di Maria Giulia Pensosi

Tutti lo ricordano come uno dei locali storici della città. Il Caffè Bugatti ha per così dire ‘dato vita’, insieme a pochi altri ‘pionieri’, alla movida ternana, importando nel lontano 2000 il modello dell’happy hour alla ‘milanese’, dei buffet ad orario di aperitivo accompagnati da buona musica. Da un anno la saracinesca del locale è abbassata e nel frattempo è persino comparso il cartello ‘Affittasi’ ma a quanto risulta, nulla è perso.

Il Bugatti di Terni Tappa fissa negli ultimi anni dell’Umbria Jazz Spring, questo bistrot si è sempre distinto sulla scena cittadina per le sue peculiarità. «Il Bugatti è una scenografia – racconta a Umbria24 l’ex gestore Tommaso Onofri -, un falso storico che ha contribuito a quella che, col nome di movida, è stata per anni uno, se non l’unico, attrattore turistico della nostra città. Io e Irene (Loesch, sua moglie, nota per Progetto Mandela ndR) non siamo baristi, siamo dei teatranti. Per noi il Bugatti non era un bar, ma un teatro, un luogo di cultura. Non ci prendiamo neanche il merito di averlo ‘progettato’, se abbiamo un merito è quello di aver permesso al Bugatti di rimanere negli anni e di ‘crescere fedele’ al disegno che aveva impostato Max. Max Di Pietro, uno dei tanti ‘visionari’ che questa città, per fortuna, non smette mai di produrre».

Il progetto Il Bugatti fa parte di un disegno più ampio, finalizzato alla rinascita e alla valorizzazione della città. «Ora e nel periodo di pandemia e di post-pandemia non ci sono e non ci saranno per molto tempo le condizioni per una movida come la conosciamo oggi, dovremmo aspettare anni per tornare alla cosiddetta ‘normalità’. Cercheremo dunque – prosegue Onofri – di continuare ad essere un’eccellenza territoriale, facendo del Bugatti un teatro, per così dire, uno spazio pubblico multimediale: la nostra Piccola Terrazza Martini» dice facendo riferimento al capoluogo lombardo. Si cerca così di fare ‘di necessità virtù’ non potendo più vivere il bistrot com’era una volta, ma volendo comunque ripristinare quello che è stato un luogo di musica e cultura. Senza svelare nel dettaglio cosa ne sarà di quel posto e quindi lasciando il sipario socchiuso per dirla col linguaggio a lui tanto caro, nonostante il cartello ‘Affittasi’, Onofri garantisce che la storia del Bugatti non sia finita: «La scenografia – avverte – può essere smontata e rimontata ovunque, non solo in via Fratini» ribadisce Onofri.
Una start up innovativa si starebbe occupando di questo e altri progetti di cui, a breve, avremo novità.