di Fra. Mar.

«Mi chiedo perché non siamo riusciti a capire, ormai è troppo tardi, ma è un ragazzo che va aiutato, capito, e recuperato perché per un genitore è sempre suo figlio». Con la voce commossa di chi è stato dilaniato dai più tremendi dei dolori, Antonio Bigotti, dalle telecamere di Pomeriggio 5, sceglie di dire le prime parole dopo l’omicidio della moglie Anna Maria Cenciarini.

L’USCITA DELLA BARA DALLA CHIESA

IL RICORDO DELLA NUORA DI ANNAMARIA

Quella mattina Antonio parla tanto del figlio Federico, e, guidato dalle domande di Barbara D’Urso descrive quei tragici momenti della mattina del 28 dicembre: «Io ero al lavoro e verso le 9.45 ho ricevuto chiamata di Federico che mi diceva, “la mamma si sta ammazzando ho cercato di aiutarla ma non sono stato in grado di farlo”. In pochi istanti siamo usciti dal lavoro e siamo andati a casa, entro in casa e vedo tutto quello che per strada non avrei mai immaginato, la Annamaria stesa per terra e Federico era su in camera, sono corso su di sopra. L’ho visto impaurito sul letto e mi ha detto “babbo non ho potuto fare niente”, poi sono stati tutti momenti concitati e non ci siamo quasi più visti. Noi non credevamo che fosse priva di vita, e 5 minuti dopo quando è arrivato il 118 ce lo ha confermato. Federico era in camera sua».

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Non credo in niente E quando al conduttrice gli chiede se lui crede al figlio, Antonio dice: «Io non credo niente, in questo momento devo fare tutte le mie valutazioni, devo ripensare ma io non so come spiegare, non riesco a darmi delle risposte a certe domande». E sul figlio, su quel figlio che adesso è in carcere in isolamento accusato di aver ucciso mamma Anna Maria con tante coltellate racconta.

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Nessun segno «Federico voleva intraprendere la strada della televisione, gli piaceva giocare a calcio. Con la mamma aveva qualche litigio in più di me ma niente di particolare, vero che stava chiuso in stanza? Usciva dalla finestra perché dà su un terrazzone, diciamo che aveva creato la sua abitazione, ma era in casa con noi, mangiava con noi, non c’era nessun segno di qualcosa che poteva far pensare a quello che sarebbe successo, ancora diciamo sarebbe, uso il condizionale, perché prima di tutto uno deve essere condannato».