La presentazione dello studio

di Daniele Bovi

Il combinato Imu più Tasi per una piccola o piccolissima impresa ha portato, tra 2013 e 2014, ad aumenti record ad Assisi, mentre nel complesso, considerando anche la Tares, per un piccolo laboratorio artigiano l’aggravio rispetto all’anno precedente è stato del 4%. I Comuni che invece hanno applicato le tasse più elevate nei confronti della micro-piccola impresa sono Perugia e Terni, nei quali si concentra circa il 40% delle piccole imprese della regione. A fare i conti è la Cna dell’Umbria che giovedì a Perugia ha presentato un’indagine, in collaborazione con il centro studi Sintesi e illustrata da Federico Piemonti, esperto in materia di ambiente, e Marco Boschetto, responsabile fiscale di Cna Umbria, per valutare l’impatto dell’introduzione della Iuc sulle imprese artigiane della regione. L’associazione ha analizzato le delibere approvate nei 18 principali comuni umbri e ha applicato le aliquote a tre imprese-tipo: un idraulico con laboratorio di 70 metri quadri e una rendita catastale di 400 euro, una carpenteria metallica con opificio di 200 metri quadri e una rendita catastale di 4.200 euro e un’altra carpenteria metallica, ma con un opificio di duemila metri quadri e una rendita catastale superiore (seimila euro).

I numeri Con il debutto della Tasi dallo studio emerge che per un laboratorio artigiano l’aumento è stato del 6 per mille mentre per un opificio del 5 per mille, con punte per laboratori e opifici del 23% ad Assisi seguita, per quanto riguarda i primi, da Umbertide al 19%. L’incremento medio delle imposte per il piccolo laboratorio è di 33 euro, con Assisi che di euro in più ne chiede invece 126, tallonata da Spoleto (121). Con il crescere della dimensione, aumentano anche le imposte da pagare: in media 50 euro con un’impennata di 491 euro ad Assisi e di 338 euro a Fabro (a Terni, Umbertide e Bastia Umbra si superano i 200 euro). Qualche beneficio invece ce l’hanno avuto le imprese con sedi più grandi, con riduzioni medie di oltre 750 euro.

LO STUDIO

Tares Qualcosa in meno le imprese lo hanno pagato per la Tares (che insieme a Tasi e Imu forma la Iuc), dovuto più che altro all’eliminazione della maggiorazione di 30 centesimi a metro quadro che andava allo Stato e all’abbattimento forfettario delle superfici soggette a tassazione per chi produce rifiuti speciali non assimilabili agli urbani. Per l’idraulico-tipo l’imposta è rimasta sostanzialmente invariata (in 11 casi su 18 lievi riduzioni), mentre è diminuita per tutte le altre, con punte di mille euro per le più grandi. Tirando le somme, per un idraulico la tassazione tra il 2013 e il 2014 è aumentata del 4%; per un opificio di media dimensione del 2% e per un’impresa proprietaria di un opificio di dimensione maggiore invece, c’è un calo dell’8%.

Appello Insomma, l’imposizione varia molto da comune a comune con la Tasi che è andata a vanificare l’eliminazione della maggiorazione legata alla Tares. «Noi – commenta il presidente di Cna Renato Cesca – vogliamo fare un appello ai comuni: mentre il Pil va giù le tasse continuano invece a salire, perciò serve un occhio di riguardo per le piccole imprese e per le microimprese». «Dal 2009 ad oggi – aggiunge Roberto Giannangeli, direttore regionale dell’associazione – le tasse locali sono aumentate dell’85%. Sappiamo che molto spesso i Comuni fanno gli esattori per conto dello Stato, ma qualcosa va fatto. Ad esempio si può intervenire sul costo dello smaltimento dei rifiuti, cominciando a fornire dati trasparenti. Restando in attesa di conoscere e valutare i bilanci previsionali, partiamo da qui per intavolare una discussione con le amministrazioni».

Twitter @DanieleBovi

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