Vertice Perugina, foto Fabrizio Troccoli

di Ivano Porfiri

Un anno di tempo per una partita che verrà giocata sul tavolo nazionale del ministero dello Sviluppo economico, quella che deciderà il futuro della Perugina. Non solo per quanto riguarda i 340 esuberi, annunciati qualche settimana fa dalla Nestlè e che hanno fatto alzare la pressione intorno alla vertenza, ma anche per ciò che la multinazionale vorrà fare dello stabilimento di San Sisto. È il risultato del tavolo di confronto regionale, che ha riunito a Palazzo Donini istituzioni, azienda e sindacati. «Ad oggi – ha detto il direttore delle Relazioni industriali di Nestlè Italia, Gianluigi Toia – alla fine di questo processo riteniamo la fabbrica darà lavoro a più di 600 persone complessivamente, tenendo conto anche dell’impiego di carattere stagionale». Una frase mal digerita dai lavoratori, pronti a mettersi di traverso in ogni modo ma che, al momento, non annunciano azioni di lotta se non la presenza di delegazioni di lavoratori a Roma quando si riunirà il tavolo al Mise. In mezzo ci sono le istituzioni, Regione e Comune, con la presidente Catiuscia Marini e il sindaco Andrea Romizi, a dire che «ci aspetta un anno di lavoro per il mantenimento dello sviluppo industriale ma anche dei livelli occupazionali e scongiurare una emergenza sociale».

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Si parte dagli esuberi La multinazionale, con il suo management italiano, è arrivata al tavolo regionale per ribadire che, in questa vertenza, si parte dai 340 esuberi. Il punto di arrivo? Sarà il Mise a stabilirlo, ma tutti sono consapevoli che quella che inizia è una maratona, non una gara di 100 metri. «Oggi – hanno detto Toia e il direttore della Corporate strategy di Nestlè Italia, Massimo Ferro, ai giornalisti – ci siamo alzati consapevoli che abbiamo una questione complicata da gestire, ma che dobbiamo andarla a gestire per il bene del futuro della Perugina e per il bene delle persone che ci lavorano». Nessun arretramento dai 340 esuberi annunciati un mese fa. «Ad oggi se non ci fosse la cigs ci sarebbero lavoratori in esubero – ha ribadito Toia -. La cassa integrazione in questi anni ha permesso di coprire le ore di lavoro che non venivano svolte. Noi siamo assolutamente disponibili ad affrontare il tavolo anche al ministero con il duplice obiettivo: fare di Perugia la fabbrica efficiente e competitiva che possa svilupparsi in futuro; ricercare tutte le soluzioni possibili per gestire le persone perché alla fine della cassa integrazione ci possano essere soluzioni professionali per tutti». Su questo «nell’accordo abbiamo previsto che proporremo la mobilità all’interno del gruppo Nestlè, ci sono già sul piatto 86 posizioni di lavoro libere e le proporremo ai lavoratori; abbiamo incaricato una società di outplacement di trovare delle soluzioni sul territorio (si parla dei posti nel nuovo punto Decathlon e addirittura in quello Ikea, ndr) ove ci sono delle cose interessanti che si stanno muovendo; abbiamo incentivazioni all’esodo, vogliamo accompagnare queste soluzioni con degli incentivi; stiamo mettendo in campo un piano di prepensionamento».

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Investimenti confermati Quanto al Piano di rilancio «abbiamo riconfermato in pieno gli impegni e gli investimenti e la volontà di fare di Perugia la fabbrica del cioccolato col marchio Baci destinato a tutto il mondo, prodotti in esclusiva da qui. Ma dobbiamo essere efficienti anche per poter attrarre qui in futuro nuove produzioni». E il buon andamento dei volumi sbandierato finora? «I primi risultati dell’export di Baci Perugina che registrano una crescita di oltre il 40% – ha sottolineato Toia – in quest’anno abbiamo infatti recuperato sul cioccolato le ore lavoro di caramelle e biscotti, che cono stati dismessi». Intanto la trasformazione della fabbrica prosegue. «Abbiamo linearizzato la produzione, reso molto più snella, automatizzato, è chiaro che si creano degli spazi. Uno è stato già destinato a quello che sarà il nuovo reparto confiserie, cioè quello con più manualità che lavorerà soprattutto durante la stagione per fare le confezioni speciali con un sistema molto interessante che crediamo ci darà buoni risultati».

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Sindacati: «No esuberi e tavolo a Roma» Il sindacato – presente con le segreterie nazionali e territoriali di Flai Cgil, Fai Cisl, Uila Uil, oltre che con i rappresentanti confederali e la Rsu di San Sisto – oltre a una «ferma opposizione ai 340 esuberi dichiarati da Nestlé» ha chiesto alle istituzioni di «alzare ulteriormente il livello del confronto, interessando il governo, non solo attraverso il Mise, ma anche con i ministeri del Welfare e dei Trasporti, per ricondurre la vertenza Perugina in un contesto adeguato, ovvero nell’ambito di un ragionamento sulle prospettive di Nestlé in Italia e sul ruolo di Perugia nello scacchiere europeo». L’obiettivo di Flai, Fai e Uila, insieme alla Rsu, è dunque quello di portare la multinazionale fuori da una discussione incentrata solo su costi e tagli, che resta «inaccettabile» non solo per i sindacati, ma anche per le istituzioni locali. «Difendere il lavoro – hanno detto i rappresentanti sindacali – significa dunque implementare in primo luogo il piano industriale, così come immaginato nell’accordo del 2015, che aveva proprio l’obiettivo di superare le criticità strutturali dell’azienda, a partire dalla forte stagionalità delle produzioni».  Per fare questo però, hanno osservato i sindacati, serve più tempo e servono strumenti aggiuntivi anche in termini di welfare: «Il piano sociale condiviso nell’accordo – hanno spiegato ancora Flai, Fai e Uila – ad oggi necessita di un ampliamento in termini di durata e di strumentazione. Se nel 2015 ci aveste chiesto di firmare un piano che prevedeva 340 esuberi non lo avremmo mai fatto – hanno detto i rappresentanti della Rsu nel confronto con l’azienda – quindi, noi che continuiamo a credere nelle potenzialità del piano e della nostra fabbrica, vi chiediamo di mettere da parte i licenziamenti e sviluppare le grandi potenzialità che Perugia può offrire come città del cioccolato».

Istituzioni unite Regione e Comune sono state le prime a proporre il ‘tavolo nazionale’ al Mise che «serva a definire un accordo che – al di là dell’efficientamento della fabbrica – possa mettere in campo strumenti per investimenti in ricerca e sviluppo, nuove politiche industriali che siano in grado di offrire una prospettiva di nuova occupazione, traducendo in sostanza in nuovi posti di lavoro quelli che attualmente rappresentano esuberi». Quello che Marini e Romizi chiedono a Nestlè è un «vero progetto industriale che faccia di San Sisto un polo europeo del gruppo, trasferendo qui produzioni che, a regime, creino volumi e un’occupazione stabile e duratura»

Parco tematico Tra le possibili iniziative collaterali alla fabbrica è tornata in auge anche il famoso ‘Parco tematico sul cioccolato’ che, a fianco al museo, rafforzi l’immagine di Perugia come città non solo dei Baci. Per Marini e Romizi si tratta comunque di iniziative che «possono interessare nella misura in cui le stesse rientrino nell’ambito di un piano industriale di sviluppo ed abbiano un carattere integrativo e non sostitutivo della capacità produttiva dello stabilimento di San Sisto». E anche i sindacati ritengono che il Parco «può essere utile», ma solo se «collaterale e non sostitutivo» della produzione industriale, che resta e deve restare il core business di Perugina».

Parte confronto in città La vertenza Perugina dunque prosegue e si prospetta lunga e difficile. Per questo, i sindacati sono pronti a mettere in campo le necessarie iniziative di mobilitazione, a partire da una forte presenza dei lavoratori a Roma in occasione del primo tavolo nazionale da convocare a breve. Intanto, le Rsu inizieranno un percorso di confronto e sensibilizzazione con tutte le forze politiche e sociali del territorio, «perché la vertenza Perugina non è solo una questione di chi ci lavora – hanno concluso i rappresentanti della Rsu – ma di tutta la città». Nei giorni scorsi a intervenire sulla vicenda Perugina era stato anche il consigliere comunale del gruppo Perugia civica e riformista Nilo Arcudi con un ordine del giorno nel quale si chiede, alla giunta e al sindaco Andrea Romizi, di promuovere un tavolo istituzionale con il Mise, la Regione, l’azienda e i sindacati «per tutelare i lavoratori e la Perugina. Lo sviluppo della città dei prossimi anni passa anche della difesa e dal rilancio dello stabilimento».

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One reply on “Perugina, palla passa al governo. Nestlé: «Fabbrica futura da 600 addetti». Sindacati: «No esuberi»”

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