L'aeroporto di Perugia

di Daniele Bovi

Ristrutturazione economica e finanziaria della società, «crescita sostenibile» del numero dei movimenti e dei passeggeri e affermazione di una «centralità dell’aeroporto per l’intera comunità regionale come generatore di Pil». Sono essenzialmente questi gli obiettivi del «Piano di risanamento e ristrutturazione» 2021-2023 elaborato dai vertici di Sase, la società che gestisce il San Francesco. L’assemblea dei soci dello scalo, in programma per giovedì, è stata rinviata al 21 giugno proprio per aggiornare il piano industriale dopo i colpi inferti dalla pandemia che hanno portato le perdite dello scalo, fra 2020 e primo trimestre 2021, a sfiorare i due milioni di euro.

AEROPORTO, PERDITE TOCCANO I 2 MILIONI

Il piano Una delle cifre chiave contenute nelle 36 pagine del documento, che Umbria24 è in grado di anticipare, è quella che riguarda la quantità di risorse necessarie ad alimentare il piano: 13,1 milioni di euro nel triennio. Per quanto riguarda il 2021, 1,6 milioni serviranno per la ricapitalizzazione (operazione dalla quale diversi soci si stanno sfilando, con la Regione pronta ad acquisire le quote), che si aggiungono agli 1,5 erogati; per la «ristrutturazione e lo sviluppo» occorreranno altri 1,7 milioni nel 2021, 2,9 nel 2022 e 5,4 nel 2023. «Il piano industriale di risanamento e ristrutturazione – è scritto nel documento – si focalizza sullo sforzo di far percepire l’importanza dell’aeroporto, in un contesto regionale come quello dell’Umbria, spostando il posizionamento competitivo sull’importanza di offrire valore aggiunto in termini di fattori “intangible” e di servizi percepiti».

LA GRAVE CRISI FINANZIARIA DELL’AEROPORTO

Motore di sviluppo A sostegno della tesi che vede l’aeroporto come motore di sviluppo, Sase cita la recente analisi dell’Agenzia Umbria ricerche, secondo la quale 100 mila turisti in più potrebbero generare ricadute stimabili fra i 40 e i 50 milioni di euro; insomma, il messaggio è che l’attenzione non va posta solo sui dati del bilancio. La strategia di ristrutturazione si basa sulla «ottimizzazione» delle rotte soprattutto in funzione del turismo, minor incidenza dei costi, rinvio di alcuni investimenti e sostegno da parte dei soci. Sul fronte turistico l’obiettivo è quello di costruire un’offerta più integrata, fidelizzazione del visitatore, promozione del brand Umbria, co-marketing con gli operatori del settore e una spinta su innovazione e digitalizzazione; il tutto stringendo sinergie con la filiera che a vario titolo si occupa di tempo libero.

INFOGRAFICA: CHI SONO I SOCI DI SASE

Voli E le rotte? L’ambizione è quella di collegare l’Umbria ai paesi più importanti per l’incoming regionale, a partire da Monaco di Baviera con Air Dolomiti dal 2023 (quando sono stimati 27 mila passeggeri) e non dal 2022 come preventivato in precedenza; un aeroporto, già collegato negli anni scorsi all’Umbria, che rappresenta anche un importante hub internazionale. Le compagnie low cost chiedono contributi sotto forma di promozione per volare in aeroporti secondari come Perugia, e così le spese per le rotte passeranno dagli 1,1 milioni del 2020 a 2,2 nel 2022 e 4,9 nel 2023, dei quali 3,1 per nuovi collegamenti; è qui, dunque, che si concentrano la gran parte dei 13 milioni al centro del piano.

IL NUOVO PIANO INDUSTRIALE DELL’AEROPORTO

Risorse e network Risorse essenziali dato che i programmi delle compagnie «sempre più condizionano il comparto nazionale dei piccoli e medi aeroporti in relazione alle risorse economiche che ciascuna struttura aeroportuale destina agli incentivi ai vettori». Per il 2023, il piano prevede voli da e per Londra, Bruxelles, Catania, Tirana, Malta, Palermo, Trapani, Monaco, Vienna, Rotterdam, Bari o Brindisi e Lamezia Terme; nella lista, ma senza numeri sotto la casella relativa al 2023, anche l’opzione Barcellona e/o Girona.

Numeri Aumentare le rotte significa generare ricadute positive per le attività dello scalo, dai negozi ai parcheggi fino agli spazi pubblicitari: nel conto economico infatti si parla di un aumento dei ricavi caratteristici del 246% nel triennio, e di un numero di passeggeri che dovrebbe tornare sui 250 mila nel 2022 (la stima parla di 254.654) per poi crescere fino ai 316 mila nel 2023, oltre un terzo dei quali generati solo da Londra Stansted (73 mila) e Catania (43 mila). Un altro elemento strategico è rappresentato dai collegamenti. Tra i progetti che la Regione vorrebbe finanziare attraverso il Recovery plan c’è anche quello che riguarda il collegamento ferroviario a servizio dell’aeroporto, e così nel piano tra i principali obiettivi c’è proprio quello che riguarda l’«accessibilità» e il «miglioramento dell’offerta intermodale attraverso connessioni con i principali attrattori e generatori di traffico».

Assemblea e rilancio Quanto all’incidenza dei costi sui ricavi, escludendo le spese per le rotte si passa dal 123% del 2020 al 33,7% del 2023; quelli per i servizi, in particolare, oscilleranno intorno al milione di euro, mentre quelli per il lavoro passeranno da 1,7 a 2 milioni. Il piano, così come il bilancio 2020 con la proposta di ricapitalizzazione, sarà sul tavolo dei soci il 21; a quel punto, dopo aver enunciato i titoli, occorreranno azioni precise e soprattutto risorse. «I tre pilastri su cui si fondano le possibilità di crescita della Regione – dice venerdì la senatrice di FI Fiammetta Modena – sono l’Alta velocità, che ha già avuto degli input con le fermate a Terontola e a Orte, la digitalizzazione e la questione dell’aeroporto. Quest’ultimo sembrava inizialmente abbandonato. È in atto invece oggi una seria riorganizzazione, soprattutto dal punto di vista del capitale, perché deve diventare un volano con 3–400 mila passeggeri all’anno per garantire il turismo in un’area che non è coperta dalla Toscana».

Twitter @DanieleBovi

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