Una vista del polo chimico

di Marco Torricelli

Per prendere la Meraklon, la multinazionale belga Beaulieau ha speso poco, ma l’impegno è quello di fare massicci investimenti – magari una linea di produzione tutta nuova – e stringere rapporti construttivi con il territorio. Si delineano alcuni dei particolari che hanno portato i belgi ad acquisire gli impianti ternani dove si produce il ‘fiocco’.

Nuovi impianti Meno di un milione di euro, sarebbe la somma effettivamente sborsata, per prendere possesso della parte dello stabilimento che interessava loro: con l’impegno, però, a mantenere inalterati i livelli occupazionali – sono più di 100 gli addetti – ad investire massicciamente – tra i 10 e i 15 milioni di euro – per rimodernare e rimettere in marcia gli impianti e a realizzarne uno tutto nuovo: una linea dedicata a produrre un prodotto ‘bicomponente’ da destinare agli impieghi igienico-sanitari.

Il ‘filo’ ai ternani Diverso, e molto meno chiaro, il futuro che attende la parte ‘scorporata’ dello stabilimento ternano, la Yarn, quella del ‘filo’: a Beaulieau non interessava, tanto più che la stessa azienda sta dismettendo altri impianti simili – quello del ‘filo’ è un mercato di nicchia e la sua redditività non è elevata – e sembra proprio che quella parte del polo chimico ternano possa passare sotto il controllo della cordata locale, guidata da Contessa e Polpetta.

Il ‘piano B’ Le ipotesi, qui, si fanno meno agevoli e rosee: il mercato del filo, come detto, non è particolarmente allettante e quella che si farebbe strada, da parte del gruppo localepronto a subentrare, è l’idea di «fare un tentativo – dice una fonte che preferisce non essere citata – per cercare di intercettare una parte degli utilizzatori finali del prodotto, cercando di ritagliarsi uno spazio dignitoso», tenendo aperta la strada a soluzioni alternative, una delle quali porta alla realizzazione di una piattaforma logistica, forse più affine alle attività degli imprenditori coinvolti. Fino a trattativa conclusa, comunque, avrebbe assicurato l’avvocato Daniele Discepolo, che sta curando questa delicata fase, permarrà lo stato di amministrazione straordinaria.

Il personale Il problema, però, potrebbe palesarsi dopo. Ed è quello relativo al personale – sono 110 i lavoratori della Yarn, con un’età media di 47 anni – che potrebbe finire in discussione: Bealieau, con la ripresa della produzione a pieno regime e, soprattutto, con il nuovo impianto, sarebbe in grado di assorbirne una trentina, mentre altrettanti rientrerebbero, in un caso come nell’altro, nel progetto di riconversione di Yarn. Ma gli altri cinquanta? In una situazione come quella ternana, ricollocare un simile numero di addetti non è una passeggiata.

Basell Diverso, e molto, il discorso relativo alle aree Basell. Martedì la riunione al ministero dello sviluppo economico ha confermato l’impressione che si era già avuta: la multinazionale americana vuole più soldi. I sei milioni e mezzo – dopo che la prima offerta, di quattro, non era piaciuta – sono ancora pochi. Martedì è stato tirato fuori, di nuovo, il problema relativo ai costi di bonifica delle aree e, insomma, sarà necessario, tra una decina di giorni, quando è previsto un nuovo incontro, aggiungere quattrini, per sfilare quelle aree.

Chi paga? Un milione e mezzo, forse, potrebbe essere il rilancio giusto, ma il problema è – lasciando da parte, almeno per il momento, la voglia di sapere chi avrebbe, perché questo è uno degli interrogativi, fatto capire agli americani che potevano ‘tirare sul prezzo’ – chi li mette, quei soldi. Quando Terni Research si era sfilata dalla trattativa, lasciando Novamont e Cosp Tecnoservice da sole, l’assessore Vincenzo Riommi aveva garantito: «Il suo posto lo prende la Regione». Sì, ma la quota di Terni Research era la più alta, tra le tre in gioco – superiore ai quattro milioni di euro – già allora e, adesso, se si dovranno sborsare ancora più soldi?

I sindacati La soddisfazione, per i sindacati, è solo parziale: «Purtroppo un risultato solo a metà – dicono – che non rende affatto giustizia, invece, ai lavoratori del filo della Meraklon, i più esposti ai continui stop produttivi, al monte di cassa integrazione che ha sensibilmente ridotto i loro redditi in questi anni». Da valutare, dicono, «sarà la cordata ternana che avrebbe intenzione, secondo indiscrezioni, di investire alcune centinaia di migliaia di euro per aumentare l’efficienza produttiva di alcuni impianti e di alcune produzioni di nicchia, occupando un numero non precisato di lavoratori». Su Basell, invece, si parla di «una ‘melina’ inconcepibile quanto amara e meschina che dovremo nostro malgrado vivere con un senso di grande angoscia, quell’angoscia e quella determinazione che noi abbiamo letto stamattina in assemblea negli occhi dei lavoratori del filo della Meraklon che chiedono solo di poter lavorare e dimostrare che nel nostro territorio si può fare l’industria buona».

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