di M.R.
Chi ha avuto modo di confrontarsi faccia a faccia col ministro delle Imprese e del Made in Italy è pronto a scommettere che quello che ha intenzione di elaborare l’esponente di Fratelli d’Italia sia un piano nazionale della siderurgia dentro in quale devono crearsi le condizioni per cui l’acciaio sia volano di ripresa economica per il Paese, una garanzia di competitività, sia green, ma soprattutto punto di riferimento per la ricostruzione dell’Ucraina oltre che per infrastrutture e altri progetti interni legati al Pnrr. Il tutto, come aveva avuto modo di illustrare nelle linee programmatiche, in un sistema europeo di politiche industriali tendenti all’autonomia e all’integrazione tra produzioni. C’è da chiedersi a questo punto quale sia effettivamente la mission che il consulente Giampiero Castano è chiamato a svolgere in quegli uffici romani e che ruolo potrebbe avere in questo contesto il cavaliere Arvedi, dalle dipendenze del quale, come capo delle relazioni industriali del gruppo siderurgico, Castano si sarebbe divincolato per un incarico nel dicastero dello sviluppo economico a titolo gratuito.
AST, PARLA DONATELLA TESEI: VIDEO
La centralità di Arvedi Se è vero infatti che i rumors su un interesse dell’imprenditore di Cremona per il sito di Piombino non sono mai sfumati, ora circolano pure quelli secondo i quali, come riportato dal quotidiano Il Foglio, mercoledì, ci sarebbe chi lavora per l’ingresso del cavaliere all’Ilva. E chi altri se non proprio il ministero, che finisce sempre ai ferri corti con l’Ad di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli (che Terni conosce bene)? Difficile credere che in quel caso Arvedi possa, almeno per ora, investire finanziariamente ma se il governo porta a termine l’operazione per diventare socio di maggioranza potrebbe servirsi del suo supporto manageriale. Che sia questa la strategia? Sicuramente giustificherebbe la manovra Castano, ma a dirlo saranno il tempo e le misure che adotterà via via il governo Meloni sul fronte siderurgico. Intanto è in questo contesto, che lascia spazio a sospetti e interpretazioni, in assenza di notizie certe e azioni definite, che i sindacati metalmeccanici e confederali di Terni avrebbero piacere di vederci chiaro sull’Accordo di programma Ast (il patto col governo, la Regione e il Comune per findi che possano sbloccare il promesso investimento a nove zeri) nonché il piano industriale; capire se, rispetto all’aprile del 2022, possano aver subito modifiche le linee guida tracciate da Arvedi e quali impegni avrebbero assunto le istituzioni in sede dell’ultimo incontro romano.
Acciaio Il sindaco di Terni Leonardo Latini e la presidente della Regione Donatella Tesei, come del resto i ministeri coinvolti, hanno evidentemente un patto di segretezza coi vertici aziendali perché, sollecitati sull’argomento, anche in occasione dell’anteprima del film di Genovese, hanno mostrato un riserbo così estremo da non aver restituito altro che un timing (peraltro già noto) per il quale la parte tecnica del percorso sarà completata entro il mese di marzo. Intanto, alla vigilia di un nuovo incontro ai piani alti di viale Brin per il Premio di risultato, quello che si registra è un cauto ottimismo degli addetti ai lavori nel settore siderurgico: a detta del numero uno di Federacciai Antonio Gozzi, infatti, se nel 2022 produzione e mercato dell’acciaio italiani hanno sostanzialmente tenuto nonostante le difficoltà, alcuni segnali di ripresa già si scorgono per l’anno appena cominciato. Per Ast si tratta dell’anno di un nuovo bilancio di sostenibilità annunciato, quello del rinnovo dell’Aia e della commercializzazione delle scorie trattate, quando si apprende sono ancora in corso sperimentazioni sul raffreddamento delle stesse.