Da sinistra Luciano Nebbia, Marco Morelli e la presidente Marini

di Daniele Bovi

Promettono più qualità, più autonomia, una «superiore facoltà» rispetto a quella precedente dettata dalla «dimensione più grande della banca», attenzione al territorio, più velocità e più assistenza. Lunedì mattina a Perugia, prima di incontrare la presidente Catiuscia Marini, l’assesore allo Sviluppo economico Vincenzo Riommi e i presidenti delle undici associazioni imprenditoriali della regione, i vertici di Intesa San Paolo hanno svelato qualche dettaglio in più, poco in realtà, rispetto al progetto di banca unica dell’Umbria che partirà da qui a breve (probabilmente a novembre). Entro l’anno infatti spariranno le quattro casse di risparmio locali (Terni, Città di Castello, Foligno e Spoleto) per fare posto alla Cassa dell’Umbria sotto l’ala del gruppo Intesa.

Assetto e numeri Un gruppo che potrà contare su 148 sportelli (numero destinato a scendere con la riorganizzazione), mille dipendenti (in ansia), circa 200 mila clienti, una quota di raccolta pari al 15% del totale regionale e un 18% di impieghi. «In mente – dice Luciano Nebbia, direttore regionale di Intesa per Umbria, Toscana, Lazio e Sardegna – abbiamo l’obiettivo del 20% sia per gli impieghi che per la raccolta». Con tutta probabilità, a Terni andrà la sede e l’ufficio legale di rappresentanza, a Foligno il nuovo presidente (Alberto Cianetti?), a Castello la struttura per le imprese e a Spoleto l’ufficio per le attività di backoffice. Il cda della nuova banca sarà a nove, con Intesa che mantiene la maggioranza (cinque membri) e i quattro rappresentanti delle Fondazioni liquidate con una cifra vicina ai 150 milioni.

Famiglie e imprese A spiegare la filosofia di fondo dell’operazione è Marco Morelli, direttore generale vicario del gruppo torinese: «Con questo processo di consoliamento – ha detto lunedì – vogliamo creare nei prossimi mesi una banca che sfrutti tutti i punti positivi delle quattro Casse. Un istituto che dovrà giocare un ruolo forte per aiutare famiglie e imprese e far ripartire i consumi. Cercheremo di adattare il nostro approccio alla realtà locale». Questo in un quadro dove «il Paese è tecnicamente in recessione – continua Morelli – e da questo momento bisogna uscire tutti insieme senza contrapposizoni tra mondo del credito e imprese». Un progetto ambizioso che si presenta di fronte a un mondo, quello delle imprese, che chiede da tempo e a gran voce alla banche di tornare a fare le banche dando ossigeno al tessuto economico.

Un momento della presentazione di questa mattina

Il ruolo strategico Il ruolo strategico della nuova banca dell’Umbria sarà quello di agire, come ha sottolineato anche la presidente Marini, per migliorare in quegli ambiti dove l’Umbria soffre: dal sottodimensionamento delle imprese regionali ai bassi livelli di ricerca e sviluppo, dall’internazionalizzazione fino alle infrastrutture e alla realizzazione del Polo chimico di Terni. «L’istituto – spiega poi Nebbia – avrà una forte identificazione con il territorio: cercheremo di semplificare il rapporto con le piccole e medie imprese e rafforzeremo la struttura operativa». Nebbia ha sostenuto poi come la vera sfida sia quella di coniugare «qualità e relazione con il territorio». Un tessuto economico dove la banca promette di mettere in campo strumenti innovativi come «i piani integrati di filiera per alcuni settori», già sperimentati altrove. L’ottica di incrementare la dimensione delle imprese sarà però uno degli obiettivi principali e Morelli lo spiega in modo preciso: «Dobbiamo far capire alle aziende – dice – che industrialmente sono più forti se si mettono insieme».

Marini: contrastare la crisi «Di fronte alla perdurante crisi del credito – ha detto introducendo l’incontro Catiuscia Marini – abbiamo ritenuto necessario confrontarci con i vertici di Banca Intesa non solo per una comune riflessione sulla nascita della nuova banca umbra, ma anche sulle preoccupazioni che oggi investono l’intero sistema economico regionale». «Occorre che sistema del credito, istituzioni e associazioni di categoria delle imprese – ha aggiunto la presidente – agiscano insieme ad esempio su una serie di interventi relativi alle infrastrutture, alla realizzazione del polo chimico a Terni, e in particolar modo, in direzione dell’innovazione e della ricerca, i fattori che possono effettivamente aiutare l’Umbria ed il suo sistema economico ad elevare il suo grado di competitività e contrastare così la recessione e la crisi economica».