di Maurizio Troccoli

Quando il sindaco di Umbertide dice che a Pierantonio gli edifici sono quasi tutti inagibili e il vicesindaco afferma che, nell’epicentro, il 90 % delle case, non possono essere abitate, allora il rischio di sparizione della frazione di Pierantonio è più di una ipotesi. A patto che non si faccia in fretta a inventarsi qualcosa. E, quel qualcosa, non può che passare dal riconoscimento dello stato d’emergenza nazionale che, intanto, permetterebbe di avere i soldi per una autonoma sistemazione degli sfollati. Cioè per pagarsi un affitto in attesa di avere la possibilità di ricostruire casa.

Lo stato d’emergenza La Giunta regionale, nella seduta straordinaria di oggi, lunedì, ha deliberato di dare mandato al servizio protezione civile ed emergenze, con il supporto del servizio rischio sismico della regione, di redigere insieme a tecnici ministeriali l’apposita relazione da inviare al dipartimento nazionale di protezione civile per la dichiarazione dello stato di emergenza, richiesta che sarà valutata dal Governo nazionale. La Giunta regionale, inoltre, venerdì 10 ha deliberato d’urgenza un impegno economico per intervenire nell’immediato.

Ricostruzione C’è chi pensa di potere – anche questa è una ipotesi, per alcuni percorribile – agganciare questa ricostruzione a quella in corso per il terremoto del 2016. Ma, vale ripeterlo, anche in questo caso, bisogna fare presto. Ciò su cui ha voluto rassicurare la presidente Tesei, sui luoghi del sisma, quando ha detto che tutto quello che si doveva fare è stato fatto: dai primi punti di accoglienza, alle brandine, alle verifiche degli edifici, fino alle relazioni tecniche che servono, appunto, per presentare la richiesta dello stato d’emergenza nazionale. Su cui, ci sarebbero regole, come il limite minimo della magnitudo a 5, che non farebbero rientrare questo evento, tuttavia superabili come accaduto in altre località, a Ischia, per esempio.

L’esperto L’ha spiegato a Umbria24 l’architetto Diego Zurli: «L’impedimento che potrebbe derivare da un provvedimento del Governo Monti del 2012 che, a quanto si legge, limiterebbe la possibilità di decretare lo stato d’emergenza solo in presenza di eventi con magnitudo superiori a 5, può essere superato dato che, in altri casi come il terremoto di Ischia del 2017, le magnitudo calcolate erano risultate abbondantemente inferiori a 4. E comunque, saranno  gli effetti al suolo e i danni al patrimonio edilizio, e non l’automatico rispetto di parametri formali peraltro di non univoca  determinazione, che alla fine peseranno sulla scelta finale». Zurli ha ricordato pure come bisognerebbe uscire dalla logica dell’emergenza e adoperarsi politicamente e operativamente affinché la gestione dei terremoti si attività ordinaria e non straordinaria, organizzata e continua e non estemporanea. Sarebbe un modo per restituire valore alla grande esperienza maturata e rendere più sostenibile, anche economicamente, la capacità di intervento.

I numeri Intanto i vigili del fuoco annotano quasi 400 verifiche eseguite negli edifici, mentre la protezione civile nelle prime 48 ore ha compiuto 60 verifiche e accertato 120 sfollati. A fronte delle 300 richieste di sopralluogo pervenute al comune la proiezione è che ci si possa trovare a contare un totale di 500 sfollati a cui dovere riconoscere l’autonoma sistemazione. Poi bisognerà valutare quanta parte degli edifici inagibili, saranno recuperabili, con ricostruzione leggera e quanti irrecuperabili, quindi da abbattere e, eventualmente, rifare da zero. Il fatto che le scuole di Pierantonio abbiano il destino segnato per i gravi danni subiti agli edifici lascia pensare a diversi residenti che il prossimo futuro sarà quello di un paese fantasma. Si teme che diversi abitanti comincino a pensare all’ipotesi di andarsi a trovare casa in altri luoghi, magari più prossimi alla scuola dei propri figli o al lavoro, determinando una progressiva desertificazione dell’area dopo che i servizi essenziali vengono meno. Intanto la squadra calcistica del paese ‘Pierantonio sport’ ha lanciato una iniziativa di raccolta fondi per aiuti alla popolazione e ai commercianti per i negozi storici chiusi, al fine di rimettere in agibilità quanto più possibile nell’immediato: in un solo giorno di iniziative hanno raccolto 16 mila euro.

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