Alcantara

di Mar. Ros.

Il fallimento della ex Neofil e la situazione fin troppo fluida che sta caratterizzando la Treofan sono solo le ultime vicende di una realtà industriale complessa che ha conosciuto un periodo di fortissima espansione nella seconda metà del secolo scorso per poi perdere via via brevetti, eccellenze e migliaia di posti di lavoro, probabilmente non solo per effetto del progresso tecnologico.

Giulio Natta Dopo il tentativo della Saigs (Società Anonima Industria Gomma Sintetica), fallito a causa della guerra , nel 1949 il complesso industriale noto come Polo chimico di Terni nacque per mano del gruppo Montecatini, che nel 1951 fondò la Polymer per la produzione di resine e l’omonimo centro ricerca. La società in quegli anni fece tesoro delle scoperte e invenzioni del Premio Nobel per la chimica Giulio Natta, sfruttando il polipropilene. Fu la svolta: i brevetti che derivavano dal centro ricerche di Terni si trasformavano in posti di lavoro per giovani del territorio e in breve tempo attorno a quel patrimonio scientifico si generò una vera e propria filiera industriale che tra gli anni ‘60 e ‘70 contava circa 3 mila occupati, oggi circa 400 più l’indotto.

Il Polipropilene Risale al ’66 la fusione tra Montecatini ed Edison e fino agli anni ’90 i numerosi stabilimenti di piazzale Donegani furono della Montedison poi nacque il gruppo Enimond dalla fusione con Eni. Fu allora che il patrimonio industriale e scientifico finì in mano a multinazionali straniere. Una vicino all’altra, a Terni operavano Basell, Moplefan, Meraklon e Novamont, alimentate allora dalla centrale elettrica Edison, tuttora attiva con circa 15 dipendenti. A fornire materia prima per tutte le altre, il polipropilene, era la Basell, l’unica che ha definitivamente chiuso nel 2010, con effetti immaginabili per tutte le altre realtà collegate.

Polo chimico di Terni L’allora Moplefan è l’attuale Treofan che produce il film di polipropilene e occupa 145 dipendenti; come noto è recentemente finita in mano alla Jindal con piani industriali ancora da decifrare. La Meraklon Spa che produce il fiocco per tappeti e moquette oggi è della belga Baulieue; il ramo che produce filo, diventato prima Neofil, poi Terni industry per via di una cordata di imprenditori locali, è fallita nel gennaio scorso e 15 persone hanno perso il posto. I sindacati, per contravvenire alle esigenze di tutti i coinvolti, stanno lavorando su due fronti, da un lato la cassa integrazione straordinaria per  aziende fallite, con possibilità di formazione per rientrare nel mondo del lavoro; dall’altro il licenziamento collettivo per agganciare la Naspi.  All’interno del polo chimico c’è poi Novamont, che mantiene il centro di ricerca a Novara, a Terni continua a produrre Mater-bi: plastiche biodegradabili e compostabili. Come è facilmente comprensibile, il complesso sistema fatto di servizi condivisi e noto come ‘consorzio Polymer’, alla luce delle numerose trasformazioni subite dalle aziende in loco, oggi non funziona più come un tempo: il meccanismo, per intendersi, non può permettersi ulteriori perdite.

Polo chimico di Narni Nell’ambito della cosiddetta Conca ternana, la Chimica gode invece di ottima salute a Narni: mille occupati più l’indotto. Allo Scalo, in via del Lavoro, prosegue a gonfie vele la produzione di elettrodi di grafite per forni d’acciaieria, unica in Italia, all’interno dello stabilimento ex Sgl, oggi GoSource. La nuova proprietà sta evidentemente attuando il piano industriale annunciato: il portafoglio clienti cresce e il numero dei lavoratori ha raggiunto quota 84; nel settembre del 2018, ai tempi dell’open day erano 68. Nel polo di Nera Montoro, invece, resiste con soluzioni sempre più innovative e green la Tarkett del linoleum che ha recentemente festeggiato 120 anni di attività. Prosegue inoltre la storia della Bayer, l’azienda pochi anni fa ha scelto di sacrificare uno stabilimento tedesco a vantaggio di quello locale garantendo il posto ad un’ottantina di lavoratori, quelli della Covestro: qui si producono lastre di policarbonato, quelle utilizzate anche per la copertura degli stadi Luzhniki e Spartak di Mosca in occasione dei Mondiali di calcio. La casa madre ora è intenzionata a cedere l’asset, quindi il sito narnese e uno belga sono di fatto in vendita ma le manifestazioni di interesse non mancano.

Alcantara Discorso a parte merita Alcantara, presente con l’unico polo mondiale di produzione dell’omonimo materiale di rivestimento. L’azienda di proprietà giapponese, ha recentemente inauguranto un nuovo impianto al termine dei primi corposi investimenti effettuati; conta più di 500 dipendenti ed è in piena espansione: obiettivo 800 lavoratori entro il 2023. Investiti già 103 milioni di euro ed assunte 70 persone tra operai, ricercatori, processisti e tecnici specialisti in sostenibilità, sicurezza e ambiente, qualità, recupero energetico, economia circolare: la capacità produttiva della fabbrica è già aumentata del 15-20%.

 

 

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