di F.T.
Intramoenia e peculato. L’indagine del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Terni che lo scorso giugno aveva portato all’emissione di cinque avvisi di garanzia da parte della procura, è giunta al suo epilogo giudiziario. Davanti al gip del tribunale di Terni, il primario della struttura di medicina d’urgenza dell’ospedale ternano, Angelo Allegra, ha patteggiato a 18 mesi di reclusione, pena sospesa.
Archiviati Su specifica richiesta del pm Raffele Pesiri, il gip Maurizio Santoloci ha invece archiviato le posizioni degli altri quattro medici coinvolti nell’indagine – Mauro Barabani, Vittorio Bartolini, Marco Giuliani e Patrizia Carnevali – ritenuti completamente estranei alla contestazione di falso ideologico scaturita dalle indagini delle fiamme gialle. I primi tre erano difesi dall’avvocato Enrico De Luca mentre la dottoressa Carnevali era assistita dall’avvocato Maria Letizia Caristia. Entrambi i legali si dicono «soddisfatti dell’esito finale, visto che sia il pm che il tribunale hanno escluso qualsiasi coinvolgimento dei professionisti, la cui completa estraneità è emersa con evidenza già nel corso dei primi interrogatori».
Le accuse Il dirigente della struttura complessa di medicina d’urgenza del Santa Maria era accusato di peculato «per aver sfruttato a proprio vantaggio il cosiddetto regime dell’intramoenia, ovvero la pratica consentita ai medici dipendenti dell’ospedale di erogare prestazioni private fuori dal proprio orario di lavoro, utilizzando strutture ambulatoriali e diagnostiche della struttura sanitaria pubblica». In particolare, secondo la guardia di finanza, il primario «dopo aver riscosso gli onorari per le visite private eseguite all’interno della struttura ospedaliera e a domicilio, ometteva di versare all’azienda i corrispettivi previsti dal regime di intramoenia, pari al 15% della tariffa».