Il colonnello Gabriele Ghione

La ex fabbrica d’armi o, come si chiama oggi, il Polo di mantenimento delle armi leggere, rischia di trasformarsi in una polveriera.

La vertenza Da tempo i lavoratori denunciano che «se non si metterà mano alla ‘pianta organica’, nel giro di due anni si rischia un calo di occupati di circa 50 unità, visto che tante sono le uscite previste per i pensionamenti e che non saranno riintegrate con nuove assunzioni». Al Pmal, attualmente, gli addetti circa 350, mentre l’organico previsto sarebbe, dicono i sindacati, «di 451 unità e per garantire servizi ottimali ne servirebbero almeno 412». Ma adesso la faccenda si inasprisce.

UNA MANIFESTAZIONE DEI LAVORATORI

Il direttore I sindacati ternani di categoria sferrano infatti un violento attacco nei confronti del direttore, il colonnello Gabriele Ghione: «Mentre le maestranze lottano – dicono – il direttore abbandona la nave e boicotta le iniziative. Ha annunciato che settembre verrà sostituito con un altro ufficiale, come disposto dallo stato maggiore dell’esercito e questo ci induce a tracciare un bilancio della gestione di questo dirigente che, vale la pena di ricordarlo, è stato il primo direttore ternano del Pmal in quasi 150 anni di storia».

Il giudizio Secondo i sindacati si tratta di «un bilancio che non può essere che molto negativo, essendo la situazione generale notevolmente peggiorata negli ultimi due anni: la gestione delle relazioni sindacali è stata forse la peggiore degli ultimi tempi; durante tutta la fase della rideterminazione della pianta organica, a parte una iniziale disponibilità, questa direzione si è distinta per la sua assenza e ambiguità, non sostenendo mai pienamente le ragioni del Pmal».

«Comportamento ostile» Altri punti dolenti sono quelli relativi al fatto che «irrisolti rimangano tutti i problemi interni riguardanti la mancanza di un serio e realistico programma lavori, il ritardo nella definizione di compiti e responsabilità circa l’organizzazione e la sicurezza dei luoghi di lavoro», ma anche «e ancor più grave, il comportamento ostile nei confronti delle istanze sindacali», perché il colonnello Ghione avrebbe ordinato «senza alcuna comunicazione preventiva alle organizzazione sindacale, la rimozione di bandiere e striscioni collocate all’esterno del Polo, poste a testimonianza di una vertenza che come ricordato vuole coinvolgere l’intera cittadinanza».

La Onlus Secondo i sindacati, poi, «il direttore in questo periodo ha presenziato ai lavori relativi alla programmata cessione di infrastrutture e beni della così detta ‘raccolta tecnica delle armi storiche’, di proprietà, quindi, dello Stato, ad una non meglio definita Onlus, mancando di informarci e dimostrando una totale violazione del principio della trasparenza e della parità di trattamento, in relazione ai criteri della scelta del soggetto gestore».

Il silenzio Tutto questo, dicono ancora i sindacati, «accompagnato dall’assordante silenzio del comandante logistico dell’esercito, generale Montuori, che, quale diretto responsabile degli enti dell’area logistica, ha ritenuto opportuno non rispondere alle numerose richieste d’incontro formulate.

La politica Sulla situazione del Pmal interviene anche il consigliere comunale del Pd, Francesco Filipponi, che chiede all’assemblea cittadina di sollecitare il sindaco e la giunta ad intervenire, ricordando le molteplici attività che il Polo svolge e che «l’eccellente livello professionale acquisito negli anni non potrà essere trasmesso ai giovani per il blocco delle assunzioni». Ma anche che «il costo orario del Polo è inferiore a quello dell’industria privata operante nello stesso settore e, negli ultimi anni, ha garantito un risparmio di 60 milioni di euro alle forze armate».

La richiesta Il sindaco e la giunta, secondo Filipponi, dovrebbero «di concerto con i parlamentari umbri, chiedere al ministero della difesa di salvaguardare l’attuale organico e di promuovere un ricambio da coinvolgere nel ciclo produttivo del Polo, assicurando, così, oltre alla sicurezza dei nostri militari, anche una opportunità di lavoro qualificato per le generazioni più giovani».

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