di Ester Pascolini
L’amministrazione comunale di Gualdo Tadino ha annunciato l’intenzione di allestire, presso il Museo Civico della Rocca Flea, una nuova sezione romana dedicata ai reperti rinvenuti nel sito archeologico di Tadinum. I materiali provengono dalle cinque campagne di scavo condotte tra il 2004 e il 2008 dall’Università di Perugia e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici. Gli scavi riportarono alla luce, nei pressi del già noto pozzo romano, le strutture termali con i suoi mosaici, il forum, l’area sacra e una domus dalla caratteristica pavimentazione a motivi geometrici.
Rinvenimenti Tra i molti reperti affiorati, anche un’importante iscrizione su bronzo databile intorno al III sec. a.C., scritta in alfabeto latino e in lingua umbra, a testimonianza della persistenza del legame con l’antica comunità umbra di “Tarsina”, che nei secoli precedenti aveva popolato il Colle dei Mori, altro sito archeologico gualdese di grande rilevanza. Se da un lato la città accoglie con grande favore la notizia del nuovo percorso espositivo, dall’altro si domanda quale possibile tutela possa essere messa in campo per salvaguardare l’area archeologica. Alla fine dell’ultima campagna gli scavi furono messi in sicurezza e ricoperti, ma dal 2008 a oggi, se si escludono i lavori sporadici di ripulitura effettuati dalle associazioni archeologiche ad opera di alcuni volontari, non sono stati compiuti interventi significativi da parte delle istituzioni. Vero è che alcune problematiche attribuibili alla presenza dei tralicci dell’alta tensione e all’espropriazione e vendita dei terreni rendono difficile qualsiasi intervento.
Approfondimento Oggi però l’area si presenta interamente ricoperta da alberi e vegetazione ed è piuttosto facile incontravi persone dotate di metal detector che si muovono liberamente, senza particolari controlli. È plausibile che questo abbia portato, nel corso del tempo, alla sottrazione indebita di reperti appartenenti al patrimonio storico-culturale collettivo. Oltre ai dubbi sulla salvaguardia della porzione di abitato romano già esplorato, restano aperti gli interrogativi sui possibili sviluppi futuri del sito. Simone Sisani, responsabile degli scavi insieme a Paolo Braconi, nel rilasciare un’intervista nel 2007 al periodico locale “Il Serrasanta”, dichiarò: «Per riportare alla luce l’insediamento della Tadinum romana servirebbero venticinque anni di scavi». Le cartografie aeree infatti mostrano perimetri di costruzioni estese per ettari ed ettari lungo la vecchia Flaminia. Questo rende l’idea dell’incredibile potenzialità dell’area archeologica e del perché i cittadini chiedano una maggiore attenzione da parte delle istituzioni per questo luogo strabordante di storia. I gualdesi sono molto legati alla vecchia “Taino”, come viene chiamata oggi. Qui amano passeggiare ai margini dei campi che conservano enormi quantità di materiali da costruzione visibili a occhio nudo. Lavorare ad un progetto strutturato per il sito di Tadinum, che possa prevedere anche l’intervento congiunto tra pubblico e privato, potrebbe significare offrire alla città nuove opportunità economiche e turistiche e restituirle un tassello importante della sua storia che si cela, oggi, sotto pochi centimetri di terra nella campagna gualdese.