abbiamo cercato con l’aiuto dell’ufficio vertenze del Mise di evitare la perdita complessiva di un patrimonio produttivo del packaging italiano, siamo alla vigilia di un’ulteriore svolta negativa che può essere evitata attraverso un intervento da parte dei massimi vertici del suo dicastero». Così inizia la lettera che i segretari nazionali di categoria di Cgil, Cisl e Uil, Marco Falcinelli, Nora Garofalo e Paolo Pirani hanno inviato al ministero dello Sviluppo economico, guidato dall’esponente M5s Stefano Patuanelli in vista del vertice concesso dallo stesso per la prossima settimana, prima che la tensione salisse ulteriormente visto il perdurare dello sciopero e le minacce che l’azienda avrebbe rivolto alle Rsu. Alla portineria della fabbrica ternana intanto prosegue il presidio.

Jindal «Dopo l’acquisizione della società Treofan Europe avvenuta nel 2019 da parte della precedente proprietà M&C di De Benedetti, l’acquirente indiano Jindal – ricordano dalle segreterie nazionali dei sindacati di settore – ha perseguito il suo chiaro obiettivo di ridimensionare parzialmente o totalmente l’acquisita società Treofan e prendersi tutto il pacchetto clienti. La chiusura dello stabilimento di Battipaglia è avvenuta subito dopo l’acquisizione e si è concretizzata in maniera definitiva nel mese di marzo u.s.. Grazie all’impegno di lotta dei lavoratori e un lavoro concertato tra Ministero e Organizzazioni Sindacali si è raggiunto il risultato della cessione ad altra azienda del territorio, che ha garantito la continuità occupazionale ai 60 lavoratori dello stabilimento campano. Come temevamo attualmente l’azienda si è concentrata sul depauperamento dello stabilimento ternano, continuando a sottrarre conoscenze, professionalità, con l’obiettivo da noi individuato di appropriarsi definitivamente del know-how e dell’importante pacchetto clienti».

Polo chimico di Terni «Inutilmente – proseguono nella lettera al ministro – abbiamo cercato di dialogare con l’azienda, anche presso il MiSE, portando proposte e disponibilità, insieme alle Istituzioni locali. Ora dopo circa 15 giorni di sciopero dei 150 lavoratori, come ultimo tentativo di opporsi ad un disegno oramai chiaro in tutti i suoi aspetti, l’azienda accusa i Lavoratori di essere causa della perdita di clienti, della perdita economica per il Gruppo e della chiusura dello stabilimento, arrivando ad annunciarne la cessione, in una riunione con le Rappresentanze sindacali. I lavoratori hanno assistito inoltre alla minaccia di una serrata aziendale in quanto secondo quest’ultima lo sciopero in atto non permette la fuoriuscita dei prodotti finiti dallo stabilimento. Crediamo che sia oramai non più procrastinabile un intervento forte e risoluto da parte Sua, volto a chiarire il reale progetto aziendale. L’eventuale chiusura dello stabilimento Treofan causerebbe ulteriori ripercussioni per il rilevante Polo Chimico nel suo complesso che vede la presenza di importanti insediamenti industriali. In conclusione – dicono rivolgendosi ancora al ministro Patuanelli – chiediamo un Suo immediato intervento urgente, prima che un altro tassello fondamentale dell’industria del nostro Paese venga pregiudicata definitivamente».

Ugl All’appello si unisce anche l’altro sindacato rappresentato in Treofan Terni, l’Ugl chimici: «È fondamentale il tempestivo intervento del Governo nella vertenza per lo stabilimento della Treofan di Terni alla luce degli ultimi sviluppi che vanno nella direzione opposta a quella auspicata da noi e dai lavoratori». L’appello al Ministro
dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli arriva dal Segretario Generale dell’Ugl Chimici Luigi Ulgiati che, martedì scorso, si è recato assieme ad una delegazione sindacale, davanti ai cancelli dell’azienda per raccogliere le sensazioni e le testimonianze delle Rsu e dei lavoratori in sciopero ormai da quasi due settimane, incontrando anche il sindaco di Terni Leonardo Latini: «Le maestranze hanno espresso la nostra stessa preoccupazione per il futuro dello stabilimento umbro viste le ultime manovre del Gruppo Jindal che, di fatto, da inizio 2020 sta portando avanti il depotenziamento dello stabilimento e l’erosione delle commesse dirottate verso altre fabbriche della proprietà indiana. Da parte nostra – sottolinea Ulgiati – non possiamo tollerare che le responsabilità della perdita dei
clienti vengano attribuite ai lavoratori che hanno sempre agito con professionalità facendo crescere la qualità della produzione. La volontà espressa lo scorso 3 Luglio da Jindal di voler cedere lo stabilimento non ha fatto altro che venire a galla tutte le perplessità che avevamo espresso sul modo di agire del management della Trefoan. Il prossimo 15 Luglio, alle ore 12.00, è stata convocata una call conference da parte del Ministero dello Sviluppo Economico: “In quella occasione – spiega il Segretario Generale dell’UGL Chimici – chiederò al Ministro Patuanelli di
intervenire in maniera energica nei confronti della proprietà del sito ternano. Il territorio umbro, ma in generale il nostro Paese, non può permettersi di perdere un altro pezzo d’industria così importante come quello di Terni, una delle eccellenze che produce ricchezza per la nostra economia. Stiamo rischiando che il processo di deindustrializzazione e delocalizzazione imbocchi la strada del non ritorno, per evitare ciò occorre l’intervento energico del nostro dicastero».

Narni Numerosi gli interventi di natura politico-istituzionale che in questi giorni si sono susseguiti sul caso Treofan; giovedì il consiglio comunale di Narni ha approvato un ordine del giorno dedicato col quale si chiede di «intraprendere qualsiasi azione o proposta propositiva che possa riavvicinare le parti e consentire la riapertura di una discussione democratica e civile. Il Consiglio comunale ha seguito con attenzione la vicenda Treofan – si legge nell’ordine del giorno approvato all’unanimità – e stigmatizza altresì il paventato utilizzo della forza da parte dell’azienda per mettere fine alle legittime proteste di lavoratori e sindacati e cittadini presenti di fronte ai cancelli della fabbrica».

Bori «È inaccettabile che ai lavoratori della Treofan, al dodicesimo giorno di sciopero, vengano rivolte intimidazioni e minacce, invece che risposte convincenti sul futuro di un complesso produttivo leader del packaging italiano». Lo dichiara il capogruppo Pd all’Assemblea legislativa, Tommaso Bori, intervenuto questa mattina al presidio organizzato dai lavoratori dell’azienda ternana. «Ho voluto portare personalmente la solidarietà del gruppo che rappresento in Consiglio Regionale – ha aggiunto – oltre che rinnovare la vicinanza e il sostegno alle ragioni della loro battaglia, in un momento così delicato. Quella della Treofan – sottolinea il capogruppo Dem – è una vertenza che
rischia di precipitare per le scelte di un’azienda che ignora le ragioni dei lavoratori e le prese di posizioni di un intero territorio tanto da non aver tenuto in minima considerazione neppure l’appello unanime che gli è stato rivolto delle istituzioni regionali, affinché venisse salvaguardata l’occupazione e la continuità produttiva. Auspico pertanto – aggiunge – che il Governo, dopo aver accolto la proposta dell’apertura di un tavolo nazionale, così come richiesto dai
sindacati,  già il prossimo 15 luglio,  intervenga con nettezza a tutela dell’impresa e del suo futuro, che è parte integrante e imprescindibile del Polo Chimico ternano di cui fanno parte anche Novamont e  l’ex
Meraklon, Beaulieu. Spetta ora alla Giunta di Palazzo Donini farsi carico di questa grande aspettativa – afferma Bori –  creando le condizioni affinché si giunga a quell’appuntamento con le dovute garanzie di chiarezza, circa la reale volontà dalla multinazionale indiana Jindal di chiudere questa esperienza e avviare un percorso di vendita dello stabilimento».

Filipponi «È tempo che la presidente Tesei si faccia vedere ai cancelli della Treofan, che venga ad ascoltare i lavoratori e che la Regione eserciti un ruolo su questa vertenza molto delicata per il nostro territorio. Questa mattina – dichiara in una nota il capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale Francesco Filipponi – sono andato insieme al capogruppo in regione del Pd all’ingresso dell’azienda proprio per ribadire che  la sopravvivenza di Treofan a Terni ha indubbiamente una valenza regionale e che l’Umbria non può perdere una azienda che finora si è contraddistinta per capacità di stare sul mercato e per innovazione. Bene ha fatto il governo ad accogliere le nostre sollecitazioni ed a convocare per il 15 luglio un tavolo al Mise perché la vertenza – vista la presenza di una multinazionale- non può che avere risvolti nazionali. Diamo atto al sindaco di Terni e all’assessore allo Sviluppo Economico di aver quantomeno fatto sentire la propria presenza. Registriamo il solo silenzio, seppur pesante, della Regione. Esprimiamo ancora una volta vicinanza e solidarietà ai lavoratori che sono davanti ai cancelli, che dimostrano coraggio e un grande attaccamento all’azienda, al loro lavoro, ternani  che chiedono di poter continuare a guadagnarsi il giusto sostentamento per se stessi e per le loro famiglie».

Treofan Sulla vertenza anche il Partito comunista: «Abbiamo appreso che, sotto pressioni della Jindal, la prefettura di Terni, ha minacciato i lavoratori di denunce penali se non avessero fatto transitare almeno dieci camion al giorno, in attesa dell’incontro in videoconferenza tra Jindal e Mise previsto mercoledì 15. Un vero e proprio ricatto ai danni di lavoratori che vedono la loro azienda minacciare una sempre più vicina chiusura non per crisi, ma al fine di eliminare la concorrenza. Intento, questo, palesato dalla Jindal fin dai tempi della quanto meno ambigua acquisizione del gruppo dal vecchio padrone De Benedetti (tre stabilimenti ceduti a circa 500.000 €) e mai criticato od ostacolato dalle istituzioni, locali e nazionali. Un vero e proprio ricatto ai danni di lavoratori rappresentati solamente dai sindacati istituzionali come Cgil, Cisl e Uil che ora si dicono soddisfatti di aver concesso un solo carico al giorno alla Jindal in cambio della parola dell’azienda di non ricorrere ad azioni legali e/o fisiche sui lavoratori. Una sconfitta totale. Questi lavoratori – prosegue Eduardo De Dominicis del Partito comunista – ammesso che la strategia dei sindacati vada a buon fine, non hanno uno straccio di prospettiva a medio termine di poter mantenere il posto di lavoro. Molti di loro superano i 50 anni e tutti sappiamo cosa comporta rimanere disoccupati a quell’età. Centocinquanta famiglie meritano altro, una sola, chiara e semplice risposta: espropriare, nazionalizzare e dare in gestione ai lavoratori».

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