di Daniele Bovi
E’ stata la voce il filo conduttore della serata di mercoledì all’arena Santa Giuliana. Ad alternarsi sul palco due grandi come Al Jarreau, lo «scatman» che usa la voce come uno strumento e Erykah Badu. Due concerti di fronte a oltre quattromila persone e in un clima elettrico se non fosse per quel velo di tristezza calato quando, dal palco, è stato annunciato che insieme a Jarreau avrebbe dovuto duettare Lucio Dalla, ricordato con un lungo applauso. «Verrò» aveva promesso agli organizzatori del festival prima che un infarto lo stroncasse. Oltre alla voce a unire idealmente le due performance è stata l’abilità nel fondere i generi più diversi, dalle ballad al jazz, dal pop all’R&B fino all’hip hop più denso ascoltato grazie alla band di Erykah Badu.
FOTOGALLERY: IL CONCERTO DI AL JARREAU
La Diva Erykah Aspettata per minuti sul palco, la Badu appare dopo una lunga intro dei suoi musicisti e il sound è subito quello del funky gommoso e denso di «Amerykhan Promise» tratto da «New Amerykah: 4th World War». Quel disco del 2008 che segnò il ritorno sulle scene della Badu tra Obama, la ricerca delle radici e la riscossa. Si prosegue col basso nero, nerissimo di «The Healer» tra soul e hip-hop («it’s bigger than religion hip-hop») che fa tremare tutta l’arena: semplicemente uno dei pezzi migliori di tutta la serata, efficace come una rasoiata dritta in faccia. E’ la «New Amerykah» della Badu che canta e si mette alla ricerca delle radici: così mentre sullo schermo scorrono le immagini di danze africane parte l’ossessiva «My People» («hold on, my people»). Sul palco salgono anche le due figlie della cantante che, a modo loro, partecipano al concerto. Uno spettacolo tutto da ballare, andato avanti dalle undici a mezzanotte e mezza passando anche per «Baduizm».
Carisma Jarreau Prima della Badu, il mercoledì notte dell’arena è partito col piede giusto grazie all’abilità di vocalist ed esperto uomo di spettacolo che risponde al nome di Al Jarreau. Seppur reduce da una pesante polmonite e da un’estensione vocale che, specialmente sulle tonalità alte, non è più quella degli anni addietro Jarreau, visto a Perugia l’ultima volta nel 2007 con George Benson, non si risparmia. Sorriso contagioso, carisma indiscusso, Jarreau gigiona con il pubblico, lo coinvolge mentre gioca con la voce e intona pezzi come «We’re in this love together», «Jacaranda Bougainvillea» dedicata a Nelson Mandela («oh what a man, oh what a story»), quella «Double Face» in origine con Eumir Deodato e «Boogie Down».