Vincenzo Sgalla

È costata 3,4 miliardi di euro la crisi che attanaglia l’Umbria dal 2008. Il calcolo emerge dall’ultimo rapporto dell’Ires Cgil Toscana, presentato a Perugia nel corso di una conferenza stampa dal segretario generale della Cgil regionale, Vincenzo Sgalla, e da Mario Bravi, presidente dell’Ires Cgil Umbria. La perdita di ricchezza quantificata corrisponde a 16,5 punti di Pil. E, se nel 2015 si è registrato qualche debole segnale di inversione di tendenza, i dati dell’anno che si è appena concluso, ancorché parziali, sembrano descrivere un nuovo pesante arretramento, soprattutto dal punto di vista del lavoro, con 15 mila occupati in meno in un anno (dato al terzo trimestre 2016).

Terremoto Il quadro tracciato, fra l’altro, non tiene ancora conto dell’effetto terremoto, che «inevitabilmente produrrà ulteriori danni ad un sistema economico e sociale già fortemente sofferente», è stato evidenziato, a partire dalle perdite del settore turismo che sono già evidenti, anche al di fuori dell’area del cratere umbro, dove, comunque, nel 2015 si sono registrate 637 mila presenza, pari al 10,8% del totale regionale.

Ripresa si è sgonfiata «La piccola ripresa che sembrava essersi attivata nel 2015 appare oggi già sgonfiata da un andamento occupazionale molto negativo, soprattutto per il lavoro più stabile – ha osservato Mario Bravi – e questo si accompagna ad un andamento dei consumi che è ancora negativo, a un incremento record della popolazione a rischio povertà, mentre l’area della cosiddetta ‘sofferenza occupazionale’ resta stabile intorno alle 80 mila unità».

Quadro negativo «Il quadro estremamente negativo che siamo purtroppo ancora una volta costretti a descrivere evidenzia l’assoluta esigenza di un cambio di passo – ha affermato il segretario generale della Cgil dell’Umbria Vincenzo Sgalla – cambio di passo che può prendere slancio dalla straordinaria concentrazione di risorse esterne su cui l’Umbria potrà fare affidamento nei prossimi anni, grazie ai fondi per la ricostruzione post sisma, a quelli per l’area di crisi Terni-Narni, a Industria 4.0 e alle importanti risorse europee che superano il miliardo e mezzo di euro».

Risorse non bastano Ma il fatto che le risorse ci siano, secondo il segretario Cgil, non è di per sé sufficiente: «Sappiamo che il meridione d’Italia ha usufruito negli ultimi decenni di enormi risorse pubbliche – ha osservato ancora Sgalla – ma questo quasi mai ha prodotto risultati strutturali e duraturi in termini di sviluppo e occupazione. Ecco, l’Umbria, che al meridione si sta pericolosamente avvicinando nelle statistiche e nei dati, non può permettersi più una gestione delle risorse pubbliche slegata dai risultati reali in termini di crescita e di creazione di buona occupazione, come nel caso dell’agricoltura, dove le ingenti risorse investite non hanno prodotto nuovi posti di lavoro stabili».

Serve un progetto «Per tutte queste ragioni – ha concluso Sgalla – noi chiediamo alla Regione che le importanti risorse disponibili siano messe al servizio di un progetto complessivo di sviluppo dell’Umbria, per il quale, insieme a Cisl e Uil, siamo pronti a fare la nostra parte in termini di proposte e contrattazione».

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