di M.S.G.
Tele, ceramiche, animazioni digitali, video installazioni, musiche e persino odori tutti ispirati all’Umbria hanno incantato il pubblico di Dubai. L’artefice è l’artista ternano Cristiano Carotti che ha esposto le sue opere nella prima ‘galleria di arte digitale multisensoriale’ al mondo: la ’Art in Space’. Carotti è riuscito a legare l’arte tradizionale a quella digitale, utilizzando per le sue opere, oltre che fango e tempera, anche droni, telecamere ad altissima risoluzione e musiche appositamente composte. In questo modo, lo spettatore, ha potuto realmente immergersi in una esperienza che ha coinvolto tutti e 5 i sensi e vivere l’Umbria pur essendo a migliaia di chilometri di distanza. ‘Il tutto è più della somma delle sue parti. La natura è un sistema complesso’, il titolo dell’esposizione del Carotti che sarà prorogata per altri 10 giorni grazie al grande successo di pubblico. Fulcro della mostra la video installazione che ha trasmesso le immagini e gli odori del monte San Michele per riscoprire il divino nei paesaggi naturali che ci circondano. A chi non è potuto arrivare a Dubai non rimane che attendere la personale di Carotti in programma il prossimo ottobre al Caos.
Il progetto In realtà per il ternano Carotti questa è la sua seconda volta a Dubai, dopo la partecipazione alla tripla personale dal titolo ‘The Dead Cities’ del 2017 alla Sconci Gallery. Come racconta lui stesso a Umbria24 «Essere li questa volta e vedere per la prima volta il progetto realizzato, l’essere dentro la stanza multisensoriale, dove avevamo caricato perfino gli odori dell’Umbria, è stata una emozione davvero forte». Il progetto si compone di una serie di tele, ceramiche raffiguranti serpenti e altri animali, animazioni digitali e video installazioni ispirate alla natura ed al proprio territorio di provenienza, l’Umbria. Cristiano racconta sempre ad Umbria24 di come per lui l’Umbria sia stata «una grande riscoperta, soprattutto durante la pandemia quando da Roma sono tornato a Terni. Quattro anni segnati anche dall’incontro con Christofer Domiziani con il quale, complice anche la pandemia, siamo ritornati a vivere immersi nella natura, abbiamo lavorato per anni la ceramica, guadato fiumi, andati a caccia di cinghiali. Insomma una cultura di stampo antropologico esoterico che si è poi materializzata nella mostra».
La video installazione Fulcro di tutta l’esposizione è senza dubbio la stanza multisensoriale. Una cabina circolare dove, grazie all’utilizzo delle innovative tecnologie, l’artista ha avuto l’opportunità di oltrepassare i confini nel mondo dell’arte contemporanea, dove il fisico e il digitale si uniscono e l’esperienza, attraverso il coinvolgimento dei cinque sensi crea una comunicazione profonda e diretta con lo spettatore. Carotti per la sua esposizione ha voluto partire dalla terra, dagli animali realizzati in argilla e resi ceramiche preziose dalla commistione degli elementi naturali, ai fiori di cardo, dai campi di grano e dalle foreste dipinte ad olio. Dalle cime degli alberi volgere lo sguardo sempre più su seguendo il volo dei falchi pellegrini, dominatori indiscussi dei cieli dell’Italia centrale. ‘L’idea era partire dalla terra e di arrivare al sole’ ha detto Carotti, «e per farlo ho deciso di sciogliere progressivamente la materia in un passaggio che va dalla scultura in ceramica, alla pittura, all’animazione di quest’ultima, fino ad arrivare ad un uso etereo del digitale ed alla creazione di quello che è il fulcro concettuale di questa mostra, la video installazione dal titolo “Se l’occhio non fosse solare, come potremmo vedere la luce?».
Cristiano Carotti L’opera multisensoriale di Carotti è una unione di odori, suoni e immagini che raccontano il messaggio profondo dell’artista. Il video, della durata di circa 6 minuti, è stato realizzato grazie all’utilizzo di un drone e di una telecamera a 360 gradi ad altissima risoluzione con più di 48 ore complessive di volo sopra la dorsale appenninica ed in particolar modo sopra al monte San Michele, al confine tra i Monti Martani ed i Monti Reatini. «Il monte San Michele è un luogo caratterizzato da una forte carica esoterica – ha detto Carotti -, sulla cima di esso infatti, intorno al 1200, i Longobardi eressero un piccolissimo santuario dedicato a San Michele, che si trova al centro della cosiddetta linea di San Michele, che unisce perpendicolarmente una serie di santuari dedicati all’arcangelo che vanno dall’Irlanda fino a Gerusalemme. Quando l’ho scoperto durante il sopralluogo ho capito che quello doveva essere il luogo delle riprese». Proprio dalla cima di questo monte, Carotti ha fatto volare il drone, pilotato dall’operatore Fabio Tomassini, che ha ripreso ore di albe e tramonti in diverse giornate e condizioni atmosferiche tra l’anno 2022 ed il 2023.
La riscoperta del divino «La capacità di percepire negli elementi naturali il divino è una nostra prerogativa ed il cardine di una spiritualità che lungo la strada abbiamo perso». Con questa opera Carotti vuole simbolicamente farcene fare esperienza, attraverso una luce che si rinnova nel miracolo quotidiano dell’alba e del tramonto, senza che le tenebre giungano mai. La colonna sonora originale, elemento fondamentale dell’opera e dell’esperienza, è stata realizzata appositamente dal compositore, pianista, cantante e produttore discografico romano Valerio Vigliar.
Unplade plane A connettere cielo e terra ci sono anche le quattro opere di grandi dimensioni dal titolo Upland Plane che rappresentano l’unione tra i due regni tra i quali l’artista ha scelto di muoversi nella realizzazione di questa mostra. Come un viaggiatore che arriva ad un altopiano, Carotti invita lo spettatore a perdersi in un panorama digitale, realizzato attraverso l’animazione dei propri dipinti su grandi schermi di dimensione 120x60cm. Queste grandi finestre sono strutture in acciaio, incorniciate da animali di ceramica che vegliano e accompagnano lo spettatore, ricordandogli che il suo corpo è attaccato alla terra ma la mente è libera di librarsi in un paesaggio digitale in grado di animarsi in base alle stagioni, ai cambiamenti climatici o addirittura della luce solare nell’ambito della singola giornata. Anche gli Upland Plain si completano della colonna sonora originale, creata per ognuno da Valerio Vigliar.