di Mar.Ros.

Procede ormai a ritmi sostenuti la messa a terra del piano Ast, non ancora condiviso con le organizzazioni sindacali, da parte della proprietà italiana Arvedi. Quando sono in atto le operazioni di restyling del Centro di finitura di Sabbione dal quale, è stato comunicato alle Rsu, alcune macchine saranno trasferite in viale Brin, dalla direzione Regionale ‘Governo del territorio-Ambiente-Protezione civile- Servizio sostenibilità ambientale e autorizzazioni in materia’ arriva l’ok all’installazione di un nuovo laminatoio nel reparto Pix 2 dell’acciaieria ternana.

Impianti dal Bahrain L’atto dell’ente, pubblicato sul bollettino ufficiale, porta la firma del dirigente Andrea Monsignori e ha efficacia immediata; parla in particolare di «installazione di un laminatoio a freddo Z/Mill 11 presso il reparto Pix2, con relativo nuovo punto di emissione E31/08; realizzazione di un nuovo deposito coil, adiacente al reparto Pix2; incremento del riutilizzo dei reflui provenienti dal reparto Pix2 verso il reparto Lac. L’autorizzazione – si legge altresì – è vincolata al rispetto di quanto integralmente dichiarato dal gestore nel progetto presentato». Il laminatoio in questione sarebbe una parte di quell’impiantistica proveniente da un sito del Bahrain interessato da un incendio qualche anno fa e revampata dalla Danieli di Buttrio. L’autorizzazione della Regione è stata notificata in questi giorni alla Società Acciai Speciali Terni, a Comune, Usl Umbria2 e Arpa Umbria.

Terni brilla per export acciaio Intanto emerge da uno studio Siderweb che Terni è stata, nel 2022, la settima provincia italiana per export di prodotti della siderurgia, tubi e altri prodotti della prima trasformazione dell’acciaio, salendo di una posizione nella classifica nazionale dei poli siderurgici. Ha fatto registrare una crescita delle esportazioni in valore del 42,1%, salite a 1,47 miliardi di euro. In generale, è cresciuto del 23,8% l’export italiano di prodotti della siderurgia, tubi e altri prodotti della prima trasformazione dell’acciaio nel 2022, passando da 22,6 a 28,2 miliardi di euro. Una variazione positiva dovuta sostanzialmente all’aumento dei prezzi: le quantità sono infatti diminuite del 6%, passando da 17,3 a 16,2 milioni di tonnellate. È quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi siderweb su dati Istat.

Caso Tct E mentre viale Brin si prepara a ospitare i nuovi impianti, dalle parti di Maratta tornano ad agitarsi le acque sulla base, almeno per ora, di nulla più che un chiacchiericcio; notizie poco rassicuranti che circolano tra i lavoratori di Tct e che mantengono le organizzazioni sindacali in un limbo decisionale più che comprensibile. Come noto infatti le lavorazioni dell’azienda Taglio e commercializzazione tubi sono strettamente collegate a quelle del Tubificio e viceversa. Lo spettro di una possibile chiusura a breve, da parte del titolare Gino Timpani, starebbe dunque trascinando nuovamente nell’incertezza i lavoratori di strada di Recentino. La possibilità che ciò avvenga al momento pare non sia suffragata da alcuna prova documentale o comunicazione ufficiale diramata in qualche modo, ma si dice che uno scambio di mail tra Tubificio e Tct rispetto alle lavorazioni in rapporto alle capacità impiantistiche, avrebbe rianimato tensioni latenti, che potrebbero sfociare in nuove minacce di stop da parte dell’azienda che taglia e spedisce i prodotti del sito a guida Balloriani.

Palazzo Bazzani Secondo quanto si apprende, è in questo contesto che le parti sociali si sarebbero rivolte nuovamente al Prefetto di Terni per avere contezza di quanto abbiano effettivamente in animo le società coinvolte, anche se il rappresentante del governo nel corso dell’ultimo tavolo era stato in qualche modo messo all’angolo in virtù del fatto che la vicenda è frutto esclusivamente di rapporti tra privati. Non si esclude dunque un’ennesima convocazione a Palazzo Bazzani per un aggiornamento di fatto atteso dai confronti precedenti. 

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