Il progetto del coworking

di Daniele Bovi

Oltre 267 mila euro, per la precisione 267.184 per cinque anni; cifra che lievita fino a 426mila euro in caso di un rinnovo per altri tre anni. Tanto vale la concessione per la gestione del nuovo «coworking 3.0» che sorgerà all’ex Upim, dove fino a qualche mese fa c’erano le fermate dei bus. Il Comune di Perugia nelle ultime ore ha reso noto l’avviso pubblico attraverso il quale punta a trovare dei soggetti interessati alla gestione della nuova struttura, che saranno poi chiamati – in caso di risposta – a elaborare un progetto dettagliato. I lavori sono in corso da settimane e il taglio del nastro è previsto in autunno, mentre il termine ultimo per presentare le candidature è quello del 31 maggio.

IL PROGETTO DEL COWORKING

La mission In primis al centro della nuova realtà dovranno esserci «la promozione della cultura imprenditoriale, l’accelerazione di impresa e la creazione di eventi per sostenere settori emergenti e innovativi dell’economia»; oltre a ciò dovrà essere sviluppata «l’attività di formazione sui temi di gestione d’impresa con focus, tra gli altri, sulle Ict e sulle opportunità offerte dal digitale»; prevista anche la promozione della «incubazione d’impresa per facilitare l’accesso al mondo dei capitali alle imprese virtuose in termini di sostenibilità e innovazione».

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Prezzi e lavori I piani tariffari offerti ai clienti non potranno superare, per ogni singola postazione, i 180 euro al mese più Iva o i 25 al giorno, sempre più Iva. Quanto ai soggetti ammessi alla procedura (singoli o raggruppati in varie forme), dovranno avere un’esperienza almeno di due anni nel settore e potranno godere di una concessione di cinque anni, con la possibilità di una ripetizione per un periodo non superiore ai tre anni. Per loro ci sarà a disposizione anche un canone agevolato, calcolato prendendo come base il valore minimo delle quotazioni previsto dall’Agenzia delle entrate, decurtato di un 30 per cento; questo valore, già basso, sarà scontato del 90 per cento nel primo anno, del 60 per cento nel secondo e del 30 per cento nel terzo.

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Esperienze simili Tutto il progetto come ovvio si rivolge in particolare alla fascia più giovane della popolazione, per la quale creare un luogo dove condividere, oltre che gli spazi, soprattutto idee e conoscenza. Essendo quello di Fontivegge il primo progetto simile che il Comune affronta, Palazzo dei Priori si è messo a studiare esperienze simili. Quali? A fine novembre una delegazione è andata a Roma per una visita alla rete di coworking «Talent Garden», cioè quello che viene ritenuto il più grande network europeo di coworking focalizzato sul settore digitale e della comunicazione; in più sono stati puntati gli occhi sull’acceleratore di start-up Luiss enlabs. Oltre a una mappatura delle realtà private sono state analizzate le esperienze di altre città come Torino, Milano, Lodi, Asti, Udine, Trento e Rovereto, Ravenna, Cremona, Parma, Modena, Siena, Lucca, Foligno, Roma, Taranto nonché il progetto della Regione Umbria, che attiverà un Digital hub nella zona della Nuova Monteluce.

Fioroni «Per noi – spiega a Umbria24 l’assessore allo sviluppo economico Michele Fioroni – è fondamentale aver cercato di ipotizzare un concept di coworking internazionale, sul modello anglosassone, che prevedesse le fasi di incubazione e accelerazione di impresa. L’operazione di affitto delle scrivanie dovrà essere funzionale a creare rete, cercando di valorizzare eventuali spin off di natura universitaria. Il soggetto gestore poi dovrà essere in grado di gestire le attività di tutoring e mentoring legate ad accelerazione e incubazione. Questo perché l’obiettivo è quello di avere un approccio meno incentrato sulla condivisione degli spazi e più, tra virgolette, di venture capital, quindi improntato alla nascita e alla valorizazione delle start up».

Twitter @DanieleBovi

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