La presidente questa mattina nel corso del suo intervento

di Daniele Bovi

La presidente della Regione Catiuscia Marini apre alle richieste delle associazioni imprenditoriali sul fronte del credito. Sì al tavolo permanente tra palazzo Donini, associazioni e banche e rafforzamento degli strumenti di garanzia. Un’apertura arrivata lunedì mattina di fronte ai vertici di Banca Intesa, in Umbria per illustrare il progetto della Cassa dell’Umbria, e a quelli delle undici associazioni imprenditoriali della regione che, nei mesi scorsi, si sono unite in un fronte comune proprio per far valere tutto il loro peso su temi come quelli del credito. Tavolo permanente e rafforzamento degli strumenti di garanzia sono proprio le richieste che le associazioni hanno avanzato a palazzo Donini.

Marini: cambiare passo si può Sul primo la presidente spiega che si può «cambiare passo pensando ad una modalità di confronto permanente, snella e leggera, tra Regione, associazioni e le bache principali in cui si possa – dice – dare conto delle condizioni del credito in Umbria, degli impegni e delle iniziative che si possono assumere, dei risultati raggiunti e dei correttivi». Sul secondo Marini pensa a un rafforzamento dei mezzi propri di Gepafin attraverso un aumento del capitale sociale per un minimo di dieci milioni di euro ulteriormente incrementabile; al potenziamento del fondo rischio dei confidi (4,2 milioni) inserito nel Collegato al Bilancio oltre a quello attivato con le Camere di Commercio. In più un milione verrà aggiunto al Consorzio fidi regionale di secondo grado degli artigiani. Azioni che non vogliono e non possono essere «risolutive» ma che possono rappresentare un «supporto importante».

Tornare sul territorio (con tassi ragionevoli) Nel corso della sua relazione poi la presidente chiede a Banca Intesa e al sistema creditizio nel suo complesso di applicare «tassi ragionevoli», di tornare a essere di nuovo sul territorio, finanziando le imprese strozzate dal credit crunch e quelle realtà ad alto tasso di innovazione. I numeri citati parlano chiaro: tra giugno e dicembre 2011 gli impieghi sono per la prima volta diminuiti in termini nominali del 2,56% (da 12,9 a 12,57 miliardi di euro) mentre le sofferenze bancarie crescono superando il 10% degli impieghi. Tutto ciò in un quadro dove imprese pur «redditive e con prospettive di mercato, per dinamiche a questo punto solo finanziarie, rischiano di trovarsi fuori dal mercato con un effetto domino devastante».

Rete di protezione Quello che la presidente ha in mente è una «una rete di protezione – ha detto lunedì -, fatta di gestione preventiva delle situazioni di difficoltà, di apporti professionali qualificati, di informazione e strumenti finanziari ad hoc rivolta soprattutto alle Pmi, almeno tutte quelle che possano dimostrare di avere la possibilità capacità per superare la crisi con idee, prodotti, clienti e miglioramento dei margini». Imprese a cui la Marini chiede rafforzamenti patrimoniali, capitalizzazioni e recupero di margini di redditività.

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