Un operaio

Dagli specialisti nelle scienze della vita ai tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi, dai meccanici ai fonditori fino a operai specializzati, tecnici informatici, in campo ingeneristico, delle telecomunicazioni e così via. Sono in particolare dieci le professionalità considerate dalle imprese umbre a maggiore difficoltà di reperimento. Il dato emerge dall’ultimo report del Sistema Informativo Excelsior – curato da Unioncamere e Anpal – relativi alle assunzioni previste settembre per quanto riguarda le imprese industriali e dei servizi.

Le professionalità In ordine di difficoltà di reperimento rispetto al fabbisogno, le imprese hanno segnalato l’assenza di specialisti nelle scienze della vita (89,7 per cento; tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (86.7 per cento); meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse/mobili (79,8 per cento); fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica (76,8 per cento); operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (74,6 per cento); tecnici della salute (72,9 per cento); conduttori di veicoli a motore e a trazione animale (61,5 per cento); tecnici in campo ingegneristico (69,2 per cento); tecnici dell’organizzazione e dell’amministrazione delle attività produttive (69,1 per cento) e, infine, tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (66,7 per cento).

Il rapporto La Camera di commercio ricorda che complessivamente a livello nazionale gli imprenditori italiani giorni fa hanno considerato di difficile reperimento il 48 per cento delle assunzioni programmate, con un quadro differente a seconda delle regioni. Per l’ente camerale la situazione è da «allarme rosso» in 11 regioni su 20 dove la percentuale di assunzioni che gli imprenditori considerano «di difficile reperimento» è arrivata sopra il 50 per cento. E in Umbria «l’allarme rosso, che era già scattato, diventa rosso fuoco – sostiene la Camera di commercio – visto che a settembre 2023 è la seconda regione per percentuale di assunzioni “di difficile reperimento”, toccando il 55,8 per cento. La situazione è più pesante solo in Friuli Venezia Giulia, che tocca il 56,6 per cento».

I dati Dietro l’Umbria, nel quintetto delle regioni in cui gli imprenditori hanno le maggiori difficoltà a reperire il personale di cui hanno bisogno, ci sono Marche (54,9 per cento), Toscana (54,5 per cento) e Veneto (54,4 per cento). «In altre parole – prosegue la Camera di commercio – ciò significa che in Umbria rischiano di restare scoperti, a settembre, 3.400 dei 6.090 posti disponibili. Cifre che lanciano un’ombra lunga anche sul trimestre settembre-novembre 2023, periodo per il quale le imprese umbre hanno programmato 16.600 assunzioni. Il dato riguardante quelle di difficile reperimento è in crescita dal 2018 anche se «il boom» c’è stato dopo il 2020, anno del Covid; in particolare, la percentuale è passata dal 25,4 per cento del 2018 al 55,8 di quest’anno.

Assunzioni La nota positiva riguarda invece il fatto che nel trimestre settembre-novembre le assunzioni programmate crescono assai più della media italiana (+9,1 per cento). «I dati – commenta il presidente dell’ente camerale Giorgio Mencaroni – evidenziano quanto grave sia diventato, in Italia e ancora di più in Umbria, il problema della reperibilità del personale di cui le imprese hanno bisogno». Mencaroni parla di un fenomeno ormai strutturale «che va affrontata con idee nuove, che permettano di trovare soluzioni che almeno mitighino la situazione. È un impegno che la Camera di Commercio dell’Umbria sente forte e che vogliamo svolgere con le altre istituzioni e con le associazioni di categoria. In altre regioni – continua – qualcosa si è mosso, qualcosa si sta facendo. La loro esperienza, benché anch’essa recentissima e ancora in corso di formazione, può arricchire il tavolo delle ipotesi su cui lavorare».

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