Il sindaco Sandro Pasquali

di Enzo Beretta 

Il sindaco di Passignano, Sandro Pasquali, è stato prosciolto dall’accusa di truffa aggravata per presunti indebiti contributi. La decisione è stata presa dal giudice per l’udienza preliminare Margherita Amodeo. «Non luogo a procedere». «Sono stati due anni duri nei quali però non ho mai perso la fiducia nella Giustizia», le prime parole di Pasquali uscendo dall’aula accompagnato dal suo avvocato Nicola Cittadini. Il sindaco, visibilmente emozionato, ha detto di essere «soddisfatto» e ha parlato di «due anni vissuti con tensione». Il 15 maggio Pasquali è stato confermato sindaco: «I cittadini di Passignano hanno avuto fiducia in me».

L’accusa Secondo la Procura di Perugia il 42enne, attualmente al secondo mandato, ha indotto «in errore il Comune di Passignano». Nelle carte del pm si parla di «artifici e raggiri consistiti nello stipulare il 2 gennaio 2020 un contratto fittizio fi lavoro con il gruppo del Partito democratico presso il Consiglio regionale dell’Umbria e/o comunque senza effettivamente svolgere alcuna attività di lavoro e nell’ottenere appena un mese dopo l’aspettativa, giustificata dalla necessità di svolgere il mandato di sindaco del Comune di Passignano sul Trasimeno», «Incarico che perà – prosegue il procuratore Raffaele Cantone – già rivestiva dall’11 giugno 2018». Nella ricostruzione accusatoria Pasquali «induceva in errore il Comune che, sul presupposto di un instaurato ed effettivo rapporto di lavoro, provvedeva, in conseguenza dell’aspettativa riconosciuta, al versamento degli oneri assistenziali e previdenziali pari a 454 euro per ogni mese e a 871 euro per il mese di dicembre e si procurava l’ingiusto profitto pari alla maturazione dei diritti previdenziali conseguenti il versamento dei contributi con danno per il Comune costituito dai medesimi contributi».

La difesa L’avvocato Nicola Cittadini che difende il sindaco e ha chiesto al giudice di emettere una «sentenza di non luogo a procedere», nei mesi scorsi aveva depositato una memoria in cui si poteva leggere che il contratto di lavoro di Pasquali in Consiglio regionale era part-time e che i rapporti di collaborazione erano iniziati nel marzo 2012. «Il lavoro di cui si discute non richiedeva l’obbligo di presenza all’interno degli uffici consiliari – sottolinea il legale -. La richiesta di aspettativa del Pasquali, elemento dirimente, non presentava ‘irregolarità né formali né sostanziali, risultando quindi conforme alla normativa vigente’, come ricordato dalla Polizia giudiziaria». Considerazioni «sufficienti a escludere la presenza di elementi di responsabilità dell’indagato». La difesa chiede al giudice di emettere una «sentenza di non luogo a procedere».

Questo contenuto è libero e gratuito per tutti ma è stato realizzato anche grazie al contributo di chi ci ha sostenuti perché crede in una informazione accurata al servizio della nostra comunità. Se puoi fai la tua parte. Sostienici

Accettiamo pagamenti tramite carta di credito o Bonifico SEPA. Per donare inserisci l’importo, clicca il bottone Dona, scegli una modalità di pagamento e completa la procedura fornendo i dati richiesti.