di Dan. Bo.
Un progetto pilota «per non abbatterci», così da rendere fruibili ai cittadini pezzi della loro identità che altrimenti rischierebbero di rimanere sepolti nei depositi per chissà quanto tempo; un modello che, con buona volontà, potrebbe essere replicato anche in Umbria. Si chiama «Matelica museo aperto» il progetto voluto dal sindaco del Comune marchigiano, lo storico dell’arte Alessandro Delpriori, lanciato nei giorni scorsi dal primo cittadino: «Praticamente tutto il patrimonio culturale di un’area geografica vasta quasi due regioni – scrive – è stato come cancellato, se non per sempre, per moltissimo tempo. Chiese demolite, palazzi storici sventrati, dipinti e sculture sepolti sotto le macerie. Oltre alle immagini drammaticamente spettacolari di San Benedetto a Norcia e di San Salvatore a Campi, i danni del sisma sono innumerevoli ovunque. Perdere chiese e musei per l’Appennino tra Umbria e Marche significa perdere la propria identità».
Salvare l’identità Il terremoto ha picchiato in modo duro anche a Matelica, rendendo di fatto inagibile, come nelle zone colpite dell’Umbria, buona parte dei beni culturali. Uno scenario di fronte al quale Delpriori non si è abbattuto. «Per anni – dice ancora – non si potrà più vedere un dipinto, una scultura, uno stucco delle tante e bellissime emergenze artistiche della città. Abbiamo pensato perciò di non abbatterci e creare un progetto nuovo, una sorta di laboratorio che chiamiamo “Matelica museo aperto”, un deposito attrezzato di tutte le opere d’arte a rischio che le renda fruibili al pubblico. Una sorta di museo temporaneo, in pieno centro storico, che dia da subito il senso di una città ancora viva, di un cuore che pulsa e che, attraverso la sua storia, potrà tornare forte». Tre ragazze, una storica dell’arte, un architetto e una restauratrice, stanno lavorando in modo gratuito per realizzare questo progetto.
Il progetto Un lavoro enorme: basti pensare che nella sola Matelica ci sono quasi duemila oggetti tra dipinti, sculture e arredi «che vanno messi in sicurezza con una certa urgenza – osserva il sindaco – sperando che non arrivino, in questo momento così incerto, altre forti scosse che possano pregiudicare la tenuta statica degli immobili fortemente lesionati». Lo spazio, 2.600 metri quadri, è già stato trovato: si tratta di un piano seminterrato di un parcheggio; una struttura nuova, antisismica e già videosorvegliata ma che ha bisogno ovviamente di ulteriori migliorie per accogliere il patrimonio artistico. Per questo serviranno circa 200 mila euro, solo in piccola parte coperti mentre i restanti Delpriori e gli altri ideatori del progetto li stanno cercando attraverso benefattori e sponsor. L’auspicio del sindaco è quello di aprire lo spazio entro gennaio salvando così non solo un pezzo importante di identità, ma anche i posti di lavoro e il tessuto economico, che ovviamente potrebbe beneficiare dall’apertura di questa struttura.
Art Bonus «In sostanza – conclude Delpriori – sarebbe la soluzione ideale per far ripartire la vita di una città che vuole investire sul turismo culturale ed enogastronomico, potendo contare non solo sulla bellezza dei musei e delle chiese, ma anche sul fascino dei suoi palazzi settecenteschi, degli scavi e dei mosaici romani, del teatro progettato da Giuseppe Piermarini, oltre che sulla produzione del Verdicchio di Matelica, il vino bianco più premiato d’Italia». Coloro che vorranno dare una mano potranno sfruttare anche il nuovo decreto varato dal governo, che prevede l’allargamento della defiscalizzazione delle donazioni (provvedimento meglio noto come Art Bonus) ai beni ecclesiastici tra cui ricade il Museo Piersanti e la maggior parte del patrimonio storico-artistico di Matelica.
Decreto Per la messa in sicurezza del patrimonio storico e artistico poi, il decreto dà la possibilità ai Comuni interessati di fare direttamente gli interventi indispensabili, dandone comunicazione al Ministero. Grazie a questo provvedimento sarà possibile avviare tempestivamente interventi di tutela e ricostruzione del patrimonio storico e artistico danneggiato dagli eventi sismici. In particolare, in merito alla progettazione di interventi per la messa in sicurezza di beni culturali e immobili, è previsto che le pubbliche amministrazioni competenti possano procedere con affidamento diretto delle progettazioni a «professionisti idonei», senza ulteriore formalità, per importi inferiori a 40 mila euro. Il Ministero ha poi istituito un soprintendente speciale che si avvarrà di una segreteria tecnica di progettazione, al massimo 20 persone, che rimarrà in carica per cinque anni (a partire dal 2017); oltre a loro potrà reclutare altre 20 unità di personale di supporto.
Il corso Intanto per coinvolgere, formare e aggiornare i volontari e tutti coloro che vorranno mettersi a disposizione è stato organizzato dal Gruppo di Protezione civile Legambiente volontariato Marche beni culturali un corso di formazione e aggiornamento in programma domenica 27, dalle 15 alle 19 a Palazzo Campana a Osimo, in piazza Dante Alighieri. Per aderire è necessario compilare e rimandare il modulo compilato all’email protezionecivile@legambientemarche.org. Per informazioni e per chi volesse segnalare la propria o altrui disponibilità alle nostre operazioni dei prossimi giorni, vi preghiamo di scrivere a protezionecivile@legambientemarche.org. Il Gruppo, il primo in Italia specializzato in questo settore, rientra nella colonna mobile della Regione Marche ed è composto da 118 volontari di ogni età residenti in tutta la regione, «uniti dalla passione per il loro territorio, veri paladini – spiegano – al servizio della comunità per la difesa della nostra eredità culturale. Ognuno di loro mette gratuitamente competenze e professionalità (restauratori, storici dell’arte, architetti, tecnici di diversa provenienza, carabinieri e VVF in pensione e molto altri) a sostegno del Segretariato Marche del MiBACT che coadiuvati dai vigili del fuoco e dai carabinieri del nucleo Tutela beni culturali nei primi 10 giorni di operazioni hanno messo in salvo oltre 300 opere».
Twitter @DanieleBovi