di Chiara Fabrizi
Twitter @chilodice
Si è tolto la vita impiccandosi con dei lacci alle sbarre della finestra del bagno nella cella del carcere di Maiano in cui era detenuto. Mustapha Hajjaji, il cittadino marocchino che nel novembre scorso a Umbertide ha ucciso brutalmente i due figli di 8 e 12 anni, è stato trovato intorno alle 7 del mattino dagli agenti della polizia penitenziaria in servizio. Sul manovale 44enne pendeva l’accusa di omicidio premeditato, Nei giorni scorsi il gip di Perugia aveva disposto a suo carico il rito immediato, accogliendo la richiesta della procura. L’11 luglio Hajjaji sarebbe dovuto comparire davanti alla Corte d’assise di Perugia per essere processato.
BAMBINI UCCISI A UMBERTIDE, IN CASA SCRITTE IN ARABO FATTE COL SANGUE
Rilievi Sul posto sono immediatamente intervenuti i carabinieri del Nucleo operativo della compagnia di Spoleto e il magistrato di turno, la dottoressa Mara Pucci. I rilievi del caso sono proseguiti con scrupolo per l’intera mattinata, anche se nella cella assegnata che Hajjaji da qualche giorno non condivideva con nessuno tutto è risultato perfettamente in ordine. Il pm Pucci, naturalmente, ha già disposto l’autopsia sul corpo dell’uomo.
BIMBI UCCISI, LA CONFESSIONE DI HAJJAJI: «COSÌ HO UCCISO PRIMA AHMED E POI JIHANE»
Sorveglianza assidua Il 44enne, seguito da uno psichiatra del penitenziario, era sottoposto a un’attenta e assidua sorveglianza, stando a quanto risulta la cadenza era di circa quindici minuti. Con ogni probabilità, Hajjaji alle prime luci dell’alba ha atteso che l’agente di turno passasse per il controllo delle 6.45. Dopodiché si è alzato dal letto, è entrato in bagno, ha legato i lacci alle sbarre della finestra, ha infilato il cappio e si è tolto la vita. Nella sua cella non sarebbero stati trovati messaggi, in tasca però aveva il numero della sorella residente nel nord Italia.
I precedenti Hajjaji era considerato un soggetto a rischio. Negli istanti immediatamente successivi all’efferato crimine, compiuto con un coltellaccio da cucina a lama seghettata, il marocchino si era ferito alla gola e ai polsi, poi aveva chiamato la moglie annunciando: «La sto facendo finita». L’immediato intervento dei militari e a ruota dei sanitari avevano salvato l’uomo. Non solo. Nel luglio scorso, quindi prima del brutale omicidio dei due figli, l’uomo finse di impiccarsi. Nel cuore della notte aveva svegliato la moglie, che lo aveva già denunciato per maltrattamenti, ed era salito su una scala, minacciando di togliersi la vita.
L’ultimo saluto ai piccoli. Il video
Il dolore e il rito funebre islamico. Le immagini
Nell’ultimo mese a Maiano altri due tentati suicidi Stando a quanto risulta, nelle ultime settimane nel carcere spoletino sarebbero due i tentati suicidi. A scongiurare il peggio salvando altrettanti detenuti è stata solo la professionalità degli agenti della penitenziaria, prontamente intervenuti. In entrambi i casi i reclusi hanno tentato di impiccarsi. Nell’episodio più recente, verficatosi una decina di giorni fa, il detenuto è stato trasportato in ospedale dove, durante le 48 ore di ricovero, è stato sottoposto alle cure mediche del caso.
Il sindaco di Umbertide: «Epilogo tremendo» A parlare a poche ore dal suicidio di Hajjaji è il sindaco di Umbertide Marco Locchi: «Quanto avvenuto oggi è un dramma nel dramma, tremendo epilogo di una vicenda che ha sconvolto l’intera comunità umbertidese, che si è ritrovata ad interrogarsi sui motivi che hanno portato un padre a scaricare la sua rabbia cieca sui figli, trasformando la casa da luogo di protezione e affetti a luogo di orrore e di morte. Il gesto estremo di Mustapha ha acuito il dolore di una ferita che purtroppo non potrà essere mai rimarginata e che segnerà per sempre una famiglia e un’intera comunità».