di M.Alessia Manti
E’ affidata a Luca De Filippo, figlio del grande Eduardo, e alla messa in scena – da mercoledì 10 a domenica 14 ottobre – di «La grande Magia» l’inaugurazione della stagione teatrale 2012 – 13 del Teatro Morlacchi. Una prima assoluta che lo Stabile umbro produce insieme con la Elledieffe, stabilendo una nuova intesa artistica in un’impresa di grosso impegno. Luca De Filippo che negli anni ha costruito con il pubblico umbro un rapporto di affezione e di grande stima, è regista e interprete dello spettacolo. Una stagione che si profila già essere un successo vista l’alta campagna di abbonamenti in cui si registra la presenza di molti giovani.
Una commedia difficile La commedia che aprirà la stagione teatrale umbra fu scritta nel dopoguerra. Non riscosse successo e fu, anzi, molto criticata perchè si presentava diversa sia nella scrittura che nello stile rispetto alla produzione precedente. «La grande magia fu rappresentata solo in due occasioni – ha raccontato Luca De Filippo durante la conferenza di presentazione – una prima volta da Eduardo stesso, poi da Giorgio Strehler, nel suo spettacolo al Piccolo, e sono per me due grandissimi precedenti. Se prima Eduardo aveva riflettuto sulla società, con i limiti, le ipocrisie, i condizionamenti che imponeva all’individuo, nella Magia lascia spazio all’introspezione e all’amara disillusione sulla possibilità di assistere, in Italia, ad un reale cambiamento. La speranza di un’inversione di tendenza è venuta meno: all’individuo non resta che cullarsi nell’illusione che tutto vada bene. Una scelta valida, utile a sopravvivere ma perdente nel privato come nel pubblico».
Le tematiche A chi gli chiedeva cosa aveva voluto dire con La Grande Magia, Eduardo rispondeva che aveva voluto significare che «La vita è un gioco, e questo gioco ha bisogno di essere sorretto dall’illusione, la quale a sua volta deve essere alimentata dalla fede . Ogni destino è legato ad altri destini in un gran gioco eterno del quale non ci è dato scorgere se non particolari irrilevanti». Vita, sopravvivenza, illusione e metateatro, tematiche ricorrenti in alcune opere di De Filippo, come Natale in casa Cupiello.
Il palcoscenico, una scatola delle illusioni Nella Magia è palesemente dichiarato anche il gioco del metateatro, non solo un espediente drammaturgico ma anche una intima e accorata riflessione. Eduardo parla in modo preciso del rapporto tra il mondo del teatro e quello degli spettatori, e dei confini, invisibili ma invalicabili, tra queste due realtà complementari. «Lo spettatore deve ricordarsi che è a teatro. Da questo concetto siamo partiti anche per la costruzione della scenografia – ha detto il regista -, una scenografia esasperata caratterizzata. Un gioco di scatole. L’azione scenica è ambientata all’interno del Teatro di San Ferdinando di Napoli, fondato da mio padre. Al centro c’è una pedana su cui agiscono gli attori. Anche il palcoscenico, del resto, è una scatola in cui vivono le illusioni di chi fa teatro».
La trama Il Professor Otto Marvuglia fa sparire durante uno spettacolo di magia la moglie di Calogero Di Spelta per consentirle di fuggire con l’amante, e fa poi credere al marito che potrà ritrovarla solo se aprirà con totale fiducia nella fedeltà di lei la scatola in cui sostiene sia rinchiusa. Alla fine la donna ritorna pentita, ma il marito si rifiuta di riconoscerla, preferendo restare ancorato all’illusione di una moglie fedele custodita nella inseparabile scatola.
Così il protagonista Otto Marvuglia, professore di scienze occulte, celebre illusionista – come recita la locandina prima del testo – fa, sì, tornare alla mente la figura di SikSik artefice magico ma con ben altre scaltrezze e capacità di manipolare: e tutto diviene più inquietante.