di M.R.

Rafforzare la strategicità di Terni e dei suoi acciai speciali, è stato ribadito dai vertici Arvedi, resta l’obiettivo numero uno della nuova gestione ai piani alti di viale Brin e secondo quanto si apprende in queste ore, l’operazione Bahrain andrebbe proprio in questa direzione. A fugare dubbi sulla eventualità che gli impianti in questione possano non essere all’altezza delle sfide, perché derivanti da un sito siderurgico che ha subito un incendio ed è stato successivamente dismesso alcuni anni fa, due fattori su tutti: l’investimento consistente, si parla di 25 milioni di euro che l’azienda è pronta a spendere pure in una fase buia del mercato dell’inox; l’impossibilità di compiere passi falsi, quando nella più ampia approvazione delle istituzioni locali, è a meno di un miglio il traguardo per dare forma al vero e proprio piano industriale pensato per l’acciaieria umbra.

Arvedi Destinatario del premio San Valentino 2022, l’acciaiere di Cremona, per esperienza e obiettivi da centrare, difficilmente a Terni, come altrove, metterebbe a terra impianti non sufficientemente efficienti e performanti; andrebbe solo a proprio discapito. Se alcuni riferimenti alla gestione di Ast contenuti nella nota delle Rsu erano legati a questa operazione, la riflessione che circola tra addetti ai lavori, a sangue freddo, è proprio questa. Se l’attenzione di lavoratori e sindacati, perciò, sarà legittimemente altissima, il management non avrebbe alcunché da temere e si è affidato alla professionalità della Danieli di Udine, che già in passato ha lasciato la propria impronta nello stabilimento siderurgico di Terni, ad esempio nell’area a caldo. A pesare sulla scelta Arvedi, secondo quanto si apprende, anche la tempistica. Una spesa fatta su un ‘buon usato’ garantirebbe cioè una rapida consegna, diversamente da un impianto da costruire ex novo. Quello in questione, al netto di lavori da eseguire in loco, andrebbe solo adattato agli spazi a disposizione in viale Brin e la deadline che si sono dati tecnici e ingegneri del caso, col benestare della Danieli per quanto dovrà portare a termine, è di sei mesi.

Il futuro di Ast Col beneficio di qualche fisiologico ritardo dunque, l’acciaieria di Terni già dalla prossima estate potrebbe essere dotata di un valore aggiunto a quel miliardo di ulteriori investimenti da compiere sulla base degli accordi col governo nel prossimo quinquennio. Insomma il Cavaliere non ammette sospetti e a quanto pare è intenzionato a mettere le cose in chiaro a cominciare dai sindacati come ha preannunciato in una lettera che rispedisce al mittente tutte le accuse rivolte dai rappresentanti dei lavoratori in fabbrica. Il futuro della più grande azienda ternana si gioca insomma tra il Parlamentino e il Parlamento in un equilibrio che va dal pressing delle parti sociali, affinché Ast possa brillare e i lavoratori trarne i riconoscimenti economici del caso, agli impegni del prossimo esecutivo nazionale, già in clamoroso ritardo su Piano siderurgia e Accordo di programma.

 

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