di Chiara Fabrizi
Il blocco dei mezzi degli autotrasportatori del Consorzio spoletino continua, nonostante le tre ore di trattativa. A mancare è l’accordo da cui far ripartire il tavolo sull’aumento delle tariffe. Da un lato il Consorzio, sostenuto da Confartigianato e Comune, chiede di tornare a discutere subito sulle percentuali per poi, in un secondo momento, smobilitare la protesta. Dall’altro la dirigenza Cementir ha aperto ad una revisione delle tariffe, ma prima di ragionare vuole caricare e vedere in strada le 60 autocisterne. Giovedì, intanto, i camionisti protesteranno sfilando a bassa velocità coi loro tir per le vie del centro di Spoleto.
Tensione per le 6 autocisterne arrivate da Isernia Consegnare il cemento è, inutile dirlo, la priorità dellaholding che, mercoledì mattina, ha tentato di scavalcare la protesta degli autotrasportatori locali facendo arrivare davanti allo stabilimento sei mezzi scarichi. La tensione è inevitabilmente lievitata, ma poteva andare anche peggio. Le autocisterne, dopo le richieste degli autotrasportatori spoletini, hanno fatto inversione e si sono allontanate dal sito scariche.
LA BATTAGLIA DEI CAMIONISTI L’AUMENTO DELLE TARIFFE
Paventato intervento del prefetto L’attenzione intorno alla protesta del Consorzio è particolarmente alta in città. Da martedì sindaco, che si è seduto al tavolo con Confartigianato e rappresentanti del Consorzio, assessori provinciali e comunali, capigruppo, consiglieri seguono con particolare preoccupazione l’evolversi della situazione. Che, vale la pena dirlo, non potrà durare a lungo. Anche perché l’ingegnere Giuseppe Troiani, arrivato da Roma per trattare, nel corso dell’incontro ha chiaramente paventato la possibilità di un intervento del prefetto. Le autorità potrebbero, dunque, scortare i mezzi esterni al Consorzio all’interno del sito e riaccompagnarli all’esterno carichi di cemento. Oppure, potrebbe semplicemente far sgomberare il piazzale, ancora occupato da una sessantina di autocisterne. Ma è tutto da vedere.
Della Vecchia: «Sono sotto la tariffa minima» «Le richieste avanzate da parte dei trasportatori di un aumento del 10 per cento – dice l’assessore provinciale ai Trasporti – andrebbero solo in maniera parzialmente a coprire gli aumenti del carburante e sono comunque ben al di sotto della tariffa minima di sicurezza, garantita dall’attuale legislazione come elemento minimo indispensabile per far sì che i viaggi siano fatti in sicurezza. Tutto il territorio si deve far carico di questa vertenza e la Provincia di Perugia si adopererà affinché si riapra immediatamente il tavolo delle trattative tra la Cementir e il Consorzio. È inaccettabile la chiusura da parte della Cementir visto il pesante utilizzo del territorio e ora non può pensare di sostituire il Consorzio con aziende che arrivano da fuori regione».
Spoleto-Roma, 350 euro all-inclusive Ma la sostanza del blocco mezzi decretato dal Consorzio sono naturalmente la tariffe. Gli autotrasportatori spoletini, che servono lo stabilimento Cementir della città, raccontano di come i prezzi proposti dalla proprietà non possano più competere con i costi. «Parlando in termini spiccioli – racconta uno tra i più anziani – per portare a Roma i 320 quintali di cemento caricate in un autocisterna prendiamo poco più di 350 euro, ma è una miseria perché al giorno d’oggi solo di gasolio ci vogliono 120-130 euro, a cui vanno aggiunti il prezzo dell’autostrada che sono altri 15 euro, spesso ci sono da cambiare i pneumatici che costano tra i 400 euro e i 550, poi c’è l’assicurazione, la manutenzione ordinaria al mezzo, per non parlare di quella straordinaria che quando capita un danno improvviso c’è da mettersi le mani nei capelli».
«Vent’anni Spoleto-Roma valeva 650mila lire» Ma è evidente che le tariffe un tempo dovevano essere più convenienti, più allettanti. «Certo, che lo erano, ad inizio anni ’90 – continua il veterano – per fare un viaggio a Roma ci davano 650mila lire, che all’epoca non era male, tenendo da conto che in quegli anni un litro di gasolio costava sì è no mille lire e il pedaggio in autostrada era talmente basso da non incidere granché tra i costi».
Tariffe immobili: nel 1990, 2.000 lire a quintale, oggi 1 euro Quindi guadagnate come nel 1990? «Praticamente sì, vent’anni fa il tariffario fissava a 2.000 mila lire il valore di un quintale, oggi siamo fermi a poco più di 1 euro. E la stessa rabbia la si prova a riguardare i tariffari chilometrici di quegli anni, nonostante i prezzi dei carburanti siano lievitati poco o niente è cambiato».
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