di Maria Giulia Pensosi

Una via quasi deserta, poche macchine, qualche passate al telefono e un profondo silenzio in via del Crociere a Terni, zona Borgo Rivo, dove giovedì nel primo pomeriggio è stata uccisa Zenepe Uruci, 56enne di origine albanese, uccisa dal marito Xhafer Uruci, in stato di fermo con l’accusa di omicidio. Cinque coltellate sono state trovate sul corpo senza vita della donna, che nel quartiere viene ricordata come una «persona sempre gentile ed educata». Uno choc per l’intera comunità, che fa i conti con il secondo femminicidio nel giro di pochi giorni dopo quello di Tuoro sul Trasimeno.

FOTO: IL LUOGO DEL DELITTO

UCCISA CON CINQUE COLTELLATE

Le voci del quartiere ‘Chiuso per lutto’ si legge in un cartello affisso di fronte all’ingresso della pescheria dove lavorava Zenepe. «Li conoscevo di vista, ho sentito quello che è successo e voglio scordare anche io quello che ho sentito», ha raccontato a Umbria24 un signore che venerdì mattina era nella stessa palazzina del delitto. Qui, davanti al portone di ingresso, sono stati accesi dei lumini e deposto un mazzo di fiori bianchi. «Non ero a casa quando è successo, ho scoperto tutto appena rientrata a casa», ha raccontato venerdì mattina una donna che vive nei paraggi della palazzina del delitto e che ha voluto ricordare Zenepe come «una bravissima donna, una grande lavoratrice e una nonna premurosa, tanto che i nipotini venivano spesso a trovarla, ma per quello che vedevo anche il marito sembrava una persona a posto». Poche parole da chi abita in zona, qualche dipendente delle attività commerciali del quartiere la conosceva e la ricorda con affetto: «Non meritava questa tragica fine», confida un uomo. Anche sui social Zenepe viene ricordata come una persona «buona, intelligente e generosa».

Le reazioni della politica «Vanno sconfitti stereotipi che noi tutti ancora ci portiamo dentro». A intervenire il giorno dopo del drammatico omicidio sono le consigliere provinciali Vittorina Sbaraglini e Ivana Bouché, secondo cui «dobbiamo convincerci sino in fondo che la parità e la pari dignità sono diritti inviolabili. Le donne devono prendere consapevolezza che solo affrontando la violenza e la discriminazione possono trovare la forza e l’autostima per superare la spirale nella quale stanno cadendo ed evitare peggiori conseguenze. Rivolgiamoci quindi a chi lavora per questo tutti i giorni in trincea, alle forze dell’ordine, ai centri antiviolenza, alle consigliere di parità, alle istituzioni. Telefonate, contattate, chiedete aiuto subito o sarà troppo tardi». Per la consigliera regionale Donatella Porzi «ancora una volta dobbiamo interrogarci su ciò che si sarebbe potuto fare per evitare queste tragedie. Lo ripetiamo sempre e sappiamo che occorre agire tutti insieme, istituzioni, parenti ed amici, per sostenere le donne che non hanno la forza di denunciare.
Ho proposto e voluto una Commissione regionale d’inchiesta sul femminicidio e ogni forma di violenza di genere, che spero possa iniziare ad operare al più presto e spero che il nostro impegno possa essere utile».

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