Il pubblico ministero Manuela Comodi (foto F. Troccoli)

di Francesca Marruco

Erano arrivati a 100 metri dall’obiettivo Settepani e Stefani, quando quella sera del 27 marzo 2008 vennero fermati dai carabinieri a Orte. Erano vicinissimi ad un cavalcavia che sovrasta la linea ferroviaria che collega Orte ad Ancona. Erano vicinissimi a posizionare quei ganci che avevano nel portabagagli sulle linee dell’alta tensione della ferrovia. Lo hanno sostenuto i militari che giovedì mattina hanno testimoniato nell’ambito del processo alla presunta cellula anarco- insurrezionalista sgominata dai carabinieri del Ros di Perugia nel luglio del 2009.

Il 27 marzo, la Y10 rubata e i quattro ganci artigianali Hanno raccontato di aver fermato Alessandro Settepani e Sergio Stefani a bordo di una Y10 poi risultata rubata a Perugia perché hanno notato un andamento incerto dell’automobile che li ha insospettiti. Allora hanno messo i dispositivi luminosi per fargli capire che si dovevano fermare. La Y10 in un primo momento avrebbe accelerato, poi avrebbe accostato, permettendo il controllo ai militari. Che nell’automobile hanno trovato due cacciavite e due ganci artigianali sul tappetino del conducente. Nella tasca del giubbotto Settepani aveva anche dei guanti in lattice e un rotolino di filo di nilon da pesca. Nell’abitacolo, sempre secondo quanto raccontato dai militari, c’era anche un coltello e Stefani nel giubbotto aveva schede per cabine telefoniche. Dalla perquisizione in caserma poi era emerso che nel bagagliaio c’era un borsone di Stefani con dentro due canne da pesca col mulinello e il libricino con gli orari dei treni nazionali. E altri due ganci artigianali incartati nel bagagliaio, un rotolo di nastro adesivo da pacchi, 2 paia di scarpe, un giubbotto, un paio di pantaloni, e un marsupio. Uno sgrassatore e dei tovaglioli di carta. Un foglio con il numero di telefono di un avvocato di Firenze invece era nel cassettino dell’automobile. Loro erano vestiti di nero.

L’indagine Secondo carabinieri e accusa, in aula a sostenerla è il pubblico ministero Manuela Comodi, quei quattro ganci unti, fabbricati manualmente da Stefani che faceva il fabbro a Capanne, dovevano servire a sabotare la linea ferroviaria Orte – Ancona. Tutto il resto è il necessario per il sabotaggio. Tutto il necessario elencato nel manuale del perfetto sabotatore che poi gli uomini dell’Anticrimine gli sequestreranno. Intanto quella sera del 27 marzo 2008 li rilasciano entrambi e li denunciano a piede libero per non compromettere l’indagine che nel luglio del 2009 porterà all’arresto di Sergio Maria Stefani, di Roma e di Alessandro Settepani, di Orvieto con l’accusa di aver tentato di sabotare la linea ferroviaria Orte Ancorna. La stessa operazione aveva portato alla perquisizione di altre 32 persone in tutta Italia, di cui 10 in Umbria. Per undici di loro venne poi chiesto il rinvio a giudizio. Otto di loro sono adesso a processo davanti alla Corte d’Assise di Perugia presieduta dal giudice Paolo Micheli.

Il manifesto anarchico Per l’accusa, «il programma criminoso della cellula si inquadrava nel più ampio progetto sovversivo di preordinate ‘campagne rivoluzionarie’ di lotta, raccordate con quelle intraprese da omologhe formazione attive in Spagna e in Grecia». L’indagine aveva anche consentito anche di «appurare l’impegno delle frange più radicate del circuito anarco-insurrezionalista nel rilancio di ‘percorsi di lotta più incisivi, al fine di realizzare ‘uno sbocco insurrezionale’ del progetto rivoluzionario anarchico» e di «documentare l’elaborazione e la divulgazione clandestina del manifesto ‘KN03 – marzo 2008 – Foglio anarchico rivoluzionario n.0’, strumento di diffusione del pensiero anarco-insurrezionalista, inserito nel più ampio progetto di lotta contro lo Stato». Su questa circostanza hanno riferito altri militari che hanno raccontato di come il 7 aprile 2008, poco dopo il primo episodio, una coppia di ragazzi nei pressi della stazione di Orte Scalo, buttarono un pacco di volantini e scapparono prima di essere fermati dai carabinieri. Si trattava di due degli odierni imputati Stefano Del Moro, Valeria Foglia che avevano dei manifesti di matrice anarchica.

Il manuale e il capitolo sulle arterie del potere Come il manuale del perfetto sabotatore che venne sequestrato durante il blitz ed eloquentemente intitolato «Ad ognuno il suo. 1000 modi per sabotare questo mondo». Un manuale clandestino a cui Stefani si sarebbe «fedelmente attenuto» nell’organizzare il fallito sabotaggio alla linea ferroviaria Orte-Ancona. Il documento è suddiviso in capitoli. Nel primo, «L’attenzione, una preziosa alleata», vengono descritti i vari sistemi per poter «agire in sicurezza», prima, durante e dopo la prevista «azione diretta. Ad esempio, può sembrare banale, ma è utile dotarsi di due paia di scarpe perchè una vostra orma può essere ricondotta alla vostra scarpa in modo piuttosto semplice. Infatti questa fornisce molte informazioni e buona norma è quindi buttarle. Un ampio capitolo è dedicato a come bloccare le cosiddette arterie del potere, vale a dire sabotare le linee elettriche, quelle di comunicazione, la rete ferroviaria ed i treni.

La prossima udienza Nell’udienza di giovedì la corte ha anche conferito l’incarico per la trascrizione delle intercettazioni telefoniche e ambientali che sono entrate nell’indagine. La prossima udienza per ascoltare altri militari è stata fissata al 23 febbraio 2012. Nessuno degli imputati era presente in aula.