di M.R.
Gremita sabato pomeriggio la chiesa di San Pietro a Spoleto, mentre fuori piove. La città si stringe attorno ai familiari di Adele e saluta la giovane per l’ultima volta.
Adele È chiusa in una bara chiara la diciassettenne che il 31 dicembre scorso ha perso la vita in un terribile incidente lungo la regionale 418, per il quale la procura ha aperto un fascicolo. Sul legno un cuscino di rose rosse, mazzi di fiori. Tutt’attorno una comunità sgomenta e la famiglia che non smette di fissare il feretro, nessuno parla.
Il funerale ‘Io sono la resurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se muore vivrà’, così recita il canto d’ingresso e tanto basta per suscitare il pianto di chi non vuole credere che dentro quella bara ci sia proprio lei. Tanti giovani alle esequie, le amiche singhiozzano e si abbracciano poi ha inizio la celebrazione.
San Pietro Il silenzio che regna nella grande chiesa è lo stesso a cui richiama monsignor Luigi Piccioli nella sua predica: «Le parole non servono, questo è il momento di ascoltare Dio, a lui chiediamo misericordia per la nostra figliuola Adele che ora è accanto al Signore, faccia a faccia con lui. Non l’ho conosciuta personalmente ma magari l’ho incontrata qualche volta in città, ho chiesto di lei e ne emersa una ragazza gioiosa, festosa. Con lo stesso spirito che la animava dobbiamo affrontare oggi il distacco da lei. Per lenire il dolore – ha aggiunto il vicario della Diocesi – dobbiamo attivarci nel suo ricordo per maturare qualcosa di buono, allora colmeremo il vuoto che la sua breve esistenza ci lascia».
L’addio Dopo l’eucarestia, le amiche di Adele, accovacciate stringono la bara e la baciano: è davvero l’ultimo abbraccio che possono darle, tra le lacrime che non riescono a smettere di scendere. Poi la benedizione di monsignor Piccioli: «Affidiamo alla misericordia di Dio la breve esistenza di Adele», e mentre la bara si allontana, per due volte la folla saluta con un applauso.
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