di Maurizio Troccoli
Attorno ai temi, o forse alle emergenze, della cultura una città come Perugia riesce oltre che a riunire un significativo numero di operatori, anche a infervorare. Fino al punto di dare vita a simpatici siparietti che, pur se ironici, divertenti, non avrebbero poi tanto da fare ridere. Soprattutto se avviene che un direttore artistico di una manifestazione come Umbria Jazz, precisamente Carlo Pagnotta, che ha una certa idea del rilancio del Turreno, all’improvviso abbandona la sala dopo una sfuriata, per poi ricomparire impetuosamente per urlare, sventolando due progetti che gli sarebbero stati consegnati da «qualcuno della Regione»: «Mettetevi d’accordo voi due su qual è la verità. Tu sei con Fioroni si è capito» richiamando un dirigente della Regione, che aveva parlato poco prima e Nicola Mariuccini, componente della commissione titolata a individuare le soluzioni tecniche per il futuro progetto dell’ex cinema. Ma andiamo per ordine.
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VIDEO. IL TURRENO ALL’INTERNO ORA
La visione Dopo i convenevoli affidati all’associazione ‘St.Art’, promotrice dell’evento con la presidente Angela Giorgi (in collaborazione con PostMod) a fare gli onori di casa, l’assemblea è entrata nel vivo con una presentazione del direttore dell’Accademia Paolo Belardi. La relazione ha puntato prevalentemente a spiegare, dal punto di vista storico e culturale, come l’uomo, da sempre, abbia attribuito funzioni e scopi differenti alle strutture architettoniche. Insomma, chiese, ma anche mausolei, acquedotti, ferrovie, anfiteatri, ponti e altre strutture, in diverse latitudini del globo, sono diventati qualcosa di diverso. Come abitazioni, musei, giardini pensili, laboratori e incubatori di start up. Il professore ha anche spiegato come, in passato, Perugia fosse stata in grado di ridisegnare le proprie geometrie urbane, smettendo nel tempo di occuparsene. Insomma pur non entrando nel merito del nuovo destino del Turreno, il professore ha auspicato che la città sia in grado di costruire una visione. Abbia cioè il coraggio della progettazione. Sviluppi competenze per volare alto, almeno al pari di altre città europee che, sulla cultura, investono le proprie migliori energie e risorse.
Sfuriata di Pagnotta Carlo Pagnotta, tra interruzioni, interventi, sfuriate e siparietti, nello stile di chi non le manda a dire che trasversalmente gli viene riconosciuto, è andato al dunque della questione, sottolineando la necessità di non replicare, con il Turreno, quanto già successo in città. O quanto già presente in città. Ha sventolato due progetti che gli sarebbero stati consegnati dalla Regione, contestandoli all’assessore Comunale Michele Fioroni, sospettato di avere già tutto pronto in testa, dal punto di vista della progettualità. Lo accusa di volere andare dritto per la sua strada («sbagliata») senza ascoltare gli operatori del mondo della cultura. Indicando invece come soluzione del Turreno, un grande teatro per grandi appuntamenti. «Punto». Senza mischiare ristorazione, bar, o altro all’interno, finendo per strozzare le attività già presenti in centro storico che andrebbero in difficoltà. L’idea di Pagnotta largamente condivisa dagli operatori culturali ma osteggiata dal Comune è quella dei grandi numeri, sia come sedute che come organizzazione degli spazi. Un progetto in grado di richiamare grandi appuntamenti artistici e musicali, ma anche un indotto della ‘convegnistica’ che nel Turreno troverebbe la ‘sala’ principale per «più di 1416 persone» e in altri spazi del centro storico come, la ‘Vannucci’, il Morlacchi, il Pavone, o ancora il teatro del mercato coperto, le altre sale a pochi passi da quella principale, in uno dei più bei salotti d’Italia e con tutti i servizi annessi.
‘Pragmatismo fioroniano’ Fioroni però ha invitato alla ragionevolezza, con l’ormai noto ‘pragmatismo fioroniano’, da «esperto di supermercati». Come dire: non volare alto, ma opere sostenibili. «Conosco troppo bene i vincoli». Teme la maniera ‘sinistra’ di concepire ‘la spesa pubblica’ e, sottolinea: «Il progetto deve reggersi finanziariamente sulle proprie gambe». Cosa che ad avviso dell’amministrazione, può avvenire insieme a un privato. Non con il pubblico, il Comune, da solo: «Occorrerebbero 350mila euro l’anno che non ci sono». Per un progetto polivalente con spazi modulabili e presenza di bar, ristoranti e strutture commerciali. Entrambi aspetti contestati dal consigliere Tommaso Bori. Da un lato: «Non ho capito di che progetto parla». Dall’altro: «In un bilancio di 360 milioni abbiamo trovato 160 mila euro per ‘1416’, se si vuole si trovano anche le risorse per il Turreno». Mentre Fioroni a loro contesta di guardare alla scatola senza spiegare «cosa si vuol fare».
Il ruolo della Regione Di mezzo c’è la Regione, rappresentata dal dirigente Baldissera Di Mauro, quello tirato in ballo insieme a Mariuccini da Pagnotta che, in sostanza, ha spiegato come la Regione abbia chiesto un progetto vero e non uno studio di fattibilità. Entro tre mesi. Come abbia preteso partecipazione e si sia resa disponibile a stanziare 638 mila euro dai fondi di agenda urbana e un milione e mezzo di soldi propri. Cifre tuttavia insufficienti a completare l’opera. Ecco perchè ha indicato una strada per il Comune, riconoscendo al ‘Municipio’ (il dirigente regionale ndr), il merito di avere dirottato tutte le risorse di Agenda urbana al Turreno. La strada? Quella di uno stralcio funzionale, visto che nel frattempo il nuovo codice degli appalti non consente l’ingresso del privato, se non per un terzo di quote rispetto al pubblico. Stralcio funzionale che significa un progetto nuovo, ridimensionato alle capacità di spesa, sottostimato rispetto alle aspettative di parte della città, in grado però di funzionare.
Ambroglini e il ‘triccheballacchè’ Che cosa sarà in grado di produrre il Comune non si sa. E, probabilmente, non si saprà neppure il 16 gennaio, in occasione del Consiglio comunale aperto. Il sospetto di Ambroglini, presidente della fondazione ‘Sergioperlamusica’ e che qualcuno continui a concepire la cultura come occasione per «mozzarelle, balere e tricchebalacche», sottolineando una penuria di visione, rispetto a quella che Perugia ha dimostrato nei decenni trascorsi. E a cui ora non può permettersi di rinunciare sul progetto ‘Turreno’. Ma «credo sia finita».
@MauriTroccoli