di Chiara Fabrizi
Un’antenna per la telefonia mobile ogni 1.200 umbri circa, anche se nelle zone più densamente popolate la media è superiore. Sono circa 715 gli impianti censiti nel territorio regionale dall’Arpa che si occupa anche di valutare e controllare le sorgenti elettromagnetiche che i gestori, sostanzialmente a partire dagli anni Duemila, chiedono ai Comuni di installare o modificare. I dati sono stati estrapolati dalla mappa elaborata dall’Arpa.
Oltre 700 antenne telefonia La frequenza con cui le compagnie avviano le pratiche gira intorno alle 150 richieste l’anno, «ma generalmente non si tratta di nuovi siti – spiega a Umbria24 la funzionaria Monica Angelucci – bensì di interventi di sostituzione di tecnologie su impianti preesistenti» e soltanto quando sul mercato si affaccia un nuovo gestore, l’ultimo in ordine di tempo è Iliad, negli uffici dei municipi arrivano pratiche per nuovi impianti. La ripartizione tra le due province umbre è di fatto sovrapponibile a quella degli abitanti, con Perugia che ne conta 491 e quella di Terni 224. I controlli avvengono in fase di installazione degli impianti, ossia quando Arpa è chiamata ad emettere il parere, anche se l’ultima parola spetta ai Comuni, dopodiché le verifiche extra scattano in caso di esposti della popolazione, fermo restando che sono tre i dipendenti dell’Agenzia per la protezione ambientale incaricati.
Controlli «Come si può vedere dalla mappa, gli impianti in Umbria sono tutti conformi ad eccezione di uno presente nel centro storico di Perugia, dove è in corso il cosiddetto risanamento», spiega l’esperta, aggiungendo che «i valori di attenzione e i limiti sulle sorgenti elettromagnetiche stabiliti dall’Italia con legge quadro sono più cautelativi di quelli definiti nel resto d’Europa». In Umbria in passato è stato necessario intervenire a Miranda (Terni), Monte Malbe (Perugia) e Gualdo Tadino, ma «ovunque è ormai avvenuto il risanamento, che può consiste nello spostamento dell’impianto, nel girare o alzare l’antenne o in altri interventi analoghi». Quando l’Arpa rileva uno sforamento, comunque, «sono i Comuni a intervenire ordinando la riduzione a conformità, che ha effetti pressoché immediati, consistendo nell’abbassamento di potenza dell’antenna».
Circa 230 per radiotv Oltre ai tralicci di telefonia mobile, l’Arpa ha contato anche quelli per le trasmissioni radiotelevisione che hanno un’età media decisamente superiore, risultando principalmente installati tra gli anni Settanta e Ottanta. In Umbria «ne sono stati censiti – spiega Angelucci – circa 230, di cui 166 in provincia di Perugia e i restanti in quella di Terni, anche se va tenuto in considerazione che lo stesso impianto frequentemente ospita entrambe le tipologie antenne».
Impatto Sugli effetti per la salute derivanti dell’esposizione l’esperta di sorgenti elettromagnetiche si limita a indicare il report del luglio scorso pubblicato dall’Istituto superiore per la sanità in cui, nelle conclusioni, si legge che la «ricerca condotta negli ultimi decenni ha permesso di raggiungere maggiore chiarezza sull’assenza di alcuni effetti negativi sulla salute che si sospettava potessero derivare dall’esposizione, mentre alcune domande non hanno ancora trovato risposte soddisfacenti e richiedono ulteriori approfondimenti scientifici». In particolare si legge che «per quanto riguarda il rischio di tumori cerebrali in relazione all’esposizione a radiofrequenze da telefoni mobili, i dati ad oggi disponibili suggeriscono che l’uso comune del cellulare non sia associato all’incremento del rischio di alcun tipo di tumore cerebrale, mentre rimane un certo grado d’incertezza riguardo alle conseguenze di un uso molto intenso, in particolare dei cellulari della prima e seconda generazione caratterizzati da elevate potenze di emissione».
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