Oltre 250 ettari di terreno, per la precisione 255, posti sotto sequestro «a scopo cautelativo». È connesso alla vicenda della cosiddetta «Valle dei fuochi» il maxi sequestro fatto questa mattina dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Perugia (in collaborazione coi militari delle stazioni di Piegaro e Panicale) su ordine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia. Il provvedimento riguarda un’area «ricompresa – informano i carabinieri del Noe – tra i suddetti Comuni, costituente l’ex bacino minerario utilizzato per l’estrazione della lignite da parte della società Enel spa, nonché di due pozzi ubicati in località Tavernelle del comune di Panicale (PG) e all’interno della vecchia centrale Enel di Pietrafitta di Piegaro».
Le indagini Il sequestro arriva dopo una prima fase di indagini portate avanti dai carabinieri del Noe con prelievi e campionamenti effettuati dai tecnici dell’Arpa e della Usl perugini, ed è stato disposto «in via cautelativa – spiegano sempre i militai – allo scopo di effettuare ulteriori approfondimenti finalizzati ad accertare la sussistenza di eventuali criticità di natura ambientale e sanitaria». Un sequestro che ha anche lo scopo di evitare che vengano fatte movimentazioni di terreno, anche a scopo agricolo, senza le necessarie autorizzazioni.
FOTOGALLERY: IL SEQUESTRO DELL’AREA
Nota dei comuni di Panicale e Piegaro «I comuni di Panicale e Piegaro – si legge in una nota – hanno avuto nella mattinata di oggi notizia del provvedimento di sequestro eseguito dai Carabinieri del Noe su disposizione dell’Autorità giudiziaria. Tale provvedimento è orientato a impedire movimentazione e lavorazioni dei terreni senza l’autorizzazione delle autorità competenti. Essendo questo un atto dovuto per la tutela dei luoghi oggetto di indagine, le amministrazioni auspicano che l’iter accertativo si concluda quanto prima, per poter consegnare ai nostri concittadini un quadro analitico completo e trasparente. Il comune di Panicale comunica di aver organizzato due incontri aperti a tutte le associazioni del territorio, proprio per poter maggiormente condividere le informazioni e le azioni che sono ad oggi state portate a compimento. Nel frattempo le amministrazioni sono impegnate nel quotidiano compito di portare a termine gli impegni presi con i cittadini».
Leonelli Secondo il consigliere regionale del Pd Giacomo Leonelli, che chiede piena luce sulla vicenda e l’accertamento di eventuali responsabilità, si rende «opportuno un pronunciamento dell’Assemblea legislativa dell’Umbria. Chiederò dunque – scrive il segretario – che la mozione da me presentata il 1 aprile scorso venga discussa e votata in Aula nella seduta del 21 giugno prossimo». Leonelli si dichiara pronto a «integrazioni, aggiunte e specificazioni del testo da me proposto sia da parte di colleghi di maggioranza che di opposizione, al fine di votare un documento unitario». Della necessità di un «piano di bonifica e sviluppo» parla invece il portavoce del centrodestra Claudio Ricci.
Ricci e Galgano «Il tema dei rifiuti in Umbria – dice è ben più complesso e, come noto, vi sono situazioni ambientali inerenti la discarica di Borgiglione, gli impianti di Ponte Rio e la discarica di Pietramelina che ci auguriamo siano oggetto di verifiche per controllare la natura dei rifiuti smaltiti e anche approfondire la vicenda dei mezzi pesanti per il trasporto di rifiuti privi di sistema satellitare informatico per il controllo della origine, destinazione e quantità/qualità del trasporto. La Valnestore è importante ma ci sono vicende ben più complesse». «Ho già discusso la prima interrogazione che ho presentato sul caso in Parlamento – dice invece la deputata di Scelta civica Adriana Galgano – e a breve solleciterò il Governo a rispondere alla seconda che ho presentato proprio sulle misure che intende mettere in campo per tutelare i cittadini dalle possibili ripercussioni sullasalute, causate dalla contaminazione dei terreni e delle falde acquifere. È urgente, inoltre, che le istituzioni procedano con l’accertamento del danno ambientale – chiude Galgano – e si inizi quanto prima la bonifica dell’area contaminata».
M5s plaude «Il maxi sequestro dei terreni eseguito a scopo cautelativo e connesso alla cosiddetta ‘valle dei fuochi’ – commenta il deputato Filippo Gallinella del M5s – segna un passo in avanti nella direzione dell’accertamento della verità. Per questo esprimo un plauso all’operazione condotta dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Perugia, in collaborazione con i militari delle stazioni di Piegaro e Panicale, su ordine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia. Magistratura e forze dell’ordine con costanza ed impegno stanno portano avanti un’indagine delicata e complessa su un’area regionale che esige adeguati controlli e su cui il M5s, che ha portato il caso anche in parlamento, ha prestato sin dall’inizio della vicenda massima attenzione». Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari (M5s Regione Umbria, Valerio Spanu (M5s Panicale) e Stelvio Olivi (M5s Piegaro) parlano di «alba di un giorno nuovo». «Sarebbe necessario – aggiungono – valutare a questo punto il sinergismo di potenziamento, fenomeno ivi derivante dalla somma dei metalli pesanti dispersi all’epoca nelle matrici aria-suolo-acqua, fattori inquinanti che, uniti alle ceneri di carbone sepolte in modo affatto episodico nella valle, possono cagionare presumibili effetti negativi maggiori proprio in virtù delle molteplici cause di rischio per l’uomo, l’ambiente e la salute».
Squarta: «Si bonifichi» Anche il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Marco Squarta, è soddisfatto dell’operato della magistratura. «La questione – ricorda – è stata sollevata in Assemblea legislativa da Fratelli d’Italia, in seguito alle numerose segnalazioni da me ricevute, chiamando in audizione l’Arpa e la direzione generale della Sanità. Il sequestro di 255 ettari di terreno è un segnale forte da parte degli organi inquirenti impegnati a cercare la verità in un’indagine complessa. Perché – aggiunge – quei residenti che hanno visto morire alcuni loro familiari per tumore vogliono conoscere soltanto la verità. L’auspicio – conclude Squarta – è che quell’area venga bonificata e torni come era tanti anni fa, quando vivere in quelle zone non era pericoloso per la salute dei cittadini».