di Ivano Porfiri
L’Umbria non è sul podio delle regioni per numero di reati rapportati alla popolazione, ma lo è su quello della paura. Lo rivela l’ultimo dossier Istat, nella sua sezione dedicata a ‘Giustizia, criminalità e sicurezza’, secondo cui il 34,3 per cento delle famiglie umbre nel 2014 hanno dichiarato «a rischio criminalità» la zona in cui abitano. Si tratta della cosiddetta “sicurezza percepita” che spesso non coincide con i dati reali sui crimini ma è un indice comunque importante nella lettura di una società. In questa statistica, risultano superiori solo Lombardia (37,2 per cento) e Lazio (36,2). Per dare un parametro, in Campania si dichiarano a rischio criminalità il 33,3 per cento delle famiglie, in Sicilia e Calabria siamo sotto al 25.
Reati effettivi denunciati Andando a vedere la tabella dei reati denunciati, riferiti all’anno 2013, l’Umbria si attesta al settimo posto assoluto tra le regioni, comunque sotto alla media nazionale e anche a quella delle regioni del Centro con 4.319 ogni 100 mila abitanti (tra le regioni dell’Italia di Mezzo solo le Marche ne hanno di meno). Va detto anche qui che stranamente tutte le regioni del Sud presentano valori molto bassi con una media di 3.851 reati ogni 100 mila abitanti.
Delitti Nel dettaglio dei reati, si scopre che quell’anno in Umbria sono stati denunciati 8 omicidi volontari, 18 tentati omicidi, 951 lesioni dolose, 85 violenze sessuali, 39 casi di sfruttamento della prostituzione, 19.352 furti, 329 rapine, 90 estorsioni, 1.826 frodi informatiche, 293 casi di ricettazione, 569 violazioni alle normative sugli stupefacenti.
Punito uno su cinque Interessante è andare a vedere per quanti delitti si è trovato un autore o presunto tale da processare. Ebbene, su 58.123 delitti denunciati, solo in 11.481 casi (11.077 persone di cui il 29,9 per cento stranieri) è iniziata l’azione penale nei confronti del presunto autore, contro 9.598 casi nei quali si era individuato un presunto responsabile ma sono stati archiviati e ben 37.044 che risultano con autore ignoto.
Carcere e misure alternative Infine i detenuti. Nel 2014 erano 1.404 (indice di affollamento del 106,8 per cento quindi oltre la soglia di capienza teorica), di cui solo il 3 per cento donne. Del totale, stranieri erano 409, tossicodipendenti 210. Cosidetti “lavoranti” ovvero con un’occupazione in carcere 392. Condannati sottoposti a misure alternative risultavano 243, di cui 156 in affidamento in prova, 10 in semilibertà, 54 ai domiciliari e 23 tra libertà vigilata, libertà controllata e semidetenzione.