di Chiara Fabrizi

Perse 163 filiali bancarie in sei anni e 25 comuni senza istituti di credito, mentre nello stesso periodo sono diminuiti di quasi un terzo i dipendenti delle banche in servizio in Umbria. A tirare le fila sulla desertificazione bancaria in corso nella regione è la sigla sindacale Fabi che, al termine di una serie di analisi e confronti, l’ultimo insieme ad attori anche esterni, ha chiesto al consiglio regionale dell’Umbria di convocare in tempi rapidi la conferenza regionale dell’economia e del lavoro prevista dall’articolo 19 dello statuto, mettendo all’ordine il fnomeno e i rischi socio-economici collegati.

MEDIALAB INTERATTIVO SULLA DESERTIFICAZIONE BANCARIA

Chiuse 163 filiali bancarie L’analisi compiuta dalla Fabi su dati della Banca d’Italia riguarda il periodo 2015-2021, durante il quale le filiali bancarie sono passate da 511 a 348 (-32 per cento). A sorpresa diminuiscono anche i bancomat/atm passati dai 723 di sei anni fa ai 560 del 2021 (-22 per cento). Il passo indietro sui degli istituti di credito ha fatto scivolare a 40 sportelli ogni 100 mila abitanti il tasso di presenza dei servizi sul territorio regionale, che nel 2015 si attestava a 57.

Oltre 35 mila umbri ‘orfani’ La Fabi, poi, segnala in provincia di Perugia sono rimasti senza filiale bancaria 22.748 cittadini, ovvero quasi il 3,5 per cento della popolazione di quel territorio, che però risiede in 16 comuni. In Provincia di Terni, invece, sono 12.751 gli abitanti “orfani” di un istituto di credito e in questo caso vivono in 9 dei 33 comuni di quel territorio. Complessivamente, dunque, in Umbria sono 35.499 i cittadini alle prese con la desertificazione bancaria, che passa naturalmente anche per una compressione degli organici dei vari istituti.

Persi più di mille bancari L’analisi condotta dalla Fabi, infatti, segnala pure che dai 3.751 bancari che erano impiegati in Umbria nel 2015 si è scivolati ai 2.631 del 2021, con una contrazione che gira intorno al 30 per cento. In termini provinciali, il sindacato offre una comparazione limitata agli anni 2020 e 2021: in questo caso a perdere di più è la provincia di Terni, passata da 732 dipendenti a 610 (-16,7 per cento), mentre a Perugia l’arretramento è più contenuto, risultando occupati 2.134 persone nel 2020 e 2.021 l’anno seguente (-5,3 per cento).

Convocare conferenza regionale economia e lavoro La manovra di arretramento delle banche è stata messa ormai da due anni sotto la lente della Fabi, che in Umbria segue il fenomeno con Anna Minelli ed Enrico Simonetti, organizzando una serie di incontri intorno tema ‘Borghi senza banche’. Martedì scorso, però, i sindacalisti sono voluti passare dalla teoria alla pratica formulando la proposta al consiglio regionale di convocare la conferenza regionale dell’economia e del lavoro prevista, al termine di un seminario a cui hanno partecipato anche il prof di Economia dell’Università di Perugia, Luca Ferrucci, il coordinatore di Libera, Fabrizio Ricci e il presidente dei Borghi più belli d’Italia, Fiorello Primi.